Senna (CAO nazionale) a Schillaci e a Gemmato: “Escludere l’Odontoiatria dal riconoscimento in deroga dei titoli esteri”

Senna (CAO nazionale) a Schillaci e a Gemmato: “Escludere l’Odontoiatria dal riconoscimento in deroga dei titoli esteri”

Senna (CAO nazionale) a Schillaci e a Gemmato: “Escludere l’Odontoiatria dal riconoscimento in deroga dei titoli esteri”
"Se di carenza si può parlare per i medici specialisti e per gli infermieri, lo stesso non vale per gli odontoiatri: i 64500 iscritti all’Albo costituiscono una vera e propria pletora, più che sufficiente a garantire l’assistenza ai cittadini. Inoltre, applicando tale normativa, non sussiste di fatto oggi nessuna valutazione rispetto all’equivalenza dei titoli e al percorso formativo". LA LETTERA

Escludere con chiarezza la Professione odontoiatrica dalla possibilità, per gli operatori con titoli conseguiti in Paesi esteri, di esercitare in deroga al riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie.

A chiederlo, dopo l’ennesima proroga che ha differito al 31 dicembre 2027 il termine per l’esercizio temporaneo in Italia in deroga al riconoscimento dei titoli esteri – di norma affidato al Ministero della Salute – il Presidente della Commissione Albo Odontoiatri nazionale Andrea Senna. Il quale ha preso carta e penna e ha indirizzato una lettera al Ministro della Salute Orazio Schillaci e al Sottosegretario di Stato Marcello Gemmato, che per l’Odontoiatria ha la delega.

Ad oggi sono due le vie, attive in parallelo, perché un professionista che abbia conseguito i titoli in un Paese al di fuori dell’Unione europea possa esercitare in Italia: quella ordinaria che prevede il riconoscimento delle qualifiche da parte del Ministero della Salute e la successiva iscrizione all’Ordine, previo superamento di una prova di conoscenza della lingua italiana; e quella, in via temporanea, in deroga al riconoscimento delle qualifiche, con un’istanza alle Regioni e senza iscrizione agli Albi.

Tre le ragioni principali che portano la Professione odontoiatrica a chiamarsi fuori dal campo di applicazione della normativa, adottata originariamente, e in via transitoria, per far fronte all’emergenza pandemica da Covid, e poi estesa al fine di colmare la carenza di personale sanitario nelle strutture del Servizio sanitario nazionale.

“La prima è appunto che – spiega Senna – se di carenza si può parlare per i medici specialisti e per gli infermieri, lo stesso non vale per gli odontoiatri: i 64500 iscritti all’Albo costituiscono una vera e propria pletora, più che sufficiente a garantire l’assistenza ai cittadini. Tanto che, sovrastimando le Regioni i fabbisogni formativi, molti laureati finiscono per essere sottoccupati. Inoltre, nel 95% dei casi, l’Odontoiatria è esercitata in regime libero professionale”.

“La seconda ragione – continua – è che, applicando tale normativa, non sussiste di fatto oggi nessuna valutazione rispetto all’equivalenza dei titoli e al percorso formativo. Le modalità per l’esercizio temporaneo in Italia, tra le quali le procedure per il riconoscimento dei titoli esteri da parte delle Regioni, sono infatti demandate dalla Legge del 2023 a un’intesa da adottarsi, “entro 90 giorni” in Conferenza Stato-Regioni. Intesa che, ad oggi, non si è ancora realizzata. I professionisti, dunque, possono esercitare in Italia semplicemente presentando un’istanza, corredata da un certificato di iscrizione all’albo nel Paese di provenienza, alle Regioni e alle Province autonome”.

Un controllo che non c’è, a monte, sui titoli, ma non c’è nemmeno a valle: non essendo per questi professionisti prevista l’iscrizione agli Albi italiani, non sono sottoposti alla sorveglianza deontologica e alla potestà disciplinare da parte degli Ordini. Tanto che è già accaduto che due operatori, i quali lavoravano fianco a fianco e avevano commesso la stessa infrazione del Codice, siano stati l’uno sottoposto a procedimento e sanzione disciplinare, l’altro no.

“In questo modo – commenta ancora Senna – si crea un grave vulnus alla salute dei cittadini, delegittimando, tra l’altro, l’attività degli Ordini quali Enti sussidiari dello Stato, che tramite l’iscrizione all’Albo certificano le competenze dei professionisti e che con il controllo disciplinare garantiscono l’aderenza ai principi etici della Professione. Questa è la terza ragione per cui chiediamo che la Professione Odontoiatrica sia esclusa dall’applicazione della norma sul riconoscimento in deroga, nell’attesa di operare un coordinamento tra le discipline relative al riconoscimento delle qualifiche conseguite in un Paese extra UE. Occorre chiarezza, visto che in alcune Regioni la deroga si applica, a nostro avviso fuori dalla ratio legis, anche per l’esercizio negli studi odontoiatrici privati”.

25 Luglio 2025

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