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Nelle cronicità è carente l’assistenza psicologica

di David Lazzari

06 LUG - Gentile Direttore,
il Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità 2019 di Cittadinanzattiva fa luce sulla voce ed i bisogni degli utenti del Sistema: si tratta di quelle famose “persone” di cui tanto si parla sventolando l’obiettivo di porle “al centro del sistema di cura”.
 
Poco tempo fa, commentando le belle parole del Presidente Mattarella, sottolineavo che il mondo sanitario vede della salute e della malattia quasi solo gli aspetti biologici e perciò il suo sguardo è centrato sui quelli livelli, dove però non esistono “persone” ma solo organi e organismi.
 
E questo nonostante la ricerca scientifica abbia mostrato il ruolo della soggettività psichica in tutti gli aspetti della vita e quindi nella salute, nella malattia e nelle cure, l’interdipendenza tra biologia, psicologia e contesto di vita. E la ricerca economica ci dice che quando si riesce ad agire sulla psicologia oltre che sulla biologia i costi cambiano perché siamo in grado di motivare, di fare alleanza, di far leva sulle risorse dei nostri utenti e dei loro caregivers. Archimede sosteneva che con adeguato punto di appoggio si poteva sollevare il mondo: non pretendiamo questo però per curare persone e non solamente corpi il punto d’appoggio psicologico è fondamentale.
 
Lo dimostra appunto il Rapporto di Cittadinanzattiva. La seconda voce delle criticità nella attuazione del Piano Nazionale della Cronicità da parte delle Regioni è la mancanza della componente psicologica nella rete assistenziale (62,8%), nella gestione del dolore compare ugualmente come seconda criticità (59%), nella assistenza domiciliare la mancanza della figura della Psicologo è al 4° posto tra le criticità (58.8%) e così via.
 
Se l’assistenza psicologica fosse una canzone avrebbe scalato la hit parade di ciò che manca. Questa carenza nella programmazione regionale fa si che le spese per gli interventi psicologici siano ai primi posti tra quelle pagate di tasca propria dai cittadini utenti, nonostante che il 64,8% delle associazioni che hanno partecipato alla rilevazione dichiarino di finanziare direttamente l’assistenza psicologica per colmare, almeno in parte, il vuoto del pubblico.
 
Eppure il Piano Nazionale recepisce in pieno il ruolo della componente psicologica nella rete pubblica a supporto della cronicità e lo fa non certo per buonismo ma per fondate e documentate esigenze di sviluppo dell’efficacia e dell’efficienza. La Psicologia non è la ciliegina sulla torta ma un ingrediente essenziale se davvero la torta è destinata alle persone e non solo ai loro apparati digerenti.
E non si cerchino scuse economiche per giustificare questi ritardi e queste mancanze: agire sulle persone fa risparmiare le persone stesse e tutto il sistema, che è poi uno dei motivi per cui il Piano punta a questo cambiamento di livello. Il problema è soprattutto di cultura: e i cittadini sembrano essere molto più avanti.
 
David Lazzari
Presidente Ordine Psicologi Umbria, Esecutivo CNOP

06 luglio 2019
© Riproduzione riservata

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