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Liguria. Infermieri in intramoenia allargata per garantire la continuità assistenziale


Lo prevede una proposta di legge approvata dalla commissione Salute del Consiglio regionale che autorizza il personale sanitario non medico a svolgere la libera professione singolarmente anziché in équipe a supporto del medico. L'attività potrà essere esercitata nell’azienda in cui il professionista lavora o in intramoenia allargata.

12 MAR - Riorganizzare l'attività svolta da infermieri, ostetriche e tecnici sanitari e della prevenzione che operano nelle strutture pubbliche per favorire lo sviluppo delle professionalità e garantire al contempo la continuità assistenziale fra ospedale e domicilio. È questo l’obiettivo della legge approvata il 10 marzo scorso, a larghissima maggioranza, dalla Commissione Salute e Sicurezza sociale del Consiglio regionale della Liguria.

Il provvedimento è il frutto dell'unificazione di due proposte di legge (una presentata da Ezio Chiesa del Gruppo misto-Liguria Viva, l’altra presentata da Valter Ferrando, del Pd, e altri consiglieri di maggioranza) e riguarda circa 20 mila operatori del settore sanitario in Liguria tra infermieri professionali, ostetriche, tecnici sanitari (che operano in laboratori di analisi e servizi di radiologia), tecnici di riabilitazione e prevenzione.

Il testo unificato, che verrà iscritto all'ordine del giorno di una delle prossime sedute del Consiglio regionale, autorizza il personale sanitario non medico a svolgere attività libero professionale singolarmente: attualmente tale attività può essere svolta solo in équipe a supporto del medico. Questa modifica consente, quindi, di assicurare continuità assistenziale fra ospedale, territorio e domicilio. L'attività libero professionale potrà essere esercitata nella stessa azienda sanitaria in cui il professionista presta la propria opera oppure in regime di intramoenia allargata e dovrà essere regolamentata e autorizzata dall'azienda stessa.

Entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge, la giunta regionale dovrà emanare, attraverso una direttiva, le linee guida a cui dovranno attenersi le aziende sanitarie per redigere l'elenco di chi intende svolgere l'attività libero professionale e organizzare il servizio. Entro i 120 giorni successivi, le Asl dovranno adeguarsi alle nuove norme.

Si tratta, ha commentato il presidente della Commissione Valter Ferrando, di una legge “molto attesa da migliaia di operatori di un settore strategico della sanità. Il testo unificato dà uniformità e continuità all'assistenza, rispondendo alle necessità manifestate in più occasioni e in più sedi sia dalle organizzazioni di categoria sia dalle associazioni che si occupano di tutela del malato. Una volta approvata dal Consiglio regionale, questa legge consentirà al paziente, sia in ospedale che a domicilio, un'assistenza più snella, efficace e, contemporaneamente, fornita da personale altamente qualificato che già opera nella struttura pubblica. Sicuramente – ha proseguito Ferrando, che è anche medico chirurgo e lavora da quasi trent'anni al San Martino-Ist di Genova - l'esperienza maturata nella professione mi ha aiutato a intercettare meglio le esigenze di una sanità che ponga il malato al centro di ogni attività in ospedale, sul territorio e in famiglia e questa legge rappresenta un importante contributo in questa direzione”.

Secondo il presidente della Commissione Salute e Sicurezza sociale il testo di legge è anche “il dovuto riconoscimento a tanti professionisti che lavorano con impegno in un ambiente sempre più complesso e difficile. Questa legge gli consentirà di poter esprimere al meglio la propria professionalità avendo anche qualche miglioramento economico, visti i ripetuti blocchi dei rinnovi contrattuali introdotti dalla Spending review”.
 

12 marzo 2014
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