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I Vicerè della Medicina di Base

di Enzo Bozza

18 OTT - Gentile Direttore,
infuria la polemica tra convenzionalisti e dipendentisti per la medicina di base. Modalità emergenza è un aspetto tipicamente italiano della governance politica: si sono accorti di una medicina del territorio arretrata e obsoleta solo per effetto covid. In realtà, il problema si trascina da 40 anni. Ma tant’è, se i nodi non arrivano al pettine, è difficile avere un parrucchiere che curi la chioma prima che arrivino i nodi.
 
Il nostro è un paese in cronica e costante emergenza e in cronica e costante campagna elettorale, i problemi restano sui tavoli ministeriali, più inclini all’archeologia che al pragmatismo, perchè noi amiamo la storia, una storia che non insegna mai per mancanza di allievi. Tra gli allievi mancati ci mettiamo anche gli intransigenti del rapporto di convenzione come gli esponenti del maggior sindacato medico la FIMMG, secondo i quali, il medico di base deve rimanere libero professionista, convenzionato, pagato a prestazione e tanto flessibile da assomigliare ad una escort che si paga per quel che serve e all’alba sparisce con buona coscienza di tutti.
 
Qual è il profilo del convenzionalista FIMMG?: medico attempato in vista della pensione, teorico del si è fatto sempre così, perché cambiare? Assoluto coltivatore del proprio orticello e sicuro cultore dei privilegi che la medicina di base comporta, così malamente organizzata, tanto da favorire spesso fantasiose letture giornalistiche su guadagni mirabolanti ma che rispecchiano purtoppo la percezione della medicina del territorio come disimpegnata, assente e superpagata.
 
Così ci vedono spesso i giornalisti. Non sarà un po’ colpa di quell’ostinato orticello della FIMMG? I giovani medici che si affacciano alla pratica della medicina di base hanno ben altra scorza: vogliono una scuola di formazione in medicina generale di tipo universitario, come in ogni altro paese europeo. Vogliono un contratto di lavoro che li riconosca strutturati in una unità operativa del territorio con un sicuro riferimento organizzativo a livello di Distretto Sanitario di Base, con organigramma operativo, ferie e malattia.
 
Con buona pace della FIMMG, siamo ancora, dopo 40 anni, l’unica categoria lavorativa che non ha ferie né malattia riconosciuti e remunerate. E’ verissimo che siamo una presenza capillare sul territorio, ed è verissimo che la nostra forza è nella relazione profonda e prolungata che stabiliamo con i nostri assistiti, ma il punto critico rimane l’estrema disomogeneità della nostra presenza e la mancanza di ogni direttiva tecnico-istituzionale: ognuno fa per se e come può e, anche come vuole: se il territorio può diventare un campo di battaglia come accaduto per il covid è assurdo combattere con un esercito preso in affitto e pagato un tanto al chilo.
 
Ci si aspetterebbe un servizio sanitario nazionale strutturato, coerente ed efficiente, in ospedale come sul territorio e come ottenere tutto ciò con un esercito di medici sul territorio senza né capo, né coda? Ai fondamentalisti talebani del si è fatto sempre così, sfugge il criterio salvifico dei cambiamenti, quelli necessari per non restare abitanti delle palafitte. Ragionando secondo gli attempati dal capello bianco e dal cervello annebbiato dalla nostalgia, avremmo ancora il medico condotto in visita a cavallo. Se Panorama ci descrive assenti, pelandroni e strapagati, forse è giunto il momento della Riforma coraggiosa al passo con i nostri tempi. Al passo con il coraggio e l’entusiasmo dei giovani medici. Quanto Gattopardo alberga nei cuori della FIMMG
 
Enzo Bozza
Medico di base
Vodo di Cadore


18 ottobre 2021
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