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QS Edizioni - venerdì 19 aprile 2024

Governo e Parlamento

Esclusiva. Droga. Intervista a Giovanni Serpelloni. Dopo la sentenza della Corte, fuori dal carcere 10mila detenuti per droga? “Una panzana clamorosa”

di Cesare Fassari
immagine 13 febbraio - Il giorno dopo la decisione della Corte Costituzionale che ha cassato la Fini-Giovanardi, parla il Capo dipartimento delle politiche antidroga di Palazzo Chigi. Sentenza ineccepibile, ma le conseguenze non sono quelle che hanno raccontato i giornali. Con la legge bocciata, meno persone in galera per droga e più possibilità di pene alternative per i tossicodipendenti. Il divieto alla cannabis resta ed è un bene
La sentenza della Corte Costituzionale che ieri ha bocciato la Fini-Giovanardi riporta la normativa sulle droghe alla normativa della Jervolino-Vassalli come modificata dal referendum del 1993.
 
Tutto qui? Di fatto sì. Ma con quali conseguenze? A leggere i commenti alla notizia la cosa più eclatante sarebbe la prossima scarcerazione di 10mila detenuti per droga che tornerebbero in libertà con l’abolizione della Fini-Giovanardi. Ma è veramente così? E poi cosa accadrà per le tabelle in regime di Fini-Giovanardi che negli anni hanno ampliato ad altre sostanze l’applicazione delle norme anti-droga? E poi, è vero che adesso fumarsi uno spinello non è più un reato?
 
Di tutto questo abbiamo parlato in questa intervista esclusiva con Giovanni Serpelloni, Capo dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
 
Dottor Serpelloni, cosa cambia con questa sentenza?
Mi faccia dire subito, a scanso di equivoci, che sul giudizio della Corte, relativamente alla non appropriatezza del metodo legislativo usato, sono d’accordo. Non si possono inserire norme su una materia specifica di quella portata, in questo caso la droga, nell’ambito di un provvedimento che parla di tutt’altro esponendosi poi a rischi di non costituzionalità. Su questo, che è il nocciolo della motivazione alla base della sentenza così come comunicato nella nota di ieri dei giudici costituzionali, non ci possono essere dubbi (anche se questo dovrebbe valere per chissà quali altre norme in vigore nel nostro ordinamento…). Ma tornando alla sua domanda le dico che, in sostanza, fermo restando che dovremo aspettare che si concluda l’iter procedurale con il deposito della sentenza, il risultato della decisione della Corte porta al ripristino delle norme preesistenti e cioè quelle fissate dalla legge Jervolino-Vassalli. In pratica si torna ai precedenti termini di detenzione per lo spaccio di cannabis e affini che vanno dai due ai quattro anni, contro il limite dei sei anni della Fini-Giovanardi e che potevano arrivare anche a 20 anni in caso di aggravanti particolari.
 
Tutto qui?
Non proprio. Il vero problema è vedere cosa accade per le tabelle ministeriali sulle sostanza che teoricamente dovrebbero anch’esse tornare indietro a quelle antecedenti alla Fini-Giovanardi. Ma su questo, al momento, non vi sono certezze, tant’è che al Ministero della Salute, che ho contattato ieri sera, c’è molto disorientamento. Non solo sulle tabelle, ma anche riguardo a molte altre disposizioni decretate dal 2006 in poi. Ad esempio sulle nuove sostanze sintetiche inserite in questi anni e sulla base delle quali sono stati anche arrestati spacciatori. Ma non basta. Con la Jervolino-Vassalli, il limite massimo per poter usufruire di percorsi alternativi in comunità per i tossicodipendenti in carcere era di una condanna a quattro anni. Con la Fini-Giovanardi il limite è stato portato a sei anni. Che succederà a quelli che stanno in comunità con una pena superiore ai quattro anni? Devono tornare in carcere?
 
Ma se si parla al contrario di almeno 10 mila detenuti per droga che, grazie alla sentenza, lasceranno il carcere…
Sono vere e proprie panzane. Quando andremo a verificare i dati si scoprirà l’insussistenza di questa affermazione. Pensi che nel 2005, ultimo anno della Jervolino-Vassalli, secondo i dati del Ministero della Giustizia, c’erano 25 mila detenuti per droga. Nel 2012, dopo sei anni di applicazione della Fini-Giovanardi, siamo a 21 mila. Quindi addirittura di meno rispetto all’ultimo anno della Jervolino-Vassalli.  E tutti per reato di spaccio. Non c’è nessuno in galera perché ha “usato” sostanze stupefacenti. Sono tutti o trafficanti o spacciatori o coltivatori o produttori. Per questo non vedo come si possa parlare di uscita di 10 mila detenuti. A meno che non si pensi che per metà di costoro siano stati commessi clamorosi errori giudiziari!
 
