Tra le problematiche trattate nell’ambito del tema della salute dei detenuti, il sovraffollamento delle strutture penitenziarie, la carenza di personale e la mancata attuazione della riforma del sistema carcerario e del trasferimento, nelle regioni a statuto ordinario, di risorse destinate ai detenuti.
Ma anzitutto, ha commentato il presidente della Commissione, Leoluca Orlando, a termine dei lavori, “dall’audizione emerge la preoccupazione per la scomparsa del tema della salute nelle carceri dall'agenda della politica e la necessità di riportare l'attenzione sull'argomento. I dati sono preoccupanti: basti pensare che il 40 % dei detenuti del Lazio è affetto da epatite cronica, il 27% soffre di problemi psichici o psichiatrici. Le difficoltà economiche delle regioni e i tagli previsti nelle ultime manovre contribuiscono ad aggravare la situazione. E' emersa inoltre – ha aggiunto Orlando – la necessità di utilizzare al meglio il personale esistente, in particolare di incrementare con urgenza non solo le unità di polizia penitenziaria ma anche psicologici ed educatori, al fine di garantire una diversa qualità della vita con evidente influenza anche sul versante della salute”.
Tra le problematiche sottolineate dal Presidente del Forum Leda Colombini, la questione delle risorse economiche destinate agli istituti penitenziari. “I fondi -ha spiegato – sono pochi, sottostimati e non tengono conto del sovraffollamento: sono 67.400 i detenuti contro i 43.000 di pochi anni fa, il numero è aumentato quasi di un terzo ma i soldi sempre gli stessi e oltretutto non transitano. L'aggravio dei costi per le Regioni è insopportabile e la manovra può avere conseguenze gravissime. Il sistema rasenta il collasso e rischia di precipitare”.
Il problema della salute in carcere, è stato notato durante l'audizione, assume la natura di problema strutturale, evidenziato sporadicamente dal clamore suscitato da singoli gravissimi episodi, senza che però a questo corrisponda un'adeguata risposta strutturale per i tanti aspetti drammatici, dai suicidi alle malattie infettive. Secondo Colombini sarebbe dunque necessario “dare priorità alla riforma delle carceri e dotare il Parlamento di uno strumento che funzioni da regia per l'applicazione della riforma, in cui venga messa in pratica una reale collaborazione tra i due ministeri interessati, Giustizia e Sanità, le Regioni e coloro che operano quotidianamente negli istituti penitenziari”.
Ad aumentare il disagio la carenza del personale carcerario, non solo poliziotti, psicologi ed educatori, ma perfino direttori, secondo Angiolo Marroni, garante dei detenuti del Lazio, che ha sottolineato come il numero dei detenuti continui ad aumentare di giorno in giorno arrivando. “Ieri hanno toccato quota 67.877 e il 47% di loro non ha avuto sentenza definitiva di condanna”. Quanto al personale, ha notato Marroni, oltre ai 2.000 agenti aggiuntivi previsti nel Piano Carceri, potrebbero venir meglio sfruttati i 1300 poliziotti del Dap attualmente impiegati in attività amministrativa, tra cui i 700 impiegati nel servizio bar.
Attenzione è stata rivolta inoltre agli Ospedali psichiatrici giudiziari, finiti nel mirino del Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) del Consiglio d'Europa che, in un rapporto diffuso ad aprile, aveva definito “inimmaginabile” la realtà trovata ad Aversa, nell'ospedale psichiatrico giudiziario Filippo Saporito. “Questa tipologia di strutture hanno prevalente dovere sanitario”, ha notato il vicesindaco di Montelupo Fiorentino con delega del locale Opg, Giacomo Tizzanini, sottolineando come “il metro di paragone dunque non può essere il carcere ma l'ospedale. La realtà dei fatti invece è drammatica”.