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Caso Avastin/Lucentis. Omceo Roma: “Avevamo lanciato allarme già dal 2012. Siamo rimasti inascoltati”


Il presidente dei medici capitolini Lala ricorda come "l’Ordine avesse già sollevato ripetutamente dubbi e perplessità" sull’utilizzo del farmaco Lucentis invece dell’Avastin, informando tutti i soggetti istituzionali interessati: la direzione dell’AIFA, la Regione Lazio e le direzioni di tutte le ASL e degli ospedali della Capitale. "Indagini verifichino anche questo aspetto"

11 MAR - “Già nel 2012 la Commissione Patologie Oculari dell’Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma aveva sollevato ripetutamente dubbi e perplessità sull’utilizzo del farmaco Lucentis invece dell’Avastin (prodotti rispettivamente dalla Novartis e dalla Roche), informando tutti i soggetti istituzionali interessati: la direzione dell’AIFA, la Regione Lazio e le direzioni di tutte le ASL e degli ospedali della Capitale”. È quanto si legge in un comunicato stampa in cui si specifica come “con una serie di note il Coordinatore della Commissione Patologie Oculari, Romolo Appolloni, aveva evidenziato sia le perplessità circa l’effettiva maggiore efficacia del Lucentis rispetto ad Avastin, nonché il notevole incremento dei costi che l'esclusivo utilizzo di Lucentis avrebbe comportato. La Commissione aveva ripetutamente chiesto delucidazioni, interventi normativi e incontri per risolvere la questione”.
 
Già nella prima nota del 10 ottobre 2012, la Commissione dell’Ordine capitolino aveva calcolato che nella Regione Lazio erano stati eseguiti più di 20mila trattamenti con Avastin, con una spesa complessiva per questo farmaco calcolata in 400mila euro; trattamenti che se eseguiti con il Lucentis avrebbero comportato invece una spesa di circa 24 milioni di euro. Contestualmente aveva segnalato che nei pazienti trattati con l’Avastin non si erano registrati eventi avversi e che la letteratura scientifica non aveva evidenziato differenze statisticamente significative tra i due farmaci in merito ad efficacia e sicurezza.
 
La Commissione aveva chiesto dunque chiarimenti e dettagli sugli eventi avversi che invece avevano portato l'AIFA a disporre l'esclusione dell'uso intravitreale di Avastin. Chiarimenti indispensabili perché questa esclusione creava un vuoto terapeutico importante, imponendo come uso esclusivo il Lucentis indicato - ma non ancora rimborsabile dal SSN - per diverse patologie e divideva i pazienti in due categorie: quelli che potevano sostenere il costo e pagarsi la terapia e quelli di impossibilitati a farlo. A tale proposito, la stessa Commissione aveva avvertito che le disposizioni dell'AIFA “mettono gli oculisti di tutti gli ospedali del Lazio in condizioni drammatiche e stanno lasciando un numero elevato di pazienti nella condizione di non poter essere trattati”.
(segue)
 
La Commissione dell’Ordine di Roma ricorda che la stessa AIFA ha risposto alle sue richieste ribadendo l'effettiva pericolosità dell'utilizzo dell'Avastin e la necessità di utilizzare un farmaco con indicazione precisa, ma di fatto non ha proposto nessuna soluzione per garantire il trattamento dei pazienti ai quali erano state interrotte le cure.
Le perplessità avanzate dall’Ordine riguardo gli incrementi di spesa sono state invece risolte da parte dell'AIFA contrattando il prezzo del farmaco Lucentis con la Casa farmaceutica e portandolo da 1300 euro a fiala (prezzo pagato fino a pochi mesi fa) a 700 euro a fiala (prezzo in ogni caso notevolmente superiore rispetto a quello dell'Avastin).
 
In merito alla vicenda il presidente dei medici della Capitale, Roberto Lala, dichiara: “Il nostro Ordine che, lo ricordo, è un organo ausiliario dello Stato posto a tutela dei cittadini e della salute collettiva, ha lanciato l’allarme tempestivamente per evitare che numerosi pazienti rimanessero senza le cure adeguate e ha sollevato i primi seri dubbi sull’imposizione del costoso Lucentis al posto dell’Avastin senza evidenze scientifiche e cliniche che la giustificassero. Un caso oggi sfociato in un gravissimo scandalo e oggetto di inchiesta. Purtroppo le nostre richieste di soluzioni in merito e di incontri tecnici con le istituzioni preposte sono rimaste inascoltate: ritengo – conclude Lala – che l’inchiesta in atto dovrebbe fare luce anche su questo aspetto”.

11 marzo 2014
© Riproduzione riservata

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