Salute ambiente marino. Rilevati virus, batteri e parassiti nei cetacei mai segnalati prima in Italia 

Salute ambiente marino. Rilevati virus, batteri e parassiti nei cetacei mai segnalati prima in Italia 

Salute ambiente marino. Rilevati virus, batteri e parassiti nei cetacei mai segnalati prima in Italia 
Lo rilevano le ultime analisi degli Istituti Zooprofilattici coordinati dal Centro di Referenza Nazionale per le Indagini Diagnostiche sui Mammiferi marini. Il numero di esemplari spiaggiati (156) risulta in linea con i dati degli anni precedenti. Diverso il discorso, invece, per gli agenti patogeni rilevati con virus, batteri e parassiti che non erano mai stati segnalati prima in Italia.

Sono stati 156 nel corso del 2015 i cetacei spiaggiati lungo le coste della nostra penisola. Lo rileva il Centro di Referenza Nazionale per le Indagini Diagnostiche sui Mammiferi marini spiaggiati (C.Re.Di.Ma), istituito dal Ministero della Salute presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta all’inizio dello scorso anno. I dati sono stati resi pubblici nel corso del primo workshop nazionale “Esperienze, diagnosi e aggiornamenti sui cetacei spiaggiati in Italia” che si è tenuto a febbraio presso la Capitaneria di Porto di Genova, a chiusura dei primi dodici mesi di attività.
 
Il numero di esemplari spiaggiati nel 2015 risulta in linea con i dati degli anni precedenti. Diverso il discorso, invece, per gli agenti patogeni rilevati. Gli istituti Zooprofilattici, coordinati dal C.Re.Di.Ma, sono intervenuti per eseguire la necroscopia su circa il 50% degli esemplari evidenziando la presenza di alcuni virus, batteri e parassiti mai segnalati prima in Italia nei cetacei come ad esempio un’infezione virale sostenuta da Poxvirus in una stenella spiaggiata in Toscana e una co-infezione da Listeria, Toxoplasma e Brucella in Liguria. Tutto ciò conferma il ruolo di “sentinelle dei mari” che queste specie rivestono.
 
I cetacei continuano a rappresentare, infatti, un importante tesoro da tutelare. Sono, infatti, specie già protette da numerosi accordi nazionali ed internazionali. Lo studio delle cause di mortalità di questi animali resta di particolare rilevanza e necessita di un approccio multidisciplinare poiché consente di reperire non solo informazioni importanti sul loro stato di salute, ma anche di acquisire elementi sullo stato di salute delle acque in cui vivono. Sono queste le ragioni che hanno spinto il Ministero della Salute, nel gennaio del 2015, a dare vita al C.Re.Di.Ma.ù
 
Il workshop nazionale di febbraio ha rappresentato anche un’occasione di incontro e confronto tra i Referenti delle Istituzioni sanitarie, la rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e le ASL che in Italia sono coinvolti nella Rete Nazionale Spiaggiamenti Mammiferi Marini (Ministero della Salute, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Guardia Costiera, ARPA/ISPRA). Le attività realizzate dal C.Re.Di.Ma. sono la testimonianza di quanto lavorare in rete e condividere le esperienze consenta di intervenire in modo efficace nelle emergenze e soprattutto di conoscere la condizione globale dell’ambiente marino lungo l’intero litorale nazionale.


 


Lorenzo Proia

31 Marzo 2016

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