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Corte dei conti: “La sanità tiene. Ma è vittima del debito pubblico che costa il 78% della spesa"


Nonostante i 900 mln di risorse in meno nel 2012 il disavanzo sta rientrando. Ma “il rischio viene da altre ‘falle’ dei bilanci regionali”. E poi anche sulla sanità incombono gli interessi sul debito pubblico che ci costano quasi come l'intera spesa sanitaria. La Relazione (Vol. 1-2-3) sulla gestione finanziaria delle Regioni 2011-2012. IL CAPITOLO SANITÀ.

07 AGO - I conti della sanità, nonostante i tagli, migliorano. Ma i problemi sono ancora molti e non tutti dipendono proprio dal comparto. È quanto emerge dalla Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni 2011-2012 della Corte dei conti nel capitolo riguardante la sanità.

Ma se il giudizio è positivo in merito al rientro dai disavanzi la Relazione evidenzia come via siano ancora problemi nella rilevazione dei conti, soprattutto degli Enti sanitari, ma soprattutto un fenomeno alquanto preoccupante: “Le criticità finanziarie che vanno emergendo con maggiore chiarezza, in alcune Regioni sembrano, piuttosto, conseguenti ai problemi della restante gestione regionale”. Ma la Corte entra più nel merito e sottolinea come “ciò che sembra emergere con maggiore chiarezza anche dagli esiti delle verifiche del Tavolo tecnico per i piani di rientro, è che spesso i bilanci regionali si giovino delle risorse destinate alla sanità per far fronte ad esigenze di liquidità in altri settori”. Certo, la Corte ricorda in ogni caso come le statistiche OCSE per l’anno 2011 indicano che in Italia la spesa sanitaria pubblica, in termini sia pro capite, sia di incidenza complessiva sul PIL, è inferiore a quella di altri paesi europei. Dal confronto, emerge che il sistema sanitario italiano, pur contraddistinto, in singole realtà territoriali, da margini di inefficienza ancora da recuperare, è un sistema nel complesso non eccessivamente costoso, il cui problema è il quadro della finanza pubblica, condizionato da un pesante onere per il servizio del debito che, nel 2012, è stato pari a 86,7 miliardi, ovvero pari al 78 per cento dell'intera spesa sanitaria per quell’anno.
 
Ma vediamo nello specifico l’analisi delle criticità del settore che fa la Corte mentre rimandiamo agli approfondimenti per gli indicatori numerici.
Il comparto sanitario resta il settore di competenza regionale di maggior rilievo, con circa il 77 per cento della spesa corrente complessiva delle Regioni. La Corte evidenzia come vi siano ancora delle criticità relative alla rilevazione dei conti mentre per quanto riguarda l’armonizzazione dei bilanci pubblici, relativamente al settore della sanità regionale, sottolinea come il decreto sulla materia “è entrato in vigore con l’esercizio 2012, ma, a parte le prevedibili problematiche relative all’andata a regime delle novità, sconta il disallineamento temporale con l’applicazione del decreto ai bilanci generali delle Regioni, attualmente prevista a partire dal 2014, dopo una sperimentazione alla quale partecipano solo quattro Regioni.
 
“Il settore – evidenzia la Corte -  ha subito gli effetti della crisi economica internazionale che ha coinvolto l’Italia, con un consistente taglio (900 milioni) sulle risorse previste per il 2012 (d.l.95/2012). Ciò ha influito anche sulla determinazione del Fondo Sanitario Nazionale e del suo riparto. Solo a fine dicembre 2012, infatti, è intervenuta la delibera CIPE, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 26 aprile 2013”.
 
Ma nonostante le “persistenti criticità dei servizi sanitari regionali, particolarmente gravi in alcune Regioni sottoposte a piano di rientro, complessivamente il sistema sanitario – grazie agli efficaci meccanismi di monitoraggio e di verifica previsti dal Patto per la salute – sta rientrando dei disavanzi pregressi”.
 
