Emergenza Pronto Soccorso. In Italia mancano almeno 3.500 medici, il 17% dei turni è scoperto. L’indagine della Simeu

Emergenza Pronto Soccorso. In Italia mancano almeno 3.500 medici, il 17% dei turni è scoperto. L’indagine della Simeu

Emergenza Pronto Soccorso. In Italia mancano almeno 3.500 medici, il 17% dei turni è scoperto. L’indagine della Simeu
L’indagine nazionale della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza rivela un quadro allarmante: coperto solo il 62% del fabbisogno di organico con medici Ssn, il resto affidato a cooperative, libero-professionisti e specializzandi. Ma un turno su sei resta del tutto scoperto. Maggiori criticità nei DEA di I livello e nei pronto soccorso periferici, con carenze superiori al 50%. Simeu: “Serve una riforma strutturale e investimenti immediati per evitare il collasso del sistema”.

Carenze croniche, turni scoperti e un sistema che si regge sempre più su soluzioni tampone. N

ei Pronto Soccorso italiani mancano all’appello almeno 3.500 medici, pari al 38% del fabbisogno complessivo. Di questi, il 17% non è coperto in alcun modo, con turni lasciati scoperti o affidati a pochi medici già allo stremo. Non meno di 550 medici sono del tutto assenti e non sostituiti con alcuna soluzione contrattuale. Poco più della metà delle carenze (57%) è rimpiazzata da medici con differenti fattispecie contrattuali: cooperative 18%, libero-professionisti 16%, prestazioni aggiunte 15%, specializzandi in libera professione 8%.

È il quadro allarmante che emerge dall’indagine nazionale della Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (SIMEU), condotta in 153 strutture di Medicina d’Emergenza Urgenza distribuite sul territorio nazionale, corrispondenti a oltre 7milioni di accessi nel 2024, pari a più del 37% del totale degli accessi di Pronto Soccorso (circa 19.000.000 nel 2024). Obiettivo: fotografare la reale situazione del personale medico che opera attualmente nei Pronto Soccorso italiani sotto il profilo quantitativo e qualitativo.

La fotografia scattata da Simeu mostra un’Italia a più velocità: nei Dea di I livello la carenza raggiunge il 43%, mentre nei Pronto Soccorso più periferici tocca il 55%. E se il Nord segna un vuoto del 36%, il Mezzogiorno sprofonda oltre il 42%. Per tenere in piedi il sistema si ricorre a cooperative, contratti libero-professionali, specializzandi e prestazioni aggiuntive, ma senza una riforma strutturale – avverte Simeu – il sistema rischia il collasso. E il conto lo pagano medici e pazienti.

Vediamo nel dettaglio i risultati emersi.

Il campione sotto la lente è composto per il 26% da DEA di II livello, per il 57% da DEA di I livello, e per il 17% da Pronto Soccorso, è rappresentativo per numerosità e qualità, ma i dati che ne emergono, avverte la Simeu, potrebbero essere sottostimati a causa della minor presenza nel campione delle strutture più piccole, più periferiche, con difficoltà operative maggiori rispetto a strutture più centrali e di maggiori dimensioni, che sono state meno raggiungibili dall’indagine.

Copertura degli organici con medici dipendenti dal Ssn
Rispetto al totale dei Dirigenti Medici necessari al corretto funzionamento dei reparti: solo il 62% è coperto con Dirigenti dipendenti del Ssn. Il restante 38% è coperto da altre figure professionali o del tutto scoperto. Proiettando i dati sul totale nazionale emerge che a fronte di circa 9mila medici necessari solo 5.500 sono presenti: mancano non meno di 3.500 Dirigenti Medici.

“Il dato è in linea con precedenti rilevazioni di Simeu ed è certamente sottostimato per varie ragioni – ha detto Alessandro Riccardi, Presidente nazionale Simeu – tra le principali le maggiori carenze accusate da strutture più piccole che sfuggono alla rilevazione odierna. Si osserva inoltre che le esigenze variano in funzione della presenza o meno di letti di degenza all’interno delle strutture – Medicina d’Urgenza e Terapia Semintensiva – che non sono incluse in questa indagine. Il 38% di carenze organiche è comunque un dato pesantissimo, che ripropone il tema della qualità e dell’attrattività del lavoro in Medicina d’Emergenza Urgenza.”

