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Hiv. Allo Ias 2021 dati positivi su regime a due farmaci e terapie long-acting


Durante la conferenza internazionale sono stati presentati i risultati di numerosi studi che hanno valutato efficacia e sicurezza dell’utilizzo di due molecole e delle combinazioni a lunga durata d’azione.

20 LUG - Dal 18 al 21 luglio si è tenuta in modalità virtuale l’International Aids Society Conference 2021 (Ias). Molte le novità discusse dagli esperti e i dati presentati.
Particolarmente interessanti i risultati raggiunti per quanto riguarda la duplice terapia (che sostituisce quella a tre farmaci) e i cosiddetti regimi long-acting (sempre con due farmaci).
 
“Queste soluzioni iniettabili sono il primo passo di un'area molto promettente che si sta aprendo – ha affermato Giovanni Di Perri, responsabile del dipartimento di Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino – L'associazione di cabotegravir e rilpivirina somministrata tramite iniezione si distingue da un punto vista metodologico da tutto il resto perché è una terapia sotto supervisione, cioè ci garantisce che il soggetto in terapia assume con regolarità la combinazione”. Oltre ad aumentare l’aderenza, le terapie a lunga durata d’azione, come suggerisce il nome, alleggeriscono anche il carico emotivo e materiale della gestione della malattia: non più una pillola al giorno, ma un’iniezione ogni 2 o 3 mesi.
 

Nel mondo dell’industria, è all’avanguardia in questi ambiti ViiV Healthcare, azienda globale specializzata nell’Hiv a maggioranza GlaxoSmithKline (Gsk), in partecipazione con Pfizer e Shionogi.
Per quanto riguarda il regime a due farmaci di dolutegravir e lamivudina, è stato dimostrato (studio Tango) che lo switch rispetto alla prosecuzione di terapia con almeno tre farmaci (Tbr) che includeva tenofovir alafenamide (Taf) in adulti virologicamente soppressi con Hiv-1 dopo tre anni di terapia ha mantenuto un’efficacia virologica non inferiore rispetto a Tbr, senza interruzioni terapeutiche correlate a cause virologiche o sviluppo di resistenze rilevate. I tassi complessivi di eventi avversi sono stati simili tra i gruppi fino alla settimana 144.
 
Inoltre, a 96 settimane di trattamento, i bracci dolutegravir/lamivudina e Tbr hanno dimostrato proporzioni simili di partecipanti con una carica virale “non rilevabile”, rispettivamente di 73% vs 69%.
La combinazione dolutegravir/lamivudina ha anche dimostrato (nello studio Stat) la sua efficacia e sicurezza come trattamento di prima linea in un modello di cura Test and Treat che si osserva con sempre maggiore frequenza in pratica clinica, con trattamento iniziato nell’arco di 14 giorni dalla diagnosi. Alla settimana 48, indipendentemente dalla terapia, l’82% di tutti i partecipanti e il 97% di quelli con dati disponibili ha raggiunto Hiv-1 Rna <50 c/mL. Dolutegravir/lamivudina è stato ben tollerato, con bassi tassi di eventi avversi.
 
Altri studi (Gemini 1 e 2) hanno valutato un regime a 2 farmaci di Dtg (dolutegravir) più lamivudina rispetto a un regime a 3 farmaci di Dtg + Ftc/Tdf (emtricitabina/tenofovir disoproxil fumarato)in adulti naïve al trattamento che vivono con Hiv, dimostrando l’efficacia nel tempo e la durabilità di Dtg più lamivudina in questa popolazione di pazienti.
 
Le terapie long-acting
Per quanto riguarda invece le terapie a lunga durata d’azione, sono stati presentati i risultati alla settimana 124 dello studio Flair che valuta cabotegravir e rilpivirina long-acting somministrato mensilmente per il trattamento dell’Hiv-1.
 
Lo studio è infatti stato progettato per valutare la non inferiorità del regime mensile di cabotegravir/rilpivirina rispetto alla formulazione orale giornaliera di abacavir/dolutegravir e per verificare se si tratti di una terapia di mantenimento duratura, efficace e ben tollerata per le persone che vivono con Hiv che hanno ricevuto il trattamento con questo regime per un periodo fino a 124 settimane. Dalla 48ma settimana, un unico partecipante è andato incontro a fallimento virologico.
 
Le terapie long-acting possono servire per il trattamento dell’Hiv, ma anche per la prevenzione. A questo proposito, sono stati presentati i risultati di alcuni studi sull’efficacia di una PrEP sperimentale a lunga durata d’azione.
 
In particolare, sono state analizzate le preferenze dei partecipanti (uomini cisgender e donne transgender) a un trial con PrEP. Le persone sono state randomizzate per ricevere cabotegravir iniettabile sperimentale a lunga durata d’azione (Cab-La) rispetto a Ftc/Tdf orale. I risultati precedenti hanno dimostrato una riduzione del 66% dell’incidenza dell’Hiv nei partecipanti randomizzati a Cab-La rispetto a Ftc/Tdf. L’iniezione di Cab-La e le compresse di Ftc/Tdf sono state entrambe ben tollerate durante lo studio, con la maggior parte degli eventi avversi di natura lieve o moderata e bilanciata tra i bracci di trattamento.
 
I partecipanti hanno considerato la flessibilità del centro e un ambiente clinico aperto e positivo come facilitatori chiave per l’aderenza all’iniezione. Per supportare l’aderenza all’iniezione nel tempo, possono essere molto efficaci gli interventi che vadano ad agire su miglioramento delle barriere strutturali di somministrazione flessibile dell’iniezione.

20 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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