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Rischio nucleare. Dal riparo al chiuso alla iodoprofilassi. Ecco il piano del Governo inviato alla Conferenza Unificata per fronteggiare eventuali incidenti a impianti in Paesi esteri

di Luciano Fassari

Pronta la bozza del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari in cui vengono definite le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati “oltre frontiera”, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei. IL DOCUMENTO

08 MAR - Il conflitto in Ucraina ha fatto riemergere la paura di incidenti alle centrali nucleari. E così il Governo ha deciso di accelerare sull’adozione del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari previsto dal decreto legislativo 101/2020 che dovrebbe essere approvato in Conferenza Unificata a breve.
 
Il Piano, datato 27 gennaio 2022 quindi antecedente alla crisi Ucraina, individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati “oltre frontiera”, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei, tali da richiedere azioni d’intervento a livello nazionale e che non rientrino tra i presupposti per l’attivazione delle misure di Difesa Civile, di competenza del Ministero dell’Interno.
 
“A seguito di un incidente severo a una centrale nucleare – si legge - , e sulla base di valutazioni dosimetriche, si può presentare la necessità di intervenire per ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti. L’esposizione può avvenire in modo diretto (inalazione da aria contaminata, irraggiamento diretto da suolo e da nube), a seguito del passaggio della nube radioattiva o in modo indiretto, per inalazione da ri-sospensione o ingestione di alimenti e bevande contaminati”.
 
Le misure di tutela della salute pubblica considerate dal Piano sono:
- misure protettive dirette; si tratta di riparo al chiuso e iodoprofilassi, attuate nella prima fase dell’emergenza nelle prime ore dal verificarsi dell’evento;
 
- misure protettive indirette; restrizioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti di origine vegetale e animale, misure a protezione del patrimonio agricolo e zootecnico, e monitoraggio della radioattività nell’ambientale e delle derrate alimentari. Sono attuate nella seconda fase dell’emergenza.
 
Il Piano inoltre prevede l’adozione delle seguenti altre misure:
- assistenza a cittadini italiani che si trovino in un Paese estero interessato da una emergenza radiologica e nucleare;
- misure relative all’importazione di derrate alimentari e altri prodotti contaminati;
- monitoraggio della contaminazione personale dei cittadini italiani di rientro dal Paese incidentato;
- gestione dell’informazione alla popolazione.
 
Le Fasi di una emergenza
Sulla base dell’evoluzione dello scenario incidentale considerato, le fasi di una emergenza sono:
 
Prima fase
La prima fase inizia con il verificarsi dell’evento, e si conclude quando il rilascio di sostanze radioattive è terminato. È caratterizzata dal passaggio sul territorio interessato di una nube radioattiva. Le principali vie di esposizione sono l’irradiazione esterna e l’inalazione di aria contaminata. Durante questa Ia fase sono necessarie azioni tempestive di contrasto all’evoluzione incidentale, e l’attuazione tempestiva delle misure protettive a tutela della salute pubblica.
 
Seconda fase
La seconda fase è successiva al passaggio della nube radioattiva, ed è caratterizzata dalla deposizione al suolo delle sostanze radioattive e dal loro trasferimento alle matrici ambientali e alimentari. Le principali vie di esposizione sono l’irradiazione diretta dal materiale depositato al suolo, l’inalazione da ri-sospensione e l’ingestione di alimenti contaminati. Durante la IIa fase è prevista la determinazione puntuale del quadro radiometrico delle aree interessate dalla contaminazione radioattiva, e il controllo delle matrici alimentari, per individuare eventuali situazioni di elevata contaminazione che richiedano interventi nel settore agricolo e zootecnico, di restrizione sulla produzione, e sul consumo di prodotti alimentari.
 
Fase di transizione
È la fase che mira al passaggio da una situazione di esposizione di emergenza a una situazione di esposizione esistente o programmata, e all’ottimizzazione della strategia di protezione. Inizia quando il territorio è stato caratterizzato dal punto di vista radiometrico e la sorgente è stata messa sotto controllo. Sono avviate le azioni di rimedio e di bonifica dei territori contaminati, e la gestione dei materiali contaminati prodotti durante l’emergenza. Proseguono i programmi di sorveglianza radiologica dell’ambiente e della catena alimentare, anche a verifica delle azioni di bonifica eseguite.
 
Il Piano considera tre scenari legati a un incidente all’estero.
Incidente a un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali
Il primo scenario considera un incidente a un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali tale da comportare l’attuazione di misure protettive dirette e indirette della popolazione, e di altre misure, quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati.
 
