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Campania. Ticket, abolita la quota ricetta regionale. Manovra da 10 milioni di euro per i non esenti

di Ettore Mautone

Lo sconto si applica sulle prestazioni il cui costo complessivo è inferiore a 56,15 euro. L’obiettivo è riportare nel solco del Servizio sanitario regionale indagini ed esami specialistici finora più convenienti se acquistate dai cittadini out of pocket.

15 GEN - Abolita in Campania la quota fissa del ticket regionale di 10 euro a ricetta per le prestazioni ambulatoriali (visite specialistiche, analisi di laboratorio, indagini diagnostiche come radiografie, ecografie, doppler, ecc.). Lo sconto si applica per le prestazioni il cui costo complessivo abbia un valore inferiore a 56,15 euro. Il provvedimento è stato assunto con un decreto ad hoc firmato alla fine dello scorso anno dal commissario per la Sanità regionale Vincenzo De Luca (decreto n. 78 del 28 dicembre scorso).
 
Il Governatore mantiene dunque le promesse annunciate nel discorso di fine anno in Consiglio regionale. Alla vigilia della campagna elettorale per le elezioni politiche De Luca inoltre conduce in porto una manovra, dal costo tutto sommato sostenibile (circa 10 milioni di euro) che non è invece riuscita al Governo centrale nonostante i ripetuti tentativi condotti sul filo di lana della fine della legislatura. Tentativi naufragati sullo scoglio della mancanza di copertura finanziaria.  

L’obiettivo di De Luca è chiaro: dirottare a carico del Servizio sanitario regionale tutta una serie di prestazioni finora pagate direttamente, di tasca propria, dai cittadini che trovavano più conveniente ricorrere al regime privatistico in quanto l’esborso risultava inferiore o uguale a quello che sarebbero stati costretti a pagare conteggiando tutti i ticket. Una forma di compartecipazione alla spesa che finora aveva funzionato da disincentivo a richiedere alcune prestazioni e indagini a carico del Servizio sanitario regionale. Ogni prestazione è infatti pagata per intero fino al tetto massimo di 36,15 euro con l’aggiunta di 10 euro di quota fissa per ricetta di competenza nazionale cui si aggiungevano altri 10 euro di quota regionale che portavano a 56,15 euro l’esborso finale per i cittadini.
 
Sotto tale soglia i 10 euro regionali sono stati aboliti. Un vantaggio di cui godranno esclusivamente i cittadini non esenti, in quanto gli altri (già esenti) già erano esclusi da tale maggiorazione. Per poliambulatori e gabinetti specialistici, dove si effettuano tali esami, non cambia invece nulla tranne i tempi di riscossione dalle Asl del corrispettivo dell’esame o visita effettuata. Il costo finale della prestazione resta infatti identico. Le Asl incasseranno dunque una parte di tale spesa con i ticket residui (che continueranno a essere a carico dei cittadini, ossia il valore della prestazione fino a 36,15 euro e i 10 euro  a ricetta di competenza nazionale)  mentre l’altra quota ricetta, di 10 euro, sarà abolita e messa a carico delle casse della Regione.  

Nessuna novità invece riguardo ai 2 euro a ricetta che i cittadini pagano sulle prescrizioni dei farmaci. Resta in piedi, a carico del cittadino, anche la differenza di costo tra il farmaco generico (a basso prezzo) e quello che ha un brand più noto e a brevetto scaduto che non si sia allineato alla media del minor costo.

Intanto la Regione e la Struttura commissariale lavorano con gli organi di Federfarma per una riforma complessiva dei Cup (Centri unici di prenotazione). L’obiettivo è allargare le funzioni del canale di prenotazione di visite, esami e ricoveri in farmacia. Attualmente l’utilizzo di tale modalità costa alle tasche dei cittadini 2 euro a prenotazione. Dati ancora preliminari (stabiliti con certezza solo a Napoli 1 dove sono state conteggiare nell’ultimo anno circa 500 mila prestazioni) limiterebbero a pochi milioni di euro l’eventuale abolizione di tale esborso per gli assistiti.
 
Come contropartita si potrebbero però potenziare i Cup nelle farmacie deputandoli ad assorbire in via esclusiva tale funzione sottraendola alle Asl e agli ospedali così a liberare diverse decine di unità di personale, soprattutto infermieristiche, (di cui c’è grave penuria), attualmente impiegate in attività amministrative, restituendole alle funzioni assistenziali cui sono state finora sottratte. Il nuovo modello di Cup dovrebbe integrare anche le attività di screening di popolazione per le principali patologie tumorali proponendo a ciascun soggetto assistito collocato nelle fasce di età arruolabili di effettuare visite ed esami per la disgnosi precoce dei tumori della mammella, utero polmone, colon retto, e melanoma definendo così ad esempio, per le donne da 40 a 64 anni un percorso agevolato verso la mammografia in regime di esenzione dal ticket. Un sistema che a partire dal prossimo marzo dovrebbe essere pronto ai nastri di partenza.
 
Ettore Mautone

15 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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