Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Sabato 20 APRILE 2024
Lettere al direttore
segui quotidianosanita.it

È meglio un “buon” medico  o un medico “buono”?

di Antonio Panti

17 SET - Gentile Direttore,
giorni fa è apparsa su QS una discussione tra due colleghe, Ornella Mancin e Liuva Capezzani, a proposito della relazione tra medico e paziente e dei diritti e dei doveri di ognuno. Mi sembrano assai più convincenti le risposte della collega Capezzani ma non per questo scrivo.
 
Vorrei invece mettere in relazione l'antichissima questione del rapporto medico-paziente con l'articolo assai documentato di Grazia Labate "Amazon alla conquista del mercato sanitario", pubblicato il 7 settembre scorso sempre su QS.
 
Con una premessa linguistica. Va di moda parlare di esigente, di arché, di dottor google, di autore, al posto di "medico e paziente", una serie di filosofemi stravaganti. Il medico tutti lo chiamano dottore e il paziente è un cittadino che il Codice Deontologico definisce "persona". Medici e pazienti sono persone e tutti lo sanno, persone con i loro pregi e difetti, gioie e amarezze, speranze e delusioni, insomma esseri umani; questo facilita il compito e ci fa scendere dall'empireo della metafisica alla realtà quotidiana. Infine il medico ha diritti e doveri, il cittadino lo stesso, ma quando ci si ammala si tende a enfatizzare i diritti e attenuare i doveri; è umano e difficile evitarlo.
 
Ma torniamo all'articolo della Labate che ci mette in guardia contro l'intraprendenza di Amazon e di altri colossi dell'informatica ansiosi di conquistare il mercato sanitario; l'invecchiamento della popolazione aumenta costantemente la domanda di salute e l'innovazione in sanità ha costi incrementali perché non migliora i processi produttivi, se mai li complica. Un mercato sempre più appetibile per i colossi finanziari.
 
Le vie d'accesso dell'ICT al mercato sanitario sono molteplici; tra queste sembrano più interessanti la sorveglianza e la terapia a distanza (life logger e telemonitoraggio), le app diagnostiche per pazienti e medici utilizzando la I.A., la health care self service che vorrebbe sopperire ai tanti disagi dei pazienti diminuendo i costi di intermediazione.
 
E' chiaro che l'attuale organizzazione del servizio non consente simili soluzioni di sistema che già esistono come spot casuali. Da un lato occorre che i grandi capitali e le aziende informatiche decidano di entrare nel mercato, dall'altro la costruzione di una vera infrastruttura informatica. Ma quando ciò avvenga quali saranno le conseguenze sul mercato della salute e sull'organizzazione dei servizi medici nonché sulla unicità del rapporto tra medico e paziente? 
 
Non v’ha dubbio che la relazione tra medico e malato è il fondamento concreto della medicina da quando questa esiste, forse dall'età della pietra. Nel tempo è aumentata (e ora raggiunge l'acme) la tensione tra individuo e collettività, tra esigenze del singolo paziente e interesse della comunità, tra promozione della salute e diritto alla cura. Nel tempo al binomio medico-paziente si sono aggiunti altri interlocutori. La scienza e la tecnologia hanno fatto si che la medicina raggiungesse successi impensabili al prezzo di trasformarsi da solitaria professione liberale a impresa grandiosa e complessissima.
 
La medicina oggi si attua all'interno di percorsi diagnostico terapeutici assistenziali di grande complicatezza che esigono il lavoro congiunto di moltissimi professionisti di diverse discipline e specialità. Questi percorsi, veri e propri processi produttivi, si svolgono all'interno di enormi strutture operative (così dobbiamo immaginare una ASL), dalla prevenzione alla cura, dal medico di famiglia all'ospedale, ai servizi a tutto quanto è necessario e ciò è possibile grazie a ingentissimi finanziamenti, in genere oltre il 10% del PIL delle nazioni.
 
Gli interlocutori di quest'opera grandiosa di tutela della salute sono quindi non solo il medico e i pazienti (ciascuno portatori di interessi diversi e non sempre concordi) ma gli amministratori, i gestori e i produttori di servizi e strumenti: dal cotone idrofilo alle mega sale operatorie ai farmaci più sofisticati tutto è prodotto da aziende private il cui capitale di rischio vuole remunerazione. 
 
Con il corollario che, a fronte dei costi di un paziente cronico, oncologico o dializzato o chirurgico, gli oneri dei servizi sono tali da rendere "disuguale" non solo chi ha basso reddito ma i cosiddetti benestanti. In pratica il sevizio sanitario nazionale crea uguaglianza di fronte alla malattia per tutto il popolo italiano; forse solo il 2% può sopportarne i costi senza intaccare il proprio tenore di vita.
 
La relazione tra medico e paziente rappresenta sempre l'anello che tiene la catena degli eventi sanitari, ma non è più il solo punto di riferimento. Nella sanità moderna esiste fatalmente una negoziazione tra medici, pazienti, amministratori e gestori, infine con i produttori di beni, tutti portatori di interessi, a volte ragionevoli talora al limite del lecito, ma che sono sul tavolo e non possono essere ignorati.
 
Centrare la "questione medica" e il disagio dei medici sul solo rapporto col paziente, anche se le distorsioni ricadono spesso su questo a causa del meccanismo psicologico per cui litighiamo in casa quando siamo irritati del lavoro, è una mistificazione, una semplificazione illusoria che distoglie dalla realtà dei fatti con i quali dobbiamo convivere. I medici potrebbero fornire loro le idee per una migliore organizzazione del servizio senza dare alibi alla politica.
 
Conclusione. Il rapporto tra medico e paziente è sempre stato difficile e ora lo è di più per il frapporsi della tecnologia. E' giusto miglioralo. Ma la celebre questione se sia meglio un buon medico o un medico buono è una trappola perché un buon medico (che sa e sa fare) non può essere altro che un medico "buono" cioè attento al contesto del paziente, al suo vissuto, alla sua emotività. Altrimenti la sua sapienza sarebbe inutile. Tuttavia la medicina è una faccenda assai complessa e complicata e bisogna osservarla con occhi nuovi, senza distopie o utopie, ma con realismo.
 
Antonio Panti

17 settembre 2019
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Lettere al direttore

lettere al direttore
ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy