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L’influenza si può battere sul tempo. Grazie a Internet

di Laura Berardi

Per tracciare il contagio da influenza, oltre alle statistiche ufficiali, si possono usare anche i dati registrati da strumenti come Google Flu Trends. Ottenendo dati corretti, ma in minor tempo. Secondo i ricercatori questo metodo dovrà essere affiancato a quelli tradizionali

18 GEN - L’uso di strumenti come Google Flu Trends, uno strumento ideato dalla società americana che usa come indicatori dell'attività influenzale i termini di ricerca sull’argomento, potrebbe essere utile per tracciare la diffusione della sindrome influenzale. Uno studio pubblicato su Clinical Infectious Diseases dimostra infatti che si può monitorare la diffusione del contagio tramite l’analisi dei traffico di ricerca che riguarda il tema dell’influenza. Il metodo farebbe addirittura risparmiare tempo, perché offrirebbe un quadro simile a quello che si ottiene con le statistiche ufficiali, ma in tempi molto più brevi.

A dirlo sono i ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine, che hanno osservato i dati registrati dal software online di Google da indirizzi IP collocati sul territorio intorno alla città di Baltimora da gennaio 2009 a ottobre 2010, controllando poi quanti ricoveri d’emergenza per influenza o patologie simili venissero effettuati nei reparti del Johns Hopkins Hospital. Scoprendo che i due set di dati erano in buona correlazione.
“Chiaramente i dati ottenuti da Google Flu Trends non sono accurati al 100 per cento e non possono rimpiazzare le rilevazioni ottenute dagli altri metodi di sorveglianza tradizionali”, ha spiegato Andrea Dugas, che ha condotto la ricerca. “Possono però essere aggiunti a questi, in modo da avere più strumenti a nostra disposizione”. I dati delle statistiche ufficiali che derivano dai dati dei ricoveri in ospedale, dai test di laboratorio e da altre rilevazioni cliniche, impiegano spesso qualche settimana ad essere diramati, arrivando solo quando il picco influenzale o epidemico è ormai superato.
Al contrario, i dati informali offerti dalla rete sono fruibili in tempo quasi reale, e sicuramente su scala giornaliera. Inoltre, hanno l’utile caratteristica di poter essere facilmente ristretti a regioni geografiche, periodi temporali o consultati in base a numerosi parametri.

Lo studio sembrerebbe essere il primo nel suo genere, per quanto riguarda l’influenza. E internet potrebbe diventare uno strumento molto utile nelle mani dei medici. “Un sistema di sorveglianza che integra i metodi di monitoraggio tradizionali con le nuove tecnologie potrebbe essere sfruttato moltissimo”, ha spiegato Richard Rothman, ricercatore della Johns Hopkins. “Ad esempio potremmo sviluppare un sistema in grado di avvertirci non appena i dati registrati dal software superano una certa soglia, in modo che per noi sia possibile riconoscere lo scoppio di un’epidemia influenzale sul nascere”.

Laura Berardi

18 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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