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Payback dispositivi medici. Giorgetti: “Aziende devono corrispondere alle Regioni 2,1 mld. Risorse servono per erogazione Lea e mantenere equilibrio bilanci”. Ma apre a prossima revisione payback


Il ministro ha infatti ricordato che entro oggi devono essere emanati dalle Regioni i provvedimenti che individuano l'onere a carico di ciascuna azienda fornitrice, che dovrà versare la quota a proprio carico alla Regione entro i successivi 30 giorni. Per il futuro: "Il Governo si riserva una manutenzione della normativa in essere". Così il ministro dell'Economia rispondendo ad un question time di Sala (FI), oggi pomeriggio alla Camera.

14 DIC -

"Il decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, del 6 luglio 2022, ha certificato lo scostamento per gli anni dal 2015 al 2018 e, di conseguenza, ha individuato la quota di payback che le aziende fornitrici devono corrispondere alle regioni e alle province autonome, pari a 2 miliardi 100 milioni di euro complessivi. È previsto che, entro la data di oggi, siano emanati dalle regioni i provvedimenti che individuano l'onere a carico di ciascuna azienda fornitrice, che dovrà versare la quota a proprio carico alla regione entro i successivi 30 giorni".

Così il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo oggi pomeriggio in aula alla Camera al question time sul tema presentato da Fabrizio Sala (FI), in cui il parlamentare chiede al Governo "se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a individuare altre forme di finanziamento degli sforamenti della spesa sanitaria, anche in considerazione del fatto che le imprese di fornitura del servizio sanitario sono quelle che maggiormente subiscono i ritardi di pagamento della pubblica amministrazione”.

Di seguito la risposta integrale del ministro Giorgetti.

"Presidente, onorevole Sala, le disposizioni in materia di payback si inseriscono nel contesto della normativa consolidata, che nel settore sanitario ha introdotto specifici parametri di governo delle principali aree della spesa, tali da garantire un efficiente utilizzo delle risorse ed evitare distorsioni nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, assicurando l'effettività e l'universalità del diritto alla salute.

Nello specifico settore dei dispositivi medici, l'articolo 17 del decreto-legge n. 98 del 2011 e l'articolo 15, comma 13, del decreto-legge n. 95 del 2012 hanno introdotto un tetto di spesa a livello nazionale. Successivamente, nel 2015, con il decreto-legge n. 78, è stata prevista la definizione di tetti regionali e, similmente a quanto già disposto per la spesa farmaceutica, il cosiddetto meccanismo di payback a carico delle aziende fornitrici in caso di superamento del tetto di spesa regionale.

Per effetto di tale meccanismo, le suddette aziende sono state chiamate a versare in favore delle regioni una quota dello scostamento del tetto, pari al 40 per cento nell'anno 2015, al 45 per cento all'anno 2016 e al 50 per cento a decorrere dal 2017. La restante quota di sforamento rimane a carico dei bilanci delle singole regioni. Il decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, del 6 luglio 2022, ha certificato lo scostamento per gli anni dal 2015 al 2018 e, di conseguenza, ha individuato la quota di payback che le aziende fornitrici devono corrispondere alle regioni e alle province autonome, pari a 2 miliardi 100 milioni di euro complessivi nel quinquennio indicato.

È previsto che, entro la data di oggi, siano emanati dalle regioni i provvedimenti che individuano l'onere a carico di ciascuna azienda fornitrice, che dovrà versare la quota a proprio carico alla regione entro i successivi 30 giorni.

Sotto l'aspetto procedurale, la normativa richiamata assicura, come detto, a questi enti territoriali risorse pari a 2 miliardi 100 milioni di euro, consentendo l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, preservando gli equilibri dei bilanci regionali, al fine di scongiurare l'applicazione delle sanzioni previste dall'articolo 1, comma 174, della legge n. 311 del 2004, cioè, compreso l'incremento per le regioni interessate delle aliquote dell'IRAP e dell'addizionale regionale all'Irpef.

Tanto premesso, il Governo si riserva per il futuro una manutenzione della normativa in essere, ferma restando, come già evidenziato, la necessità di garantire comunque i livelli essenziali di assistenza. Il Governo garantisce, quindi, questa massima attenzione in particolare in merito al settore del meccanismo dei payback sui dispositivi medici".

Fabrizio Sala (FI) in sede di replica ha dichiarato: "Sono soddisfatto della sua risposta, in particolare dell'attenzione che vorrà porre a questa categoria di imprese. Stiamo parlando di imprese che dal 2015 al 2018 hanno fatto forniture, hanno incassato il fatturato, hanno pagato le tasse e a cui, oggi, stiamo chiedendo di restituire, a fronte di ripiani di debiti fatti dalle regioni, fino al 50 per cento della fornitura, quindi, li stiamo obbligando a fornire - tra virgolette - “sottocosto”, in alcuni casi, non in tutti i casi, sistemi, device, che sono fondamentali, non solo quelli salvavita, che elencavo prima, ma anche quei device che ci consentono, attraverso l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo di queste piccole e medie imprese, che sono un tessuto molto importante nel nostro Paese, di far fronte all'emergenza futura, che è quella delle cure a livello territoriale e, quindi, della sanità territoriale. Oggi, la tecnologia ci può aiutare molto in questo perché vi è mancanza di risorse umane.

La sua attenzione è di fondamentale importanza, perché perdere questo patrimonio di piccole e medie imprese sarebbe veramente gravoso, dopodiché, sicuramente, il sistema di contenimento della spesa sanitaria non è una questione che abbiamo domandato lei, ma che domanderemo sicuramente al Ministro della Sanità, poiché abbiamo visto che, per esempio, Toscana e Puglia sono le due regioni che più sforano e che devono continuare a ripianare i debiti, quindi, sicuramente, una sana programmazione regionale, come ad esempio fa la Lombardia, è sicuramente più utile, ma in ogni caso non possiamo perdere questo tessuto economico importante del nostro Paese e della nostra economia".



14 dicembre 2022
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