Sicurezza sul lavoro. Della Porta (Federsanità): “Adottare tempestivamente la proposta Fnomceo per arginare le violenze”

Sicurezza sul lavoro. Della Porta (Federsanità): “Adottare tempestivamente la proposta Fnomceo per arginare le violenze”

Sicurezza sul lavoro. Della Porta (Federsanità): “Adottare tempestivamente la proposta Fnomceo per arginare le violenze”
Con la proposta di uno "Sportello del disagio lavorativo" potrebbe essere avviato il processo di identificazione delle condizioni di rischio, in modo da intervenire con soluzioni ed indicazioni valide per superare le difficoltà legate all’organizzazione del lavoro e alle precarietà strutturali. Per dare risposte certe il gruppo di lavoro potrebbe muoversi utilizzando, se condivise, le dimensioni del benessere e del malessere organizzativo.

La proposta di uno “Sportello del disagio lavorativo” lanciata dalla Presidente FNOMCeO Roberta Chersevani, è un provvedimento che andrebbe adottato tempestivamente per arginare le violenze e le aggressioni in ambito sanitario. Con tale strumento potrebbe essere senz’altro avviato il processo di identificazione delle condizioni di rischio, in modo da intervenire con soluzioni ed indicazioni valide per superare le difficoltà legate all’organizzazione del lavoro e alle precarietà strutturali segnalate dai medici.
 
Ritorna, in questo modo, prepotentemente di attualità il percorso lanciato nel 2004 dal Ministro della Funzione Pubblica Lugi Mazzella quando fu promulgata la direttiva sulle Misure finalizzate al miglioramento del Benessere Organizzativo nelle Pubbliche Amministrazioni. Nel documento si definiscono le azioni per raggiungere obiettivi di efficacia e di produttività per realizzare e mantenere il benessere fisico e psicologico delle persone, attraverso la costruzione di ambienti (anche fisici) e relazioni di lavoro che contribuiscono al miglioramento della qualità della vita e delle prestazioni. Il Ministero considerava elementi di fondamentale importanza, oltre alla sussitenza di un clima organizzativo che stimolasse la creatività e l’apprendimento, la garanzia dell’ergonomia e della sicurezza degli ambienti di lavoro.
 
Tutto questo avrebbe contribuito, secondo il Ministero, a scongiurare quel “Disagio lavorativo”, alla base, come si è visto, dei fenomeni di stress, incomprensioni, violenze e aggressioni. Il disagio lavorativo, infatti, qualunque forma assuma, ha alla sua base un accumulo di stress psicosociale. Ciò indica che il lavoratore cede quando viene colpito non solo nelle sue attività lavorative ma anche nello svolgimento della vita sociale associata alla professione.
 
Le professioni sanitarie e in generale quelle deputate all’aiuto e al sostegno di persone svantaggiate, sono quelle più a rischio. Lo stress da lavoro correlato è all’origine di disturbi di vario tipo: muscolo-scheletrici, cardiovascolari e a carico dell’umore. Con il Testo Unico sulla sicurezza (D. Lgs 81/80) viene sancito l’obbligo di adempiere alla valutazione/misurazione di questo riscio.
 
Ad ogni modo le aree da considerare, per una valutazione dello stress psicosociale il più possibile completa, dovrebbero essere almeno tre:
1. fattori di rischio fisici e oggettivi dovuti all’ambiente di lavoro, alle misure di sicurezza da rispettare, alle attrezzature;
2. fattori di rischio tecnici ed organizzativi (gestione dei turni, qualità della comunicazione, ecc);
3. rischio psicosociale (assenteismo, turn over elevato, vertenze lavorative, ecc.).

Per dare risposte certe, esaustive e risolutive, il gruppo di lavoro per la gestione dello “Sportello del disagio lavorativo” potrebbe muoversi utilizzando, se condivise, le dimensioni del benessere e del malessere organizzativo. Una organizzazione può considerarsi in buona salute se: adotta tutte le azioni per prevenire infortuni e rischi professionali (per la sicurezza individuale e contro aggressioni); allestisce un ambiente di lavoro salubre, confortevole e accogliente; riconosce e valorizza le competenze e gli apporti dei dipendenti e stimola nuove potenzialità; mette a disposizione le informazioni pertinenti al lavoro; stimola nei dipendenti il senso di utilità sociale contribuendo a dare senso alla giornata lavorativa dei singoli e al loro sentimento di contribuire ai risultati comuni. L’assenza di queste condizioni genera malessere e quindi disagio lavorativo.

Domenico Della Porta
Referente Nazionale Medicina del Lavoro e Sicurezza
Federsanità ANCI 

Domenico Della Porta

24 Settembre 2017

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