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Fnopo: “Decisione incomprensibile”


03 DIC - “Siamo a dir poco sgomente da quanto avvenuto all’assessore regionale alla Sanità dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi. Siamo di fronte a una decisione che non solo riteniamo per nulla condivisibile ma soprattutto pensiamo dipenda da motivazioni politiche più che con il mancato rispetto di norme deontologiche della professione medica – commentano così le componenti del Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO) la notizia della radiazione del dottor Sergio Venturi, ormai ex assessore regionale alla Sanità in Emilia Romagna -. La radiazione di Venturi svela un sintomo cronicizzato di una malattia che colpisce da anni il nostro sistema sul quale il Legislatore e il Ministero della Salute hanno il dovere di intervenire. Diversamente, se dovesse continuare questo nulla di fatto che si trascina da anni ormai, la malattia rischia di diventare incurabile”.
 
“Quanto accaduto – spiegano ancora i vertici FNOPO – hanno reso evidente l’urgenza di attuare serie riforme che rivedano il comparto sanità, che siano concertate e il più possibile condivise. Non è più possibile pensare, ancora oggi, a un sistema in cui 22 professioni sanitarie siano messe da parte e continuino a essere trattate e gestite come delle “cenerentole”. Il nostro sistema sanitario può vantare il contributo di professionisti altamente formati e specializzati che sono di costante e quotidiano supporto ai medici nella prevenzione, promozione e cura di tutti i cittadini, senza distinzione di genere, di età, di estrazione sociale e di provenienza. Le ultime due leggi che riguardano la sanità e in particolare le professioni sanitarie, la n. 24/2017 e la n. 3/2018, dimostrano come non si debba più perdere tempo e che è arrivato il momento di fare un salto di qualità riconoscendo a ciascuno la propria specificità, professionalità e competenza. Senza che questo sia visto come una indebita intromissione nell’operato dell’altro. E questo, non solo per rispetto di chi lavora quotidianamente in ospedali, strutture pubbliche – private, ambulatori, mezzi di pronto soccorso ma anche a garanzia proprio dei cittadini e della loro salute”.
 
“Se così non si farà, se ancora si perderà tempo, - concludono le rappresentanti delle 22mila ostetriche italiane - il rischio è che le tensioni e le incomprensioni diventino talmente tante ed esasperate che ci potrebbero essere scenari perfino peggiori dell’odierna radiazione”.     

03 dicembre 2018
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