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Oncologia. Pinto (Aiom): “Con 1 centesimo a sigaretta 720 milioni l’anno per terapie innovative”


Gli italiani vivi dopo un cancro sono aumentati del 20% dal 2010 e nel nostro Paese si guarisce più che in Europa. Il Presidente dell'AIOM rilancia la proposta di un fondo nazionale per l'oncologia, ricavato con 1 centesimo di accise a sigaretta, da cui si ricaverebbero 720 milioni all'anno da destinarsi a terapie innovative. Consenso all'iniziativa da AIFA ai clinici, dai rappresentati delle Istituzioni a quelli dei pazienti

09 MAR - In cinque anni gli italiani che vivono dopo un tumore sono aumentati di circa il 20%: da 2 milioni e mezzo nel 2010 a circa 3 milioni nel 2015. Ad opinione dell'AIOM Per rafforzare questo trend positivo è urgente trovare nuovi fondi dedicati espressamente alle terapie innovative che permettono di combattere il cancro con maggiore efficacia.
 
“Recuperando 1 centesimo a sigaretta potremmo avere un fondo di circa 720 milioni di euro l’anno – spiega Carmine Pinto, Presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) –, vale a dire una cifra che inizia ad avere un senso in un contesto nazionale dove la spesa per farmaci anti-cancro ospedalieri (3.899 milioni di euro) continua ad aumentare: nel 2014 è cresciuta del 9,6% rispetto al 2013 e nei prossimi anni aumenterà a un ritmo difficilmente sostenibile con le risorse messe a disposizione delle Regioni”.
 
 “Il Fondo Nazionale per l’Oncologia – aggiunge il Presidente AIOM – può essere uno strumento di equità sociale, garantendo uguali diritti di cura e di accesso ai farmaci innovativi in tutte le Regioni del nostro Paese, nell’ambito di una gestione della spesa farmaceutica basata sulla partecipazione e la condivisione di più attori: i Ministeri della Salute e dell’Economia, le Regioni e l’AIFA”.
 
Nello stesso tempo la proposta del Fondo Nazionale per l’Oncologia raccoglie consensi trasversali, da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ai clinici, dai rappresentati delle Istituzioni a quelli dei pazienti. Proprio su richiesta di un gruppo di Associazioni di pazienti guidate da Salute Donna Onlus, l’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro” ha già presentato un emendamento al Decreto Milleproroghe che ha come finalità proprio l’istituzione di un fondo per i farmaci innovativi in oncologia.
 
“La missione originaria del Servizio Sanitario Nazionale di fornire i servizi in maniera equa e sostenibile rischia oggi di essere snaturata – afferma Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna Onlus -. La pressione esercitata sul sistema in termini di riduzione dei costi ha già provocato effetti pesanti sulla disponibilità delle cure e sono cresciute le preoccupazioni per la salvaguardia dei principi dell’appropriatezza terapeutica e dell’equità. Per noi pazienti l’accesso all’innovazione è essenziale per la nostra sopravvivenza”.
 
“I malati di cancro sono persone a rischio povertà – conclude Elisabetta Iannelli, Segretario Generale FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) -. Per le famiglie dei malati, la diagnosi di tumore vuol dire anche meno redditi e più costi. A questa condizione si aggiungono le difficoltà nell’accesso alle nuove molecole. AIOM e FAVO hanno documentato la disparità territoriale nell’accesso ai farmaci oncologici che in molte Regioni arrivano al letto del malato dopo 600 giorni dall’autorizzazione all’immissione in commercio, ma che in alcuni casi hanno tardato addirittura tre anni (VII Rapporto 2015 dell'Osservatorio sulla condizione assistenziale del malato oncologico FAVO-Censis). Tale ritardo equivale alla negazione del diritto alla cura o alla vita. I rallentamenti causati ai vari livelli, dall’AIFA alle Commissioni regionali, locali ed aziendali, rappresentano vere e proprie forme di razionamento dei nuovi farmaci innovativi e salvavita. Poiché simili ritardi si verificano anche a livello dei paesi EU, su iniziativa delle associazioni europee dei malati di cancro (ECPC), il Parlamento Europeo ha ufficialmente avviato un processo di riforma dell’iter di approvazione e commercializzazione dei farmaci innovativi. L’iter prevede che sia l’EMA (European Medicines Agency) a dare un’unica valutazione della relative effectiveness (valore aggiunto che i farmaci innovativi apportano ai malati rispetto alle medicine già disponibili) a cui dovranno far riferimento i procedimenti di approvazione nazionali”.
 
Lorenzo Proia

09 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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