Fine vita. La Consulta richiama il Ssn: “Deve accompagnare il paziente fino alla realizzazione della sua volontà”

Fine vita. La Consulta richiama il Ssn: “Deve accompagnare il paziente fino alla realizzazione della sua volontà”

Fine vita. La Consulta richiama il Ssn: “Deve accompagnare il paziente fino alla realizzazione della sua volontà”
La Corte, pur dichiarando inammissibile il ricorso, non chiude le porte. Al contrario, muove un fermo rimprovero al giudice remittente per non aver svolto un’istruttoria completa e rigorosa circa la possibilità di reperire dispositivi di autosomministrazione attraverso canali ufficiali e scientificamente autorevoli, come l’Istituto Superiore di Sanità o altro.

La Corte costituzionale torna a esprimersi su un tema delicatissimo: il suicidio medicalmente assistito. Con un comunicato stampa del 25 luglio 2025, la Consulta ha reso noto di aver dichiarato inammissibili le questioni sollevate dal Tribunale di Firenze circa la possibilità di un intervento attivo, da parte di terzi, nella somministrazione del farmaco letale, limitatamente ai casi di impossibilità fisica del paziente a procedere autonomamente.
Al di là della pronuncia di inammissibilità, è la parte finale della sentenza a segnare un passaggio giuridico e civile di grande rilievo.

Il caso concerne la vicenda di una persona affetta da sclerosi multipla, in condizioni compatibili con quanto stabilito dalla ormai storica sentenza n. 242 del 2019, ma ormai priva dell’uso degli arti e dunque impossibilitata a procedere autonomamente , a causa dell’irreperibilità di strumenti adeguati (come pompe infusionali azionabili con occhi o a comando vocale). Il giudice fiorentino, chiamato a decidere con urgenza, aveva sollevato una questione di legittimità sull’articolo 579 del codice penale – che punisce l’omicidio del consenziente – ritenendo che la norma, così com’è, finisca per ingiustamente discriminare chi, a causa delle proprie condizioni fisiche, non possa soddisfare il diritto già riconosciuto.

La Corte, pur dichiarando inammissibile il ricorso, non chiude le porte. Al contrario, muove un fermo rimprovero al giudice remittente per non aver svolto un’istruttoria completa e rigorosa circa la possibilità di reperire dispositivi di autosomministrazione attraverso canali ufficiali e scientificamente autorevoli, come l’Istituto Superiore di Sanità o altro.

Ma è soprattutto nella parte conclusiva della sentenza che la Corte offre una visione evoluta della tutela dei diritti nel fine vita.
Il diritto all’autodeterminazione, afferma, non si esaurisce in un via libera teorico. La persona nelle condizioni previste dalla legge detiene una situazione giuridica soggettiva tutelata, e ciò significa che non può essere lasciata sola, così contravvenendo ai doveri di solidarietà che la carta costituzionale impone a tutti i cittadini e primariamente allo Stato.
L’avente diritto deve poter contare su un accompagnamento attivo del Servizio Sanitario Nazionale, che non è più solo accertatore o certificatore, ma diventa garante dell’effettività di quel diritto. Questo accompagnamento comprende – laddove possibile – il reperimento e la fornitura dei dispositivi necessari.

È una affermazione forte, che riconosce esplicitamente come il SSN non possa sottrarsi a un “doveroso ruolo di garanzia”, anzi, debba esercitarlo con particolare attenzione verso “le persone più fragili”. In pratica, la Corte stabilisce che lo Stato, attraverso il suo sistema sanitario, è chiamato a farsi carico non solo della sofferenza del paziente, ma anche del compito di rendere concreto un diritto già riconosciuto: quello di scegliere consapevolmente e autonomamente di porre fine alla propria vita, affermando, con una scelta di libertà, l’intangibilità della proprietà dignità.

In attesa che il parlamento si esprima con una norma che disciplini compiutamente il già riconosciuto diritto, questa sentenza segna un confine nuovo: non è più solamente riconosciuto il diritto di morire, ma viene sancito ( o meglio esplicitato e formalizzato) il consequenziale diritto ad essere accompagnati nel morire.

Pasquale Giuseppe Macrì
Direttore centro rischio clinico, Regione Toscana

Pasquale Giuseppe Macrì 

28 Luglio 2025

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