In ogni caso, una cosa è spacciare un paio di dosi, un’altra quantità importanti. Non pensa?
Che ci sia poca flessibilità normativa tra chi spaccia dosi minime e chi ne vende centinaia è vero. Ma non dimentichiamo che il giudice ha amplissimi margini di discrezionalità in proposito e li usa correntemente, caso per caso, per tener conto delle differenze di modalità e di contesto. In galera, le assicuro, non ci va il consumatore o il piccolissimo spacciatore. A differenza di quanto accade in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Norvegia, in Svezia, in Grecia dove c’è l’arresto anche per il solo consumo di droga, di qualsiasi tipo. Per questo le dico che la Fini-Giovanardi è una normativa avanzatissima sul piano penale. Altro che legge repressiva tout court. Reprime e punisce lo spaccio, questo sì, e lo fa con pene più severe della precedente normativa. Questo è forse un male?
 
Insomma, secondo lei adesso con il ritorno alla Jervolino-Vassalli, andrà peggio.
Su un punto certamente sì. Quello della tutela della salute per i tossicodipendenti. Fino a ieri, come le ho detto, il tossicodipendente condannato per spaccio poteva usufruire della pena alternativa nei servizi di recupero fino a una condanna a sei anni, oggi solo a quattro anni. Quindi, tornando alle uscite dal carcere, non si può escludere addirittura che qualcuno di questi dovrà tornarci. Altro che uscite facili. E poi sfatiamo il mito alimentato dagli antiproibizionisti secondo il quale con la Fini-Giovanardi è cresciuto il consumo di droga. I dati mostrano esattamente il contrario, tranne per la cannabis. E questo perché ormai si sta diffondendo il messaggio pericolosissimo che la cannabis fa addirittura bene!
 
Anche il calo dei consumi è merito della Fini-Giovanardi?
No. Non c’è nessuna legge al mondo che possa far variare i comportamenti umani al punto tale di condizionare il trend di uso di sostanze. Ma da qui a imputare alla legge addirittura la crescita dei consumi, che tra l’altro non c’è stata, ce ne passa.
 
Un altro messaggio che in qualche modo si sta veicolando dopo la sentenza è che adesso, di fatto, l’uso personale di cannabis o il piccolo spaccio sono leciti. E’ così?
Questa è un’altra favola. Si stanno dando delle valenze a questa sentenza che vanno ben oltre il pronunciamento della Corte che, di fatto, ha bocciato la modalità con cui è stata modificata la Jervolino-Vassalli. Punto. Senza entrare nel merito della normativa. Parlare di liberalizzazione de facto come qualcuno sta facendo è, oltre che falso, anche molto pericoloso perché si dà un messaggio estremamente fuorviante alla collettività.
 
Ma insomma droghe leggere e pesanti dovrebbero restare uguali ai fini della legge?
Ma di quali droghe leggere parliamo? Della cannabis? Ma lo sa che oggi la quantità di principio attivo della cannabis è passata dal 5% degli anni ‘70/’80, al 50/55% e arriva fino all’88% negli estrattivi come l’olio di hashish? Non esistono droghe leggere. Senza contare poi che la cannabis, e parlo di questa cannabis super potente, è spacciata soprattutto tra i giovani e i giovanissimi che la usano senza sapere il rischio che corrono.
 
La domanda sembra banale, ma gliela faccio lo stesso. La cannabis fa male, d’accordo. E cosa dire allora di alcol e tabacco?
Che fanno malissimo anch’essi. Ma siccome sono legali, allora vogliamo autorizzare anche la cannabis? Vogliamo il tanto peggio, tanto meglio?
Al contrario, dobbiamo incentivare la consapevolezza del danno dal fumo di tabacco e dall’abuso di alcol e tenere la barra ferma nel far capire ai nostri giovani che anche la cannabis fa male e continuare per questo a vietarne assolutamente l’uso.
 
Cesare Fassari
13 febbraio 2014
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