La Sardegna non ha ancora provveduto ad approvare il nuovo protocollo d’intesa tra l’ufficio regionale scolastico e l’assessorato alla sanità, finalizzato a favorire l’inserimento e/o il reinserimento nelle scuole del bambino e dell’adolescente affetti da diabete. Nonostante l’attenzione mostrata dalla Regione nel corso di questi anni sui pazienti diabetici tutti, come la recente iniziativa di incrementare di tre milioni di euro i fondi destinati all’acquisto dei dispositivi FGM per la misurazione della glicemia interstiziale da estendere ai pazienti di tipo 2 insulino-trattate, sul suddetto documento invece ancora si attendono risposte.
A tornare sul discorso è il presidente della Federazione Rete Sarda Diabete, Riccardo Trentin, egli stesso paziente diabetico ed insegnate di scienze chimiche, biologiche ed alimentari, che già oltre due anni fa aveva esposto su Quotidiano Sanità della necessità improcrastinabile di aggiornare il sopra citato protocollo per l’accoglienza scolastica dell’alunno affetto da diabete, perché l’alunno, in classe, debba poter controllare la glicemia, assumere l’insulina, gestire eventuali crisi iper-ipoglicemiche in una condizione di consuetudine e serenità.
“Ricordo – spiega il presidente dell’associazione – che il protocollo d’intesa tra l’assessorato dell’Igiene e Sanità regione Sardegna e l’ufficio scolastico regionale (USR) per la Sardegna del MIUR, relativo al percorso per favorire l’inserimento e/o reinserimento del bambino e dell’adolescente con diabete in ambito scolastico, sottoscritto nell’ottobre 2015, era stato inserito nel Piano regionale di prevenzione 2014-2018 al Programma P-1.1 (approvato con DGR n° 30/21 del 16.06.2015) che riguardava il progetto ‘Una scuola in Salute’, con la realizzazione delle attività informative/formative volte all’attuazione del protocollo. Piano rimodulato e prorogato al 31.12.2019 con delibera n. 33/9 del 26.06.2018”.
“Premesso ciò – prosegue Trentin -, per dare una svolta a questa situazione ferma da anni oramai, nei giorni scorsi abbiamo tenuto un incontro preliminare con la Prof.ssa Carla Puligheddu, Garante dell’Infanzia ed Adolescenza Regione Sardegna, con l’obiettivo di discutere dell’avvio di un tavolo tecnico che possa esercitare rapidamente e quindi essere di fatto operativo sulla revisione e rinnovo del protocollo indispensabile a disciplinare l’inserimento nelle scuole degli alunni diabetici. Presenti alla convocazione che abbiamo richiesto e ricevuto dalla Garante, anche la collega e vice presidente Associazione Diabetici Cagliari Carol Tola, il vice presidente di Diabete Italia, Marcello Grussu, e il presidente di Aniad Sardegna, Benedetto Mameli”.
Un incontro preliminare, dunque, al fine di stabilire i parametri per l’attivazione di un nuovo percorso di dialogo, confronto, studio e analisi che possa culminare con l’adozione di un protocollo che tenga conto delle attuali esigenze scolastiche, inclusa la formazione raccomandata del personale docente e soprattutto delle reali necessità di tutti gli allievi affetti da diabete di Tipo 1. Studenti ai quali deve essere garantito anche a scuola un supporto e sostegno pari a quello fornito ad altri soggetti fragili già contemplati dalle normative vigenti”.
“E’ fondamentale ricordare che la Sardegna rappresenta l’area geografica al mondo con il maggior tasso di incidenza di diabete di tipo uno. Motivazione che deve stimolarci a fare sempre di più anche negli ambiti scolastici e sportivi nonché è importante che si sappia nel mondo della scuola, in particolare negli ultimi tempi, oltre alla tutela degli allievi fragili con Bisogni Educativi Speciali, è in corso un processo di trasformazione verso una gestione condivisa di molte altre problematiche relative alla salute degli studenti”.
“La stessa Garante dell’Infanzia ed adolescenza che abbiamo coinvolto per tutelare i diritti e gli interessi dei minori con diabete di tipo 1 presso le sedi istituzionali, nell’incontro che abbiamo avuto si è detta “convinta che i minori con diabete tipo 1 non si debbano sentire ‘diversi’ rispetto ai propri coetanei”. Condizione indispensabile affinché al bambino venga riconosciuto il diritto ad una piena e sicura inclusione nei contesti scolastici, educativi, formativi, che vada di pari passo con il diritto alla cura, alla salute, all’istruzione, alla migliore qualità di vita e ad un sano sviluppo psicofisico”.
“Occorre perciò mettere al centro dell’attenzione delle scuole di primo e secondo grado, e del servizio sanitario, un percorso di inserimento scolastico personalizzabile sulla base della normativa nazionale e regionale. Avere insegnanti informati e formati su questo tema costituisce non solo un investimento socio sanitario ma anche un vantaggio nella gestione del problema che investe la nostra regione in maniera esponenziale per il record mondiale di esordi della patologia e di cui potranno beneficiare tutti, nell’ottica del progresso e della non discriminazione delle diversità” – conclude Trentin.
Elisabetta Caredda