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Liste d’attesa. Il j’accuse di Schillaci: “Non c’è monitoraggio efficace. Ora miglioreremo la raccolta dei dati”


Il Ministro commentando il report Agenas: “Se non si hanno dati precisi non si può 'curare la malattia'. E questo è il primo impegno che stiamo mettendo al ministero per cercare di risolvere questo problema delle liste d'attesa. Noi abbiamo bisogno di avere i dati, dobbiamo sapere in tutte le regioni” qual è la situazione.

10 NOV -

Oggi "non c'è nessun sistema reale efficace di monitoraggio delle liste d'attesa" che "è un problema annoso e doloroso che purtroppo risale indietro negli anni. E' la percezione peggiore che i cittadini hanno del Servizio sanitario nazionale". Lo ha evidenziato il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto oggi a Milano a un talk dell'evento del 'Corriere della Sera', intitolato 'Il Tempo della Salute', in corso a Milano. Commentando i risultati di un report fatto da Agenas in materia di attese, Schillaci ha osservato: "Quando leggiamo sul giornale che una cittadina è arrabbiata giustamente perché ha chiamato il Cup di un determinato ospedale in una determinata regione e le hanno detto che per fare la mammografia deve aspettare 720 giorni, questa è una cosa inaccettabile, però è una rilevazione aneddotica. In realtà noi dobbiamo avere dei dati".

"Se non si hanno dati precisi non si può 'curare la malattia'. E questo è il primo impegno che stiamo mettendo al ministero per cercare di risolvere questo problema delle liste d'attesa. Noi abbiamo bisogno di avere i dati, dobbiamo sapere in tutte le regioni" qual è la situazione. "Tra l'altro dal report emerge chiaramente come ben 9 Regioni non hanno mandato i dati. Se noi non abbiamo una reale rappresentazione almeno regionale e per grosse patologie o per esami diagnostici che sono richiesti poi diventa più difficile intervenire. E' il nostro primo impegno in questo e stiamo già partendo" con l'obiettivo di "supportare le Regioni in una raccolta precisa e analitica dei dati". Poi "dobbiamo fare in modo di mettere insieme nei Cup regionali - e so che in questo la Lombardia si sta muovendo e anche la Regione Lazio - l'offerta del sistema pubblico e del sistema privato convenzionato".

“No visite domiciliari da 18% medici famiglia dato troppo alto”

Bisogna far sì che meno cittadini si rivolgano ai pronto soccorso", dal momento che "i dati mostrano che molte delle persone forse potrebbero non andarci". Questo si può fare "implementando la medicina territoriale". Il medico di medicina generale "è il primo che si deve preoccupare della salute dei cittadini e che meglio di altri conosce la salute dei suoi assistiti" ed è quello che "dovrebbe indirizzare verso i percorsi diagnostico-terapeutici più efficaci. Osservo che c'è una buona disponibilità in termini di visite domiciliari, anche se il 18% che risponde di non farle è un numero troppo elevato e forse su questo un approfondimento non sarebbe male farlo". E' la riflessione del ministro della Salute.

Va detto, ha aggiunto il ministro, "che il carico burocratico al quale vanno incontro i medici di medicina generale negli anni è cresciuto" e, ha ricordato, "abbiamo cercato di rendere più facili alcuni percorsi" anche "rendendo la ricetta elettronica uno strumento stabile che possono utilizzare per diminuire questo carico burocratico e per facilitare la vita dei cittadini. Va fatto un focus sulla medicina generale", ha concluso Schillaci, aggiungendo che occorre "rendere anche più attrattiva la professione", farla "diventare una specializzazione" e far capire ai medici di medicina generale "il loro indispensabile apporto nelle strutture territoriali che stiamo andando a realizzare".



10 novembre 2023
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