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Coronavirus. Aifa invita alla prudenza su uso clorochina e idrossiclorochina: “Ci sono rischi di cardiotossicità”


L'Agenzia Italiana del Farmaco richiama l'attenzione degli operatori sanitari sull'uso appropriato di clorochina e idrossiclorochina nell'impiego per la terapia dei pazienti affetti da Coronavirus dopo la segnalazione di casi di cardiotossicità, con particolare riguardo al prolungamento dell’intervallo QT, osservati durante l’utilizzo nella terapia dei pazienti affetti da COVID-19 a livello mondiale. LE INDICAZIONI

01 APR - “Sono stati riportati recentemente casi di cardiotossicità, con particolare riguardo al prolungamento dell’intervallo QT, un effetto avverso noto per questa categoria di medicinali, osservati durante l’utilizzo nella terapia dei pazienti affetti da COVID-19 a livello mondiale”. A rilevarlo è l’Agenzia del farmaco che per questa ragione, prima della prescrizione, richiama “l’attenzione ad una attenta valutazione del paziente, in particolare nei casi di disturbi della conduzione cardiaca, la carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (favismo) o la presenza di altre terapie concomitanti”.
 
A tal fine è stata pubblicata una nota informativa in cui sono riportate le informazioni di sicurezza e le principali interazione farmacologiche.
 
L’Aifa ricorda che la “clorochina e l'idrossiclorochina, sono medicinali autorizzati fin dalla seconda metà del XX secolo come antimalarici, ma attualmente sono utilizzati principalmente nel trattamento di malattie autoimmuni come il lupus eritematosus o l’artrite reumatoide. Negli studi di laboratorio essi hanno dimostrato di possedere un’attività contro i coronavirus, incluso SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19).
 
Osservazioni cliniche preliminari suggeriscono che questi farmaci potrebbero offrire benefici nel trattamento di pazienti affetti da infezione da SARS-CoV2, ma sono necessari studi clinici per raccogliere prove definitive sulla reale efficacia di questi trattamenti. In Italia, il loro utilizzo per il trattamento dei pazienti affetti da infezione da SARS-CoV2 è stato autorizzato a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale con Determinazione Aifa del 17 marzo 2020. L’utilizzo approvato è da intendersi unicamente per il trattamento e non per la profilassi di COVID-19”.

01 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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