C’è un registro che dovrebbe portare la luce sui rapporti, spesso opachi, tra le aziende sanitarie e i fornitori del settore, ma il suo avvio continua a essere rinviato. È il registro telematico “Sanità Trasparente”, previsto dalla legge n. 62 del 2022, al centro di un’interpellanza urgente alla Camera dei Deputati, a cui ha risposto questa mattina il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco, per conto del Ministero della Salute.
La richiesta di chiarimenti, presentata dal deputato Alfonso Colucci (M5S), ha costretto l’Esecutivo a fare chiarezza sui ritardi nell’attuazione di una norma che promette di tracciare i flussi economici nel sistema sanitario, dai congressi ai vantaggi in natura.
Il sottosegretario agli interni, Emanuele Prisco, leggendo la risposta del Ministero, ha dipinto un quadro di lavoro meticoloso, ma incompleto. “Il Ministero rivendica di avere fatto la sua parte”, ha esordito, spiegando che il decreto per istituire il registro e le relative regole tecniche sono tecnicamente pronti. La palla, a suo dire, non è quindi nel campo del Ministero della Salute.
L’iter descritto è stato articolato: una consultazione pubblica nell’estate del 2023 per ascoltare aziende farmaceutiche, medici e associazioni; l’acquisizione obbligatoria dei pareri di Garante della Privacy, Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) e Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), i cui rilievi sono stati “recepiti integralmente”; e la risoluzione di “nodi” interpretativi su punti cruciali come la definizione di “vantaggi indiretti” o il regime fiscale delle erogazioni.
Ma allora, perché il registro non è ancora operativo? Secondo la ricostruzione del Ministero, il freno è un ultimo, prudente passaggio: un “ulteriore giro di confronto” con gli operatori del settore. L’obiettivo dichiarato è evitare un flop tecnico. “Non si tratta di difendere gli interessi delle imprese farmaceutiche”, ha assicurato Prisco, “Si tratta di evitare che un provvedimento così importante nasca male e finisca travolto da ricorsi, contestazioni e problemi tecnici che ne bloccherebbero l’efficacia”.
In sintesi, il Governo chiede più tempo non per inerzia, ma per garantire che il sistema, una volta lanciato, sia robusto e utilizzabile, scongiurando il rischio di “burocrazia inutile”.
In replica, il deputato Andrea Quartini (M5S) ha mantenuto la pressione sull’Esecutivo, ribadendo l’urgenza di tradurre in fatti la legge. “La legge c’è, ben venga che il Governo faccia la sua parte e che vada speditamente a questi decreti attuativi”, ha dichiarato Quartini, sottintendendo che la fase delle consultazioni non può protrarsi indefinitamente.
La palla è ora di nuovo nel campo del Ministero della Salute. L’impegno dichiarato è di alzare il livello di trasparenza nel settore, ma i tempi per farlo restano, per ora, un’incognita. La sfida sarà dimostrare che questa ultima “verifica” non sia l’ennesimo pretesto per un rinvio, ma la premessa per un lancio finalmente efficace di uno strumento a lungo atteso.