Liste d’attesa. Anaao Lazio: “Uno scandalo per la salute dei cittadini, ma altrettanto scandaloso addossarne le esclusive colpe ai medici e ai dirigenti sanitari del SSN”

Liste d’attesa. Anaao Lazio: “Uno scandalo per la salute dei cittadini, ma altrettanto scandaloso addossarne le esclusive colpe ai medici e ai dirigenti sanitari del SSN”

Liste d’attesa. Anaao Lazio: “Uno scandalo per la salute dei cittadini, ma altrettanto scandaloso addossarne le esclusive colpe ai medici e ai dirigenti sanitari del SSN”
Secondo il sindacato “con una operazione di cosmesi si chiede, o meglio si vorrebbe imporre, a medici e infermieri di ridurre le liste di attese lavorando anche il sabato e la domenica quando si è già costretti a ricorrere alle prestazioni aggiuntive o a medici a gettone. Pertanto le recenti operazioni cosmetiche e le dichiarazioni pre elettorali vanno prese per quelle che sono perché hanno dei limiti precisi: non prevedono risorse adeguate e durature nel tempo”

“Le liste di attesa sono uno scandalo per la salute dei cittadini, ma è altrettanto scandaloso il tentativo di addossarne le esclusive colpe ai medici e ai dirigenti sanitari del Servizio Sanitario Nazionale. Medici e dirigenti sanitari, giova ricordarlo, che garantiscono i servizi nell’intero arco delle 24 ore sopperendo da tempo immemorabile alla grave carenza di organici determinata da prolungati blocchi nelle assunzioni ed al mancato reintegro del personale fuoriuscito per pensionamenti o scelte di lavoro al di fuori del SSN”. Lo scrivono in una nota il Segretario Regionale ANAAO Assomed Lazio Aldo Di Blasi, e Luciano Cifaldi, Medico Oncologo

“Sfatiamo un mito – aggiungono – che certa comunicazione fuorviante ha determinato nell’immaginario collettivo prefigurando una sorta di privilegio professionale: nessuno si è arricchito con le prestazioni aggiuntive che pure, va detto, hanno costituito un incentivo economico per una categoria di professionisti il cui stipendio non si colloca certo nella top ten delle nazioni europee ed extra europee. Ma le prestazioni aggiuntive non sono una concessione liberale o un premio erogato ai professionisti della sanità bensì una necessità ad oggi ineludibile per garantire i servizi. Ed ora, con una operazione di cosmesi si chiede, o meglio si vorrebbe imporre, a medici e infermieri di ridurre le liste di attese lavorando anche il sabato e la domenica quando per assicurare, in quei giorni, un minimo turno di servizio o una guardia attiva, si è già costretti a ricorrere alle prestazioni aggiuntive o a medici a gettone. Pertanto le recenti operazioni cosmetiche e le dichiarazioni pre elettorali vanno prese per quelle che sono perché hanno dei limiti precisi: non prevedono risorse adeguate e durature nel tempo, risorse che andrebbero comunque previste e vincolate nell’utilizzo, e le stesse misure strutturali sembrano limitarsi alla definizione di una piattaforma nazionale di monitoraggio delle liste di attesa e alla interazione delle agende delle strutture pubbliche e private convenzionate nei recup regionali. Tutto questo ovviamente senza alcun coinvolgimento, neanche interlocutorio, con le sigle sindacali firmatarie del Contratto. Anche stavolta è evidente il tentativo di far passare la categoria dei medici e dei dirigenti sanitari come il capro espiatorio di un malessere del sistema sanità che irrita i cittadini costretti, per ottenere il diritto alla diagnosi e alla cura, a mettere le mani nel proprio portafoglio sempre più vuoto e sempre ammesso che possano permettersi di affrontare spese ulteriori per la propria salute”.

“E la Regione Lazio? – proseguono – sospendiamo il giudizio in attesa di verificare se il piano assunzionale promesso porterà alla immissione nei ruoli di nuovi professionisti o se alla fine molto si ridurrà alla stabilizzazione di quanti già lavorano nel Servizio Sanitario Regionale. Tuttavia non riusciamo ad essere ottimisti leggendo il Decreto Legge recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa per l’erogazione delle prestazioni sanitarie. Consideriamo che siamo a giugno 2024 e che la concreta operatività del piano è subordinata alla predisposizione di diversi decreti attuativi. Inoltre il comma 1 dell’articolo 5 del citato decreto detta che ‘A decorrere dall’anno 2024… i valori della spesa per il personale delle aziende e degli enti del Servizio Sanitario Nazionale delle regioni autorizzati per l’anno 2023… sono incrementati annualmente a livello regionale, nell’ambito del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato, del 10 per cento dell’incremento del fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente e, su richiesta della regione, di un ulteriore importo sino al 5% del predetto incremento, per un importo complessivo fino al 15 per cento del medesimo incremento del fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente, fermo restando il rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del Servizio sanitario regionale, e compatibilmente con la programmazione regionale in materia di assunzioni’. Pertanto, allo stato attuale, l’auspicato abbattimento delle liste di attesa, oggetto bipartisan di continui proclami pre-elettorali, di fatto senza reali politiche volte a superare i gravi tagli che hanno depauperato il personale sanitario nelle strutture ospedaliere e territoriali pubbliche negli ultimi vent’anni, si tradurrà in un aumento dell’offerta incontrollata di prestazioni da parte dei soli servizi del privato accreditato sanitario e sociosanitario. Questa è la realtà al di là dei proclami”.

10 Giugno 2024

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