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Manifestazione del 27 ottobre. C’ero, come medico e come donna

di Annarita Frullini

27 OTT - Gentile direttore,
ho manifestato a Roma per esprimere indignazione perché hanno svilito e azzerato le mie identità… da molti anni mi definisco donna madre medico. Come donna mi sento, con l’occupazione femminile che ha smesso di crescere e il divario di genere che aumenta, centrifugata fuori dalla storia.

Come madre, come genitori siamo passati dall’essere fornitori di welfare ad essere soggetti
che garantiscono banco alimentare e prime necessità o se possibile un vero mantenimento a
ragazzi privi di speranze e progettualità.

Ma quello che più mi indigna è il vedere svilita una professione a suo tempo scelta per passione..….
Perché le misure politiche in genere, ma soprattutto queste misure politiche pensate da tecnici chiamati a salvare il paese, sono state varate senza confronto e senza consenso.
Qualche partito politico ha fatto sentire la sua voce, ma senza capire bene quanto sia essenziale il diritto alla cura e il diritto a curare.

Noi medici abbiamo imparato da tempo che senza adesione al progetto terapeutico il progetto stesso rischia di naufragare…
Abbiamo imparato ad ascoltare le ragioni degli altri, a motivare e mediare. Abbiamo imparato a praticare una cura organizzativa e gestionale, che presta attenzione alla relazione e alle ricadute delle proprie azioni.

Certo non sempre, non tutti …ma moltissimi si, se il nostro SSN è riconosciuto come un sistema che costando poco produce buoni risultati. La nostra sanità è una sanità globalmente affidabile e le nostre aspettative di vita sono fra le migliori in Europa.
Sappiamo quando il modello paternalistico nella relazione medico paziente sia stato definitivamente abbandonato e sappiamo come sia essenziale motivare, sostenere confrontarci con una leadership meno verticale e dirigistica …
Tutto ciò sembra essere ignorato da questo governo di tecnici che appare in molte occasioni scollato rispetto alla realtà da governare. A tecnici che pensano di sapere quello che sia bene per tutti si può solo opporre l'evidenza del proprio disagio.
Ci ritroviamo inascoltati e sottovalutati nelle nostre esperienze professionali e di vita. Ci ritroviamo insieme con altri professionisti e insieme ad altre persone di cui conosciamo storie di vita e celate difficoltà.
È sempre più frequente oggi sentire persone che rinviano diagnosi e terapia dicendo: “se questa sanità cura solo i malati gravi aspettiamo, quando sarò malato grave verrò preso in carico dal sistema. Ora ben poca prevenzione è possibile.”
Il valore della sanità non può essere parametrato su rendimenti economici e occorre lavorare, con obiettivi che abbiano connotazioni diverse rispetto ad altri comparti economici.
La Corte dei Conti tuona inascoltata contro il danno dei semplici tagli lineari ma il governo non abbandona schemi centralistici e non punta su una flessibilità capace di inventare nuovi modelli.

E’ frequente oggi avere bisogni e domanda maggiori delle risorse disponibili, ma in nessun caso il diritto alla cura può essere un optional.
Non è lontano il tempo in cui il diritto era percepito come risposta ai propri bisogni e ai bisogni corrispondevano altrettanti diritti: oggi occorre trovare un equilibrio per mantenere una sanità equa e solidale tra miglioramenti di salute e costi di tali miglioramenti.
L’economia è una scienza sociale che deve massimizzare il benessere della collettività: deve individuare come spendere meglio come eliminare gli sprechi non come spendere meno ...

Vi possono essere dettagli sofisticati nei programmi di questo governo che sfuggono ai più (come l’aumento dell’Iva per favorire la bilancia delle esportazioni) ma queste formule poco cambiano la sostanza delle cose.
Vi sono paesi che sperimentano forme realmente innovative di politica fiscale. Negli Emirati Arabi Uniti hanno adottato zero tasse sulle persone, e imposte solo sulle cose. Hanno azzerato la nostra Irpef e finanziano lo Stato solo con le imposte sui consumi e sui beni registrati.
Potrebbe funzionare anche da noi? Vanno pensate misure concettualmente alternative, e senza perdersi nel lusso di discussioni infinite, vanno sperimentate e declinate in politiche pratiche.
Sarò alla manifestazione del 27 ottobre a Roma, con tutta la mia indignazione, perché credo che la voce dei medici sia degna di ascolto e credo che solo un ascolto reciproco possa generare uno Stato in cui valga la pena di continuare a vivere e lavorare.
Annarita Frullini
Medico
 

27 ottobre 2012
© Riproduzione riservata

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