Le risorse per la sanità vanno a coprire altre “falle”. Trasferimento fondi a Enti Ssn procede a singhiozzo e i tempi di pagamento dei fornitori si allungano
E poi si sottolinea un aspetto interessante: “Le criticità finanziarie che vanno emergendo con maggiore chiarezza, in alcune Regioni sembrano, piuttosto, conseguenti ai problemi della restante gestione regionale. Emblematico è il caso della Regione Siciliana, che lo scorso anno si è trovata in profonda crisi finanziaria che ha causato anche rilevanti conseguenze politiche, con la fine anticipata della legislatura, pur avendo quasi portato a termine il percorso di rientro dal disavanzo sanitario”.
 
Ma la Corte entra più nel merito e sottolinea come “ciò che sembra emergere con maggiore chiarezza anche dagli esiti delle verifiche del Tavolo tecnico per i piani di rientro, è che spesso i bilanci regionali si giovino delle risorse destinate alla sanità per far fronte ad esigenze di liquidità in altri settori”.

“In questo modo gli enti sanitari – spiega la relazione - , a loro volta, sono in difficoltà a far fronte ai pagamenti ai fornitori, in quanto i crediti verso le Regioni contribuiscono all’equilibrio economico-patrimoniale, ma non si traducono in trasferimenti effettivi di somme”.
In questa prospettiva trovano spiegazione i fenomeni riscontrati: la Regione Piemonte ha “cancellato” dal bilancio quasi 900 milioni di  euro dovuti ai propri enti del Servizio sanitario; similmente si è registrato per la Regione Puglia un disallineamento tra crediti Servizio sanitario regionale e residui passivi del bilancio regionale pari a 292 milioni, che si configura come una distrazione di risorse di competenza del SSR; la Regione Molise ha distratto circa 19 milioni di euro a valere sulla fiscalità destinata al SSR per il pagamento delle rate del prestito trentennale contratto con il MEF; diffusi sono i ritardi nel trasferimento delle quote di FSN agli enti, trattenute invece nei bilanci regionali, evidenziati nelle verifiche sui piani di rientro, ma sintomaticamente desumibili anche dalle somme pagate a titolo di interessi per ritardato pagamento dagli enti di Regioni non in piano di rientro.

Il pericolo di questa situazione è ben esemplificato dal documento. “In questo modo si corre il rischio che gli sforzi che si stanno compiendo per riportare in sicurezza i conti della sanità e per raggiungere un effettivo governo di questo delicato settore, recuperando efficienza contabile e operativa, senza compromettere il livello delle prestazioni essenziali, possa essere messo in crisi da altre “falle” dei bilanci regionali. Falle che possono innescare un meccanismo perverso per il quale la “deviazione” delle risorse destinate alla sanità pubblica regionale ad altre finalità continua a tenere in crisi quest’ambito, senza che altri problemi strutturali della restante gestione regionale riescano a trovare un’effettiva soluzione”.

La Corte nella sua relazione richiama l’attenzione sul fatto che “l’autonomia riconosciuta alle Regioni deve essere posta al servizio dei cittadini. Il conseguimento dei risultati, in termini di servizi resi, ha come presupposto il buon governo dei conti pubblici, in primis attraverso la trasparenza e la leggibilità dei conti stessi”.

Sulla gestione dei disavanzi la Corte manifesta un giudizio positivo ma c’è ancora molto da fare. “Se molto è stato fatto, con consistenti riduzioni delle passività, ancora molto è da fare, come emerge dagli esiti delle attività del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e del Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali. Nei servizi sanitari regionali, soprattutto in alcune realtà territoriali, vi sono ancora ampi spazi per il recupero di efficienza, per la riduzione di sprechi, per la razionalizzazione complessiva del sistema. Occorre, pertanto, perseverare nel percorso di risanamento, ed evitare che altre cause di criticità si aggiungano a quelle già in atto”.
 
“Tutti devono dare risposte positive ai cittadini”
Va rammentato, d’altro canto, che il risanamento passa anche per un maggiore sforzo richiesto ai cittadini, che pagano i risultati della pregressa inefficienza in termini di incremento delle aliquote di imposta e delle partecipazione alla spesa sanitaria. E già si affacciano ipotesi di revisione del sistema dei ticket. É doveroso, dunque, che tutti gli attori di questo settore, sia a livello politico, sia a livello amministrativo, operino per dare una risposta positiva anche a questi sacrifici imposti ai contribuenti e fruitori del Servizio sanitario.
 
 
L.F.

07 agosto 2013
© Riproduzione riservata

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