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Farmaceutica europea in affanno. Cina supera Ue e Usa nell’innovazione. Efpia: “Urgente attuare Life Science Strategy e Biotech Act”
Nel 2024, la Cina ha superato per la prima volta Stati Uniti ed Europa per numero di nuove sostanze attive immesse sul mercato, segnando un punto di svolta nell’innovazione farmaceutica globale. Il rapporto Efpia evidenzia il crescente peso dei Paesi emergenti e il declino della competitività europea, frenata da burocrazia, costi elevati e politiche di austerità. L’associazione sollecita un’azione decisa con l’attuazione della Life Science Strategy e del Biotech Act, per riportare l’Europa al centro della scena mondiale nelle scienze della vita.
Per la prima volta, la Cina ha superato gli Stati Uniti e l’Unione Europea per numero di nuove sostanze attive immesse per la prima volta sul mercato globale. È quanto emerge dal rapporto annuale pubblicato oggi dalla Efpia (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations), che offre un’analisi dettagliata dell’industria farmaceutica nei 27 Paesi membri dell’UE, prendendo in esame vendite, export, investimenti in ricerca e occupazione. Un settore che continua a generare crescita e occupazione – con 950mila addetti diretti e 2,8 milioni nell’indotto – e che nel solo 2024 ha investito 55 miliardi di euro in R&S, confermandosi come quello con il maggiore reinvestimento percentuale dei propri ricavi. Tuttavia, i dati rivelano anche segnali preoccupanti: l’Europa sta rapidamente perdendo terreno rispetto ai Paesi emergenti, in particolare la Cina, che si sta imponendo come nuova superpotenza dell’innovazione farmaceutica.
Il sorpasso cinese segna un punto di svolta. Nel 2024,la Cina è diventata il primo Paese al mondo per numero di nuove sostanze attive lanciate sul mercato, relegando l’Europa al terzo posto, dietro anche agli Stati Uniti. È un cambiamento significativo rispetto al 2000, quando l’Europa deteneva il primato globale. Questo risultato riflette l’enorme crescita dell’ambiente di ricerca e del mercato farmaceutico nei Paesi emergenti, tra cui anche Brasile e India, che stanno progressivamente attirando investimenti e attività produttive. Nel dettaglio, il Nord America ha rappresentato il 54,8% delle vendite mondiali di farmaci nel 2024, contro il 22,7% dell’Europa. Ancora più eloquente il confronto sulle vendite dei farmaci innovativi lanciati tra il 2019 e il 2023: 66,9% negli Stati Uniti, solo 15,8% nei principali cinque mercati europei.
Oltre alla concorrenza internazionale, il settore deve affrontare ostacoli interni significativi: costi di ricerca in costante aumento, burocrazia eccessiva e l’eredità delle politiche di austerità che, a partire dal 2010, hanno indebolito la capacità d’investimento di molti Paesi membri. Il rapporto pubblicato oggi sottolinea dunque non solo le grandi potenzialità del comparto farmaceutico europeo – anche in termini di resilienza economica – ma anche la necessità di un cambio di passo deciso da parte delle istituzioni. L’Europa ha ancora le fondamenta per ricostruire una leadership globale nel settore delle scienze della vita. In questo scenario, l’Efpia richiama con forza le istituzioni europee all’attuazione rapida della Life Science Strategy, annunciata il 2 luglio scorso, e del Biotech Act, previsto entro fine anno.
Secondo l’associazione, questi strumenti legislativi – se combinati a maggiori investimenti nei farmaci innovativi e a un rafforzamento della tutela della proprietà intellettuale – potrebbero rappresentare l’occasione per riportare l’Europa al centro della scena globale delle scienze della vita. Nathalie Moll, direttrice generale di Efpia, lancia un appello chiaro: “È un momento entusiasmante ma incerto per l’industria farmaceutica europea. Mentre crescono gli investimenti in ricerca e l’occupazione, stiamo assistendo a un declino della nostra quota globale, con la concorrenza che avanza rapidamente. Serve un’implementazione rapida e concreta della Life Science Strategy e del Biotech Act. Abbiamo bisogno di più investimenti in innovazione e di un quadro normativo e brevettuale che ci consenta di competere a livello mondiale”.
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