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Errore medico: sette chirurghi su dieci lo comunicano solo se ci sono conseguenze


Cinque camici verdi su dieci ritengono sia giusto chiedere scusa. Otto non riescono a dimenticare quello che è successo. Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) presentati nel corso del loro XXX congresso nazionale che ha nominato alla presidenza Luigi Presenti.

30 MAG - Il 57,8 dei chirurghi che incorrono in un evento avverso è convinto che vada comunicato quando ci sono delle conseguenze. Mentre il 31,8% ritiene che l’errore se avvenuto va comunicato sempre. Il 51,4% dei camici verdi ammette difficoltà di informare il paziente dell’evento avverso e la stragrande maggioranza (83,2%) ritiene di doverlo fare non appena il paziente è in grado di apprendere la notizia.
È quanto emerso da un’indagine condotta dall’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) e da Ceref, il centro ricerca e formazione su 704 chirurghi presentata durante il XXX congresso nazionale che si è svolto a Colli del Tronto, e  a conclusione del quale è stato eletto alla presidenza Luigi Presenti, direttore della chirurgia dell’ospedale di Olbia.
Dall’indagine è emerso che per cinque camici verdi su dieci (51 %), in caso di evento avverso, è giusto porgere le scuse al paziente. E il 64% pensa che se si esprime rincrescimento, il paziente può considerare di non chiedere il risarcimento dei danni. Certo, chi commette un errore non riesce a dimenticarlo: è così per l’80% dei chirurghi.
Ma chi deve comunicare l’errore? Il 41,1%, ritiene che questo compito spetti a chi è incorso nell'evento avverso. Ma non manca chi delega questa responsabilità al direttore dell’unità operativa (37,5%). Solo il 17% ritiene che debba essere compito del medico che ha in cura il paziente. Il 35,7% dei chirurghi, poi, preferisce la presenza anche di un altro membro dell’equipe all’atto della comunicazione dell’evento avverso.
Soprattutto i chirurghi sono convinti che parlare, comunicare con il paziente può, a volte, limitare il contenzioso medico-legale. Per questo uno dei temi centrali del XXX congresso Acoi è stato il dialogo, non solo tra medico e paziente, ma anche tra gli stessi chirurghi. “Non abbiamo individuato ancora delle soluzioni su qual è il modo migliore di comunicare – spiega Stefano Bartoli, tesoriere Acoi – ma abbiamo aperto dei capitoli di riflessione ed evidenziato gli errori più comuni. Nei corsi di medicina all’università sarebbero auspicabili corsi di formazione o informazione sulla comunicazione”.
Luigi Presenti è il nuovo presidente dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) direttore della chirurgia dell’ospedale di Olbia. “Sarà un triennio all’insegna della continuità del lavoro svolto dalle precedenti presidenze – ha dichiarato –Sarà importante anche rafforzare le relazioni con le istituzioni, per proporre modelli organizzativi nuovi. In un momento di crisi economica, sarebbe un errore imperdonabile penalizzare l’innovazione e la ricerca. Anche il cittadino non vuole rinunciare alle possibilità offerte dall’innovazione, in un paese come l’Italia, che di questo ha sempre fatto il suo punto di forza”.

30 maggio 2011
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