West Nile. Rezza: “Non c’è allarme nazionale. Ma in Campania tasso letalità elevato, possibile sottostima casi”

West Nile. Rezza: “Non c’è allarme nazionale. Ma in Campania tasso letalità elevato, possibile sottostima casi”

West Nile. Rezza: “Non c’è allarme nazionale. Ma in Campania tasso letalità elevato, possibile sottostima casi”
L’ex Dg della Prevenzione del Ministero: “Balza all'occhio lo squilibrio del rapporto fra numero di decessi e numero delle infezioni. Il controllo delle zanzare resta il cardine delle attività di prevenzione e contenimento anche nei confronti del virus del Nilo occidentale”.

Tra i dati sui focolai di West Nile attivi nel nostro Paese “balza all’occhio lo squilibrio del rapporto fra numero di decessi e numero di casi in Campania, che farebbe pensare a una sottostima del numero di casi neuroinvasivi in questa regione o, come ipotesi alternativa, a un’età mediamente più elevata delle persone infette”. Lo spiega Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, sulla sua pagina Facebok. “La prima ipotesi”, aggiunge, ovvero “sottostima dei casi con coinvolgimento neurologico, può non convincere se si considera che questi in genere rappresentano i casi più gravi e quindi maggiormente identificabili. Rimane il fatto che il tasso di letalità fra i casi campani sinora identificati appare elevato”.

In generale il bollettino dell’Istituto superiore di sanità di ieri, riassume Rezza, “riporta a fine luglio 89 casi di West Nile, di cui 40 forme neuroinvasive, e 8 decessi. Il Lazio segnala un totale di 58 casi (di cui 23 neuroinvasivi con 2 decessi), a fronte dei 16 della Campania (di cui 10 neuroinvasivi con 5 decessi). Globalmente, Lazio e Campania contano per 72 degli 89 casi e 7 decessi, mentre i residui casi sono distribuiti fra Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia e Sardegna. Rispetto al passato, pochi casi sono stati riportati in Pianura padana, e la novità è rappresentata dal coinvolgimento del basso Lazio, mentre in Campania già lo scorso anno erano stati segnalati, anche se in province diverse, 16 casi neuroinvasivi”.

Rispetto al luglio dello scorso anno, “quando i casi erano 36, la stagione evidenzia una maggiore attività virale – rileva l’epidemiologo – e le serie storiche mostrano quasi sempre un aumento dei casi nel mese di agosto, prima di iniziare il declino settembrino, anche se è difficile fare previsioni, così come è difficile stimare il numero totale di persone che si sono infettate perché gli assunti alla base di tali stime (il rapporto fra casi gravi e non gravi è stato studiato in Paesi diversi dal nostro) risentono della distribuzione per età della popolazione”.

Non esiste quindi per il virus West Nile , sottolinea Rezza, “una situazione di allarme generalizzato a livello nazionale, in quanto i focolai sono confinati in alcune aree del Paese, almeno per ora. Come abbiamo già evidenziato, appare poco colpito il Nord”.

E’ bene però, precisa, “esercitare il massimo sforzo nelle aree colpite (disinfestazioni, uso di zanzariere, misure di protezione individuale, e -come si sta del resto già facendo – controllo delle donazioni di sangue), ma anche rafforzare la vigilanza nelle regioni apparentemente indenni. A differenza di altre infezioni trasmesse da vettori (Dengue, Chikungunya, malaria), la presenza di serbatoi animali (uccelli) rende più complesse le attività di eradicazione, ma il controllo delle zanzare resta il cardine delle attività di prevenzione e contenimento anche nei confronti del virus del Nilo occidentale”.

01 Agosto 2025

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