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Lombardia. “Presa in carico del paziente a 360°, potenziamento del territorio e progettazione degli ospedali del 3° millennio. Ecco la nostra rivoluzione in sanità”. Intervista a Giulio Gallera

di Giovanni Rodriquez

Accorpamenti, maggiore integrazione tra ospedale e territorio, presa in carico delle cronicità, ma anche investimenti in tecnologie, nuovi macchinari ed edilizia sanitaria. Così l'assessore al welfare, respingendo le critiche alla riforma sanitaria, getta lo sguardo in avanti anticipando le nuove sfide: "Già oggi lavoriamo alla alla realizzazione degli ospedali del 3° millennio per rispondere alle nuove esigenze di salute. Vogliamo confermarci come Regione all'avanguardia, anche in sanità".

03 LUG - "Siamo impegnati in una vera e propria rivoluzione del modello sanitario". Così l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, inizia quest'intervista nella quale ci spiega la filosofia alla base della riforma sanitaria lombarda. Accorpamenti, maggiore integrazione tra ospedale e territorio, presa in carico delle cronicità, ma anche investimenti in tecnologie, nuovi macchinari ed edilizia sanitaria. "Perché noi oggi - spiega l'assessore - puntiamo alla realizzazione degli ospedali del 3° millennio per rispondere alle nuove esigenze di salute".
 
Assessore Gallera, nei giorni scorsi sulle pagine di Quotidiano Sanità, l'Anaao Lombardia ha duramente attaccato la riforma sanitaria regionale concentrando le crtiche sugli accorpamenti, visti più come un'operazione di tagli e risparmi che come una vera riorganizzazione. Come risponde?
Credo si sia trattato di critiche davvero troppo dure e, mi permetto di dire, ingiustificate. Proprio chi lavora sul campo in questo settore dovrebbe capire e apprezzare l'importante lavoro che stiamo facendo. Quella che abbiamo messo in campo è una vera rivoluzione del modello sanitario. La legge 23 si muove, principalmente, su un paradigma: il passaggio dal curare al "prendersi cura" dei pazienti. Abbandonare dunque una visione ospedalocentrica in favore di una maggiore presenza ed integrazione con il territorio. Questo per far fronte ad uno dei problemi più seri che la sanità deve, e dovrà sempre più affrontare nel prossimo futuro: quello della cronicità.
 
Una sfida che rischia di minare la stessa sostenibilità del Ssn.
È vero, il problema delle cronicità mette in cristi l'intero Sistema sanitario nazionale, crea disagi ai pazienti, genera spesso una dispersione di risorse, contribuisce a gonfiare sempre più le liste d'attesa e a creare situazioni di caos nei Pronto Soccorso. Per questo puntiamo ad andare incontro alle esigenze di queste persone intercettandone i bisogni direttamente sul territorio, senza lasciare tutto il peso sulle spalle dei medici di medicina generale. Gli stessi accorpamenti muovono da questa filosofia.
 
Si spieghi meglio.
Con la riforma abbiamo trasformato le 15 ASL in 8 ATS (Agenzie di tutela della salute) con funzioni di gestione, programmazione e controllo, oltre che di supervisione sulla continuità delle cure ai malati cronici e gravi. Sono state poi disegnate 27 ASST (Aziende socio sanitarie territoriali) con il compito di erogare prestazioni sanitarie e socio sanitarie. Queste ultime garantiranno le prestazioni e le cure territoriali in sinergia con gli ospedali che confluiscono nelle Aziende stesse. L'obiettivo è così, come dicevo prima, quello di passare dalla cura del paziente al "prendersi cura" con continuità del paziente, anche a domicilio. Questo lavoro in sinergia con il territorio porta un sensibile miglioramento qualitativo dell'assistenza, ad esempio, abbiamo avuto degli ottimi riscontri dal collegamento tra i consultori e le neonatologie. Il paziente che prima arrivava in Pronto Soccorso per poi essere dimesso, con questa interdipendenza tra ospedali, e grazie al lavoro in sinergia con il territorio, ora può essere seguito in maniera migliore lungo tutto il suo percorso assistenziale. 
 
Tra le altre accuse che sono state mosse c'è anche quella di aver chiuso alcuni cosiddetti piccoli ospedali spacciando le chiusure per riconversione. 
Non è assolutamente vero, da noi non c'è stata nessuna chiusura. Abbiamo riconvertito la rete ospedaliera dando una nuova vocazione a quei presidi ospedalieri a bassa intensità di cura con il servizio di prossimità. In questo modo abbiamo evitato la logica della chiusura tout court. Quando si parla di queste cose si deve sempre tenere a mente che la sanità regionale si muove in un quadro di regole ben precise dettate a livello nazionale. Ci sono dei criteri di riduzione dei costi ed altri 'paletti' da dover rispettare. Noi abbiamo preferito muoverci attraverso una riforma complessiva del modello sanitario di riferimento per generare risparmi, senza intaccare la qualità del servizio, evitando così chiusure e licenziamenti.
 
Questo il quadro attuale della situazione, e per il futuro cosa dovremo aspettarci?
Regione Lombardia ha investito 300 milioni di euro in edilizia sanitaria, nuove apparecchiature ed informatizzazione per mantenere alto il livello dell'assistenza. Vogliamo continuare a caratterizzarci come un modello sanitario all'avanguardia. Per questo ci stiamo già interrogando sugli ospedali del terzo millennio. Siamo inoltre al lavoro per unire strutture che distano tra loro pochi chilometri, come per l'ospedale unico Busto-Gallarate. La logica alla base delle nuove realizzazioni di questi e dei futuri ospedali in Lombardia non sarà più quella di sostituire un presidio con uno nuovo, ma quella di migliorare e concentrare l’organizzazione sanitaria in un’unica struttura sfruttando gli attuali presidi a funzioni più orientate al territorio. Da qui si apre la grande tematica su come cotruire queste nuove strutture, e pensare dunque a quali future esigenze dovranno rispondere. Sono tematiche di grande interesse e rilevanza alle quali stiamo dando molta attenzione. Abbiamo da poco presentato il nuovo Policlinico di Stefano Boeri, un edificio avveniristico, la cui costruzione dovrebbe essere conclusa per il 2022. La struttura sarà composta da due blocchi di 7 piani, uniti da uno centrale di tre piani sul quale sarà realizzato il più grande giardino terapeutico pensile del mondo. Insomma, posso dire che la Regione è in prima fila per l'ammodernamento delle strutture. Siamo una Regione all'avanguardia, anche nella sanità, cosa che evidentemente non comprende chi muove critiche che sembrano avere uno sguardo sempre rivolto al passato.
 
Giovanni Rodriquez

03 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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