Incidente a un impianto posto oltre 200 km dai confini nazionali
Il secondo scenario considera un incidente ad un impianto in Europa posto oltre 200 km dai confini nazionali tale da comportare l’attuazione di misure protettive indirette della popolazione, e di altre misure quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati.
 
Incidente a un impianto extraeuropeo
Il terzo scenario considera un incidente ad un impianto posto in qualsiasi altra parte del mondo tale da comportare l’attuazione di misure di risposta quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e di misure per la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati.
 
Misure nella prima fase operativa di allarme
Per ridurre l’esposizione a contaminanti radioattivi e gli effetti che da essa possono derivare, nella prima fase dell’emergenza possono essere disposte le seguenti misure di tutela della salute pubblica:
- indicazione di riparo al chiuso;
- interventi di iodoprofilassi;
- assistenza alla popolazione italiana in un paese estero interessato da un incidente.
 
Indicazione di riparo al chiuso
La misura del riparo al chiuso consiste nell’indicazione alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, di norma poche ore, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni. L’obiettivo della misura è evitare l’inalazione e l’irraggiamento esterno derivanti dal passaggio della nube radioattiva e dalla ri-sospensione del materiale radioattivo depositato al suolo. L’efficacia della misura dipende dal tipo di edifici all’interno dei quali ci si ripara (mediamente, al chiuso le dosi sono abbattute di un terzo), e dalla durata del rilascio (più è breve la durata, più efficace è la misura).
Durante il periodo di riparo al chiuso, la popolazione è invitata a mantenersi informata sulla situazione radiologica in atto, sui comportamenti da adottare e le azioni da adottare, sintonizzandosi su stazioni radio e canali televisivi, o accedendo a siti web istituzionali.
Nelle aree interessate dal provvedimento, sono attuate in via precauzionale le seguenti ulteriori misure protettive:
-blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte);
-blocco della circolazione stradale;
misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico.
 
In caso di adozione della misura di riparo al chiuso, le autorità competenti:
- comunicano tempestivamente alla popolazione il tempo di inizio e la durata della misura di riparo al chiuso;
- restano in contatto con la popolazione fornendo le informazioni necessarie e i relativi aggiornamenti;
- istituiscono modalità di contatto informativo per la popolazione (numero verde);
- forniscono istruzioni specifiche alle scuole;
- fanno fronte ai bisogni primari della popolazione (cibo, acqua, assistenza sanitaria, energia, ecc.);
- effettuano il monitoraggio delle dosi per valutarne l’efficacia;
- coordinano l’impiego delle strutture operative dislocate sul territorio.
- L’indicazione di restare in luoghi chiusi è comunicata alla popolazione dal DPC attraverso la SSI o le Prefetture interessate.
 
Indicazione di iodioprofilassi
Tra le sostanze radioattive che possono essere emesse in caso di grave incidente nucleare, c’è lo Iodio 131. Lo iodio radioattivo può essere inalato o assunto con acqua e alimenti. A dosi elevate, la popolazione può essere esposta ad un aumento della probabilità di contrarre tumori della tiroide. Il rischio di induzione di carcinoma tiroideo da iodio radioattivo è fortemente dipendente dall’età al momento dell’esposizione; più precisamente la classe di età 0-17 anni risulta quella a maggior rischio di effetti dannosi. Tale rischio si riduce sensibilmente negli adulti e tende ad annullarsi oltre i 40 anni di età. Esiste una maggiore radiosensibilità della tiroide in alcune condizioni fisiologiche (allattamento e gravidanza). La iodoprofilassi è una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione, per prevenire gli effetti deterministici (morte delle cellule, pesanti disfunzioni cellulari, ecc.) e stocastici (neoplasie, malattie ereditarie, mutazione delle cellule somatiche o di quelle riproduttive, ecc.).
- Il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l'inizio stimato dell'esposizione. Da evidenziare che somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all'esposizione può causare più danni che benefici (prolungando l'emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide)1.
- La misura della iodoprofilassi è quindi prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento.
- Il Ministro della Salute può decidere l’attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate.
 
Misure nella seconda fase operativa di allarme
Nella seconda fase dell’emergenza vengono disposte le seguenti misure di tutela della salute pubblica:
- controllo della filiera produttiva, e definizione di eventuali restrizioni alla commercializzazione di prodotti agroalimentari;
- limitazione della contaminazione dei prodotti destinati all’alimentazione umana e animale;
- limitazione all’importazione di beni e derrate alimentari.
 
L.F.


08 marzo 2022
© Riproduzione riservata

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