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Psichiatria. Efficacia ed efficienza dell’Intervento Psicoeducativo di Gruppo: il bilancio delle esperienze nazionali a Campobasso

Il 20 e 21 ottobre è stato organizzato un confronto scientifico tra 16 reparti che in diverse regioni italiane hanno usato lo stesso approccio. I risultati più convincenti si sono ottenuti a Campobasso dove l'intervento è stato applicato con regolarità dal 2002 e ha contribuito a migliorare la continuità assistenziale ospedale-territorio e il filtro "territoriale" riducendo l'accesso al pronto soccorso e quasi azzerando gli interventi notturni e domicialiari

16 OTT - Il 20 e 21 ottobre è stato organizzato un evento scientifico per un confronto tra 16 reparti che in diverse regioni italiane (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Trentino e Veneto) hanno usato lo stesso approccio basato su un manuale giunto alla terza edizione (1).
 
L'intervento è stato originariamente messo appunto al San Filippo Neri di Roma da due psicologi e successivamente strutturato come processualità dall'équipe di Campobasso. E’ l’unico approccio effettuato in numerosi reparti italiani con la stessa metodologia descritta in un manuale operativo; in diversi studi condotti ad Arezzo, Campobasso, Foggia, L'Aquila e Roma, pubblicati su riviste nazionali ed internazionali, sono stati dimostrati esiti importanti tra i quali: riduzione di allontanamenti non concordati dal reparto, diminuzione delle contenzioni, miglioramento rapido della sintomatologia, riduzione delle riammissioni anche con Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), aumentata soddisfazione dei ricoverati e miglioramento dell'atmosfera di reparto.
 
Non esiste altro intervento ospedaliero che abbia una così corposa documentazione per quanto riguarda tutti gli indicatori rilevati in diversi servizi italiani che sia costantemente citato in letteratura internazionale, in occidente come in oriente. Questo approccio è presente nella reading list di servizi inglesi (Birmingham and Solihull MHS), del Beck-Institute di New York, ed è l'unico italiano ad essere stato citato nell'ultima edizione del manuale specialistico internazionale per i trattamenti di gruppo dei pazienti ospedalizzati (Edmond & Ramussen (2), 2012).
 
I risultati più convincenti si sono ottenuti a Campobasso dove l'intervento è stato applicato con regolarità dal 2002 e ha contribuito, con le stesse metodologie di intervento psicoeducativo applicate sul territorio, a migliorare la continuità assistenziale ospedale-territorio e il filtro "territoriale " degli utenti riducendone l'accesso al pronto soccorso (come riportato nel report ministeriale del sistema informativo), ad azzerare quasi gli interventi notturni domiciliari, a diminuire in modo progressivo i posti letto, i ricoveri, le riammissioni e i Tso. Ad esempio, il contatto territoriale entro i 15 giorni dalla dimissione ospedaliera a Campobasso è molto alto (66% quello regionale, fonte ministeriale, al terzo posto nella graduatoria nazionale).
 
L'accesso al PS Ospedaliero di persone con Disturbo mentale che saltano il filtro territoriale è tra i più bassi d'Italia. Il tasso dei TSO per la zona di Campobasso è tra i più bassi; negli ultimi 5 anni un trend dello 0.6 per 10,000 abitanti. Le riammissioni entro l'anno sono significativamente più basse. Il minor ricorso ai ricoveri è testimoniato dalla riduzione dei posti letto da 15 per 133,000 abitanti nel 2000, agli attuali 5 per 124,000, dai 49 TSO di quell'epoca agli 8 attuali, dai 500 ricoveri a 160 (120 nel 2017 fino ad oggi). Nei tre grafici si possono notare dal 2002 la riduzione progressiva di ricoveri, di Tso e di riammissioni.
 
L’efficacia di questa tipologia di intervento è sostenuta dal dato significativo anche nel confronto intra-regionale. Infatti il tasso di ricovero nazionale è 2 per 1.000, sovrapponibile a quello del Molise, ma per il bacino di utenza di Campobasso è 1,2. Va enfatizzato inoltre che il tasso dei dimessi riflette davvero i pazienti ricoverati, non alterato dai cosiddetti ricoveri presso i Centri di Salute Mentale aperti 24/24 ore presenti presso alcuni DSM, ricoveri che non rientrano nei flussi informativi delle SDO; inoltre in Molise non vi sono strutture accreditate per ricoveri in psichiatria.
 
Il dato comune a tutti i reparti italiani che adottano questo approccio è l’alta soddisfazione per l'intervento che modifica la natura della relazione paziente-operatore così come la valutazione dell'atmosfera di reparto, ritenuto un altro importante indicatore di "processo" per un reparto di psichiatria. Un ulteriore vantaggio di questo approccio è il poter essere effettuato da operatori di diversa tipologia professionale: medico, infermiere, tecnico della riabilitazione psichiatrica o psicologo. Per tutti questi motivi 25 relatori provenienti da Arezzo, Bari, Bergamo, Cagliari, Campobasso, Fano, Ferrara, Foggia, Gallarate, Imola, Mestre, Napoli, Nocera Inferiore, Roma, Salerno, Saronno, Trento, Treviso e Venezia, hanno deciso di confrontarsi sull’efficacia e sui vantaggi, ma anche su quei fattori che ne ostacolano la diffusione; quindi uno degli obiettivi è consolidare un network nazionale.
 
Al confronto partecipano diversi Direttori di Dipartimento (Angelozzi, Bellomo, Corrivetti, Di Munzio, Natali) e Ordinari di Psichiatria (Bellomo, Bertolino, Carpiniello, Grassi, Roncone) che hanno già effettuato delle ricerche o che intendono promuoverle. Seguirà un dibattito istituzionale a cura di ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità (Gigantesco) e dell'Agenas (Braga), del Presidente della Società Italiana di Psichiatria (Carpiniello), del Presidente del Coordinamento dei reparti italiani (Bondi); le conclusioni sono a cura del Direttore Generale Area Salute della Regione Molise (Gallo). L'introduzione è a cura del Direttore Generale dell'Azienda Sanitaria della Regione Molise (Sosto) e del Presidente dell’Ordine dei Medici (De Vincenzo).
 

 

 


Dr. Franco Veltro, Direttore CSM Campobasso, ASReM;
Dr. G. Sosto, Direttore Generale ASReM;
Dr.ssa L. Gallo, Direttore Generale Area Salute, Regione Molise

 
 
1. Vendittelli N., Veltro F. et al. (2015). L’Intervento Cognitivo-Comportamentale di Gruppo nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura”. Edi-Ermes, Milano.
2. Emond S & Rasmussen B. (2012). The status of psychiatric inpatient group therapy: past, present and future. Social work with Group, 35, 68-91.

16 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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