La carenza di medici calcolata è pari a: > 25% nei DEA di II livello, > 43% nei DEA di I livello > 55% nelle strutture di Pronto Soccorso.

Inoltre il dato da non sottovalutare è che, sotto il profilo della distribuzione geografica, le carenze si rivelano pari al 36% nelle regioni settentrionali e non inferiori al 42%, con punte decisamente più alte, nel resto d’Italia.

Secondo Mirko Di Capua, Segretario nazionale SIMEU: “In termini assoluti le carenze maggiori si registrano nei DEA di II livello, che hanno necessità di organici ben più numerosi. Ma il dato percentuale, enorme, delle carenze nelle strutture più periferiche rivela una condizione allarmante: la rete dell’Emergenza Urgenza dovrebbe necessariamente essere capillare e molto efficiente anche in periferia, dove invece le difficoltà in termini di governo delle strutture ed erogazione del servizio si stanno rivelando tremende”.

“Ancora una volta si pone un tema cruciale di equità del servizio, che coinvolge pesantemente le regioni meridionali e le aree interne”.aggiunge Giovanni Noto dell’Ufficio di presidenza nazionale Simeu.

Nel campione esaminato circa il 20% dei Dirigenti medici attualmente in servizio è rappresentato da specialisti in Medicina d’Emergenza Urgenza: su questo punto si segnala la verosimile sovrastima del dato, se proiettato a livello nazionale, a causa delle già descritte limitazioni.

Il 9,5% dei Dirigenti dipendenti del Ssn è costituito da specializzandi Meu assunti secondo il decreto Calabria, mentre il 2% da specializzandi assunti secondo l’articolo 2-ter.

“Il fatto che circa il 12% della forza lavoro nei Pronto Soccorso sia oggi costituito da specializzandi con contratto di dipendenza a tempo pieno dal Ssn non può più essere ignorato – ha sottolineato Alessandra Iorfida, Coordinatrice Area Specializzandi della società scientifica, commenta – è il segnale evidente che l’attuale modello di formazione post-laurea è superato. Serve una riforma strutturale.”

Come viene coperta la carenza di medici dipendenti dal Ssn

I dati che seguono si riferiscono al totale delle carenze del 38% dei Dirigenti Medici mancanti per il corretto funzionamento dei reparti. Tale valore rapportato a 100 viene descritto attraverso le soluzioni messe in campo nella tabella che segue:

Tipologie di contratti

% carenze

% necessità organiche totali

Equivalenti medici” forniti da società di servizi (cooperative)

18%

7%

Medici con contratto libero-professionale stipulato direttamente con le Aziende

16%

6%

Prestazioni aggiuntive fornite da Dirigenti Medici strutturati

15%

6%

Specializzandi con contratto libero -professionale

8%

3%

Dall’analisi, sintetizzata nella tabella, emerge con forte evidenza che solo il 57% delle carenze (somma dei singoli valori) viene coperto attraverso soluzioni contrattuali di vario tipo, mentre non risultano soluzioni per il restante 43% delle necessità.

Questa quota – pari al 17% dei bisogni di organico totali – è coperta con turni straordinari dei Dirigenti Medici non inclusi nelle prestazioni aggiuntive o semplicemente lasciata scoperta, producendo un ulteriore aggravio di lavoro sui medici del Ssn che lavorano in turni numericamente insufficienti.

Secondo Fabio De Iaco, Past president Simeu: “Il dato del 17% di necessità non coperte, nonostante tutte le soluzioni messe in campo, descrive bene l’affanno nel quale continuano a operare i Pronto Soccorso nazionali. A questa condizione di base si sovrappone il noto fenomeno del boarding, che produce a sua volta un netto incremento del carico lavorativo per ogni Dirigente medico in quanto assorbe il 30% – 40% delle risorse interne ai Pronto Soccorso. Le conseguenze in termini di disagio dei pazienti e di stress psico-fisico degli operatori sono evidenti a tutti.”

