“Il testo della proposta offre la visione di una riforma significativa dello stato giuridico dei professionisti della salute in Italia, con l’obiettivo di migliorare la qualità del Servizio Sanitario Nazionale e garantire una determinante e strategica partecipazione più attiva da parte dei professionisti stessi nella programmazione e nell’erogazione delle cure, andando oltre il potere monocratico del Direttore Generale, con l’obiettivo che si sviluppi un loro soggettivo protagonismo tale da far sì che comprendano, condividano e concertino l’elaborazione, l’attuazione, il monitoraggio e l’eventuale modificazione delle scelte strategiche e tattiche della programmazione sanitaria e sociosanitaria e della sua attuazione in ogni fase nazionale, regionale ed aziendale”.
Così Saverio Proia, intervenendo oggi in audizione in commissione Affari sociali alla Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul riordino delle professioni sanitarie, ha illustrato la sua proposta di riforma.
La proposta di legge inizia con una dichiarazione di valenza quasi costituzionale e cioè l’impegno della Repubblica, intesa come Parlamento, Governo e Regioni, a valorizzare questo personale garantendo loro diritti e aspettative sinora se non negati di sicuro non attuati a fronte di doveri sempre più richiesti e talora non attinenti alle funzioni proprie di una professione della salute.
Gli assi portanti della proposta prevedono:
L’istituzione della Categoria Speciale dei Professionisti della Salute al pari della altre categorie speciali che garantiscono l’attuazione di un diritto costituzionalmente sancito, per il personale del Ssn appartenente alle professioni della salute previsti dalla legge 3/18, il che permetterebbe una contrattazione collettiva specifica per questa categoria, mentre il personale amministrativo, tecnico e professionale del Ssn rimarrebbe nella contrattazione dei comparti pubblici presso l’Aran.
La Contrattazione Nazionale e l’Accordo Quadro di Filiera in Sanità: la contrattazione nazionale per la nuova categoria speciale avverrebbe presso il Ministero della Salute (ho apprezzato che il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca si si già espresso per lo spostamento della contrattazione del personale del Ssn dall’Aran al Dicastero della Salute, mi auguro che anche altri Presidenti di Regione si esprimano in tal senso) con la partecipazione di rappresentanti del Ministero del Lavoro e della Solidarietà Sociale, della Funzione Pubblica e delle Regioni, propedeutico alla contrattazione per area (dirigenza medica e sanitaria, professionisti della salute dipendenti, medici e altre professioni convenzionati) sarebbe previsto un “Accordo Quadro di Filiera dell’insieme delle realtà pubbliche e private dei professionisti della salute” al fine di omogeneizzare gli istituti contrattuali e favorire la partecipazione sindacale nella programmazione della salute.
La Riforma del Lavoro sanitario e la depenalizzazione dell’atto medico e di quello sanitario: il rapporto di lavoro dei professionisti della salute andrebbe orientato e regolato per obiettivi di salute concordati e condivisi, si propone la depenalizzazione dell’atto medico, e di quello sanitario eccetto nei casi di colpa grave; andrebbero ridotti gli adempimenti non sanitari o clinici che non rientrano nelle competenze dirette dei professionisti della salute.
La partecipazione e democratizzazione dell’attività professionale garantendo una maggiore partecipazione delle rappresentanze sindacali e ordinistiche nella definizione del Patto per la Salute, e a democratizzare l’attività professionale attraverso la riforma del potere monocratico del Direttore Generale, la creazione di organi elettivi del personale realmente e diffusamente rappresentativi, prevedendo, di conseguenza, la non punibilità delle dichiarazioni e atti esercitati in virtù del mandato elettivo.
La sorveglianza e sicurezza nei luoghi di lavoro prevedendo la presenza di un presidio di pubblica sicurezza nei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione, l’attivazione di strumenti di videosorveglianza in presidi a rischio, e la rimozione di ostacoli per garantire l’attuazione del diritto alla salute senza situazioni di disagio per i professionisti e l’attribuzione agli stessi della qualifica di pubblico ufficiale.
La promozione dell’umanizzazione nei luoghi di assistenza e la realizzazione di campagne mediatiche per sensibilizzare la popolazione sul ruolo strategico dei professionisti della salute e sulle modifiche legislative introdotte.
La riforma del mercato del lavoro sanitario e sociosanitario con il divieto di ricorrere ad agenzie interinali o cooperative, salvo situazioni emergenziali previa concertazione ed intesa con le rappresentanze sindacali, prevendo al posto delle attuali borse di studio, sia per i medici che per gli altri professionisti sanitari specializzandi uno specifico contratto di formazione lavoro, inserito all’interno del contratto della dirigenza, parimenti andrebbe realizzato un analogo contratto di formazione lavoro per gli studenti del secondo e terzo anno del corso di laurea abilitante degli infermieri e di altre professioni sanitarie, garantendo, quindi, i medesimi diritti normativi, previdenziali ed economici, tenendo conto della specificità dello status di specializzandi o formandi, del personale già dipendente, evidenziando che costituiscono una valore aggiunto e una componente fondamentale nell’organizzazione del lavoro.
Uno specifico articolato impegno per affrontare e risolvere l’emergenza infermieristica e di altre professioni, essendo la cronica carenza di infermieri una se non la principale questione da risolvere attraverso una strategia complessiva.
Una diversa Riforma della formazione specialistica e delle lauree delle professioni sanitarie attraverso una maggiore responsabilizzazione e partecipazione del Ssn attraverso anche la realizzazione di una sede formativa speciale integrata Ssn e Università attraverso l’istituzione dell’”Accademia di alta formazione delle professioni sanitarie” un’idea che riprende contestualizzandola un’idea forza delle Scuole di Sanità pensata nello scorso secolo da più esponenti illuminati basata sul principio indiscutibile che i futuri professionisti sanitari vadano formati e specializzati nell’ambito di elezione privilegiata del loro esercizio professionale cioè nei servizi e presidi territoriali ed ospedalieri del Servizio Sanitario Nazionale.
“È, pertanto, una proposta di legge che riflette una visione ampia e articolata della riforma del settore della salute, mirando a coinvolgere attivamente i professionisti nella gestione del sistema sanitario e a migliorare le condizioni di lavoro e la qualità delle cure offerte e, insieme ad un miglioramento economico delle retribuzioni, la giusta risposta alle attese della categoria le quali dopo l’esaltazione del loro ruolo determinante nella tragedia del Covid hanno visto nella fase successiva alla fine dell’epidemia disatteso l’impegno “tutto non sarà come prima” restituendo così l’onore e la dignità a quei combattenti dell’unica guerra che vada fatta: quella per la tutela e la promozione della salute individuale e collettiva, conditio sine qua non per lo sviluppo economico, sociale e politico del Paese. Appare evidente che l’attuazione di una riforma di questa portata ha bisogno di un approfondito e partecipato dibattito e una valutazione dettagliata degli impatti e delle implicazioni”, ha concluso Proia.