I detenuti in Italia sono 68.527 distribuiti in 206 istituti che ne potrebbero ospitare non più di 44.600. I poliziotti penitenziari in servizio dentro le strutture 18.000 su 37.348 (6 mila unità in meno rispetto alla dotazione organica fissata con D.M. 8 febbraio 2010). Il bilancio del Dipartimento dell'amministrazione Penitenziaria: negli ultimi 10 anni è stato ridotto del 22% in termini nominali e del 50% in valori reali. Ulteriori tagli nel 2011 porteranno i valori reali a un terzo del budget del 2001.
I risultati sono condizioni di vita e di salute precarie. Al punto che i suicidi tra i detenuti sono stati 72 nel 2009 (18 morti da accertare), 55 nell'anno in corso. E quelli tra i poliziotti sono stati 75 negli ultimi 10 anni.
Questi i numeri denunciati dalla Fp Cgil nel corso di una manifestazione organizzata in piazza Montecitorio per presentare una proposta in 10 punti per uscire dall’emergenza carceri. “Gli interventi normativi, organizzativi e di sistema proposti potrebbero ridurre di 25.000 unità una popolazione detenuta proiettata a breve verso gli 80.000 ristretti, secondo le stime del Ministro Alfano, ma realisticamente verso una dimensione ancora maggiore, ristabilendo le condizioni per il recupero e il reinserimento delle persone detenute”, spiega la Fp Cgil aggiungendo che “senza risorse per l'assunzione dei 6000 Poliziotti Penitenziari mancanti e senza interventi normativi che eliminino la reclusione del disagio e permettano dei veri percorsi riabilitativi, nessuna soluzione è possibile. Adesso attendiamo risposte dal Governo e dal Ministro della Giustizia Alfano”.
Ecco le 10 proposte “per un sistema penitenziario umano che rispetti il lavoro e la dignità delle persone”
Le proposte dell'Fp-Cgil per affrontare l'emergenza carceri si muovono su due distinte direttrici: dare definitiva applicazione alla legge Gozzini, umanizzando un sistema al collasso che ha perso la propria missione e la prospettiva riabilitativa per i detenuti, condannando questi ultimi due volte e costringendo gli agenti di Polizia Penitenziaria a turni massacranti e a un lavoro caratterizzato da costanti tensioni al limite della rivolta; ripristinare l'equilibrio in un sistema giudiziario che ha reso le carceri troppo spesso un luogo di “reclusione del disagio”, eliminando norme che non solo negano la prospettiva riabilitativa, ma che spesso costituiscono un vero e proprio incentivo alla recidività e alla criminalità.
-
Modificare la normativa sulla custodia cautelare, con l'obiettivo di ridurre il tasso di carcerazione complessivo di 15 unità per 100.000 abitanti. Correggendo la meccanicità della custodia cautelare, che in assenza di strumenti alternativi ha portato a un livello altissimo di detenzione per gli imputati in attesa di giudizio, si ridurrebbe la presenza nelle carceri di 9/10.000 detenuti, arrivando a una percentuale di imputati detenuti inferiore al 30%.
-
Prevedere nuove misure per il reinserimento sociale dei detenuti, supportate da progetti professionalmente strutturati, che prevedano attività di giustizia riparativa, programmi di inserimento lavorativo, di istruzione e formazione, attività sociali, alle quali concorrano l’Amministrazione penitenziaria (anche con le risorse finanziarie della Cassa delle ammende) e le reti dei servizi sociali territoriali, nella prospettiva di una partecipazione attiva anche degli Enti locali e del terzo settore alle politiche per la sicurezza e di prevenzione dei maggiori rischi di recidiva criminale.
-
Estendere l’istituto della sospensione del procedimento con la messa alla prova dell’imputato che, proprio per la sua positiva sperimentazione nel settore minorile, può risultare efficace nel contrasto di moderni fenomeni di cosiddetto bullismo giovanile, di micro-violenza urbana o da stadio, prevenendo la loro evoluzione verso manifestazioni criminali più pericolose o l’inserimento nei circuiti di illegalità di maggior allarme sociale. Un potenziamento delle misure alternative potrebbe portare a una riduzione del tasso di carcerazione di almeno 15 punti, cioè 8/10.000 detenuti in meno per attestarsi, così, almeno alla soglia minima dello standard europeo.
-
Modificare le misure previste dalla Ex-Cirielli e dai pacchetti sicurezza che hanno eliminato la sospensione dell’esecuzione delle pene fino alla valutazione della magistratura di sorveglianza, circa l’applicabilità di una misura non detentiva.
-
Modificare la legge Fini-Giovanardi in materia di sostanze stupefacenti, rimuovendo gli inasprimenti di pena per detenzione e spaccio di lieve entità, l'assoluta prevalenza delle circostanze aggravanti e le preclusioni all’accesso a tali misure per i recidivi. Rafforzare per i tossicodipendenti autori di reato le misure alternative a scopo terapeutico e riabilitativo, potenziando gli strumenti e le risorse in dotazione alle strutture socio-sanitarie preposte, attivando servizi a supporto della magistratura per favorire l'accertamento delle condizioni di tossicodipendenza e stabilire le appropriate scelte terapeutiche, sia in sede di opzione della misura cautelare che di esecuzione penale. Avviare almeno la metà dei tossicodipendenti detenuti (7/8.000 persone) al trattamento in comunità varrebbe una riduzione del tasso di carcerazione complessivo di quasi 12/13 punti.
-
Modificare la legge Bossi-Fini in materia di immigrazione eliminando la circostanza aggravante per la condizione di clandestinità, la sproporzione delle pene per insufficienza degli strumenti di difesa, la difficoltà estrema di accesso alle misure alternative o sostitutive, il carcere per la sola violazione dell’obbligo di ottemperare a un precedente ordine di espulsione (è stato calcolato che questo elemento pesi su un decimo delle incarcerazioni annue) che comportano un inutile accanimento che rischia di favorire in molti casi la cooptazione degli stranieri irregolari in più pericolosi e allarmanti circuiti criminali.
-
Provvedere alla chiusura degli Opg (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) ed eliminare le misure di internamento psichiatrico per attuare quanto previsto dalla legge Basaglia e dal decreto 229 del 99. Abolire le altre misure di sicurezza divenute pressoché indistinguibili dalle pene detentive. Risorse, sinergie coi territori e col Servizio Sanitario Nazionale per realizzare il superamento della misura di sicurezza in ospedale psichiatrico giudiziario.
-
Adeguare la dotazione organica della Polizia Penitenziaria, anche in ragione dell’ampliamento delle attuali strutture penitenziarie. Assumere almeno 6.000 unità aggiuntive e mettere in atto un piano di ottimizzazione delle risorse umane disponibili, comprese quelle distolte dal servizio negli istituti di pena, risultando sproporzionata la quota (quasi la metà, 18.000 uomini e donne) destinata ad altri servizi che genera insostenibili carichi di lavoro per il personale impiegato nei servizi d’istituto.
-
Riportare i finanziamenti al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria almeno ai livelli del 2001 anche per consentire il pagamento dei servizi di missione e delle numerose ore di lavoro straordinario espletate e non corrisposte al personale.
-
Mettere in atto il piano carceri del Governo sul fronte edilizio inserendo in finanziaria lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro, così come previsto Dal Ministro Alfano e dal Commissario Straordinario per l'edilizia penitenziaria, nonché capo del Dap, dott. Franco Ionta.