Cooperative e società di servizi Le società di servizi, comunemente note come Cooperative, sono presenti nel 32% del campione, diffuse su tutto il territorio nazionale: uniche regioni che non fanno ricorso a cooperative: Sicilia e Toscana.

Pur in una sensibile variabilità locale, sulla media nazionale le cooperative forniscono un numero di “equivalenti medici” – ossia numero virtuale di medici calcolato sulla base delle ore fornite – pari al 18% delle carenze e 7% del totale delle necessità di organico.

Gli “equivalenti medici” sono stati calcolati rapportando il numero di ore di turno mediamente coperto dai medici delle cooperative con l’orario di servizio di un Dirigente Medico dipendente del Ssn.

E’ stato calcolato come, in ottemperanza alle attuali indicazioni, i contratti delle Aziende con le Cooperative saranno in scadenza:

  • nel 42% dei casi entro i prossimi 3 mesi
  • nel 26% dei casi entro i prossimi 6 mesi
  • nel 32% dei casi entro i 12 mesi

La Coordinatrice nazionale Area infermieristica di Simeu Antonella Cocorocchio rileva: “A livello nazionale una struttura su tre fa ancora ricorso alle cooperative nonostante i correttivi apportati dal Governo. Si pone il problema – in alcuni casi urgentissimo – di capire come sopperire alle esigenze che inevitabilmente si creeranno in vista della non prorogabilità dei contratti stabilita per decreto. La scadenza dei contratti, in molti casi imminente, apre scenari di ulteriore incertezza cui sarebbe davvero necessario dare risposte in tempi brevissimi.”

Altre soluzioni contrattuali I dati emersi dall’indagine, indicati nella tabella precedentemente allegata, dimostrano la frammentazione delle soluzioni contrattuali messe in campo per fronteggiare le carenze organiche.

  • Le società di servizi (Cooperative) apportano un contributo medio (18%) che è di poco superiore ad altre due fattispecie, quella dei libero-professionisti con contratto stipulato direttamente con le aziende e quella delle prestazioni aggiuntive eseguite da Dirigenti dipendenti del SSN.
  • I contratti libero-professionali provvedono alla copertura del 16% delle carenze organiche: va sottolineato che ogni singolo contratto vale mediamente, in termini orari, il 40% del servizio garantito da un Dirigente dipendente. In pratica si può affermare che, per sostituire la carenza di un Dirigente interno al SSN servono due medici e mezzo con contratto libero professionale.
  • Le prestazioni aggiuntive eseguite da Dirigenti dipendenti del SSN, che provvedono a coprire il 15% delle carenze, sono garantite per il 72% da Dirigenti interni, appartenenti alla stessa struttura di Medicina d’Emergenza Urgenza, e per il 28% da esterni, provenienti da altre strutture.
  • L’apporto dei medici Specializzandi in libera professione si rivela inevitabilmente inferiore, in termini orari, rispetto ad altre soluzioni, e comunque provvede alla copertura dell’8% delle carenze, corrispondente al 3% delle necessità totali. Dal nostro punto di vista la possibilità della libera professione per gli specializzandi, messa in campo da un paio d’anni, è positiva soprattutto sotto il profilo del progressivo avviamento alla professione dei medici in formazione post-laurea e andrebbe ulteriormente potenziata.

“La frammentazione delle figure professionali chiamate ad agire all’interno dei Pronto Soccorso – ha sottolineato Mario Guarino, Vice-presidente nazionale SIMEU, afferma che rende estremamente difficile – impossibile in molti casi – provvedere a un corretto governo delle strutture e soprattutto garantire lo stesso livello di assistenza e cura in tutti i momenti dell’attività. Pur avendo chiaro l’obiettivo di riportare l’Emergenza-Urgenza nell’esclusiva competenza degli operatori del Ssn e agli specialisti MEU, allo stato attuale in mancanza di un progetto di correzione strutturale e operativa ragionato, purtroppo non siamo in grado di privarci di nessuna delle componenti che concorrono al servizio.”

09 Luglio 2025

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