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Ticket. Grillo: “Al lavoro per abolire quello sui farmaci per fasce più deboli”. E su autonomie: “La sanità è già avanti quindi va bene così”


Lo annuncia il Ministro della Salute in un’intervista al Secolo XIX in cui parla anche del superticket: “Ho chiesto risorse al governo per poter aiutare le Regioni che non hanno i soldi per toglierlo”.

14 APR - “Ci sono persone, soprattutto anziani, che arrivano a spendere fino a 300 euro al mese di ticket. Sto lavorando all'abolizione del ticket sui farmaci per le fasce più fragili e a chi ha un reddito basso, a cui non bastano le esenzioni”. È quanto annuncia il Ministro della Salute, Giulia Grillo in un’intervista al Secolo XIX in cui torna a parlare anche del superticket. “È una tassa odiosa – afferma - e un problema soprattutto per i malati cronici. Ho chiesto risorse al governo per poter aiutare le Regioni che non hanno i soldi per toglierla, almeno per le fasce più fragili”.
 
Il Ministro poi parla anche dell’intramoenia. “Nel programma M5S – evidenzia - è previsto che l'intramoenia possa essere sospesa se supera un certo tetto. È, però, un'opportunità perché aiuta il servizio sanitario pubblico a stare in piedi e a non perdere professionisti. Il medico che visita nel suo studio deve essere collegato, per la fatturazione, all'azienda in cui lavora. La trasparenza e la digitalizzazione riducono gli episodi di corruzione”.

Grillo poi è tornata a parlare della carenza dei medici e della scelta di alcune regioni di richiamare i pensionati. “La priorità è garantire le cure ed è ovvio che si tratta di rimedi tampone. Ora purtroppo non abbiamo abbastanza medici con i titoli: sto lavorando a una riforma che consenta di accelerare l'ingresso dei neospecialisti e aumentare le borse, oltre a trasformare gli anni di specializzazione in formazione-lavoro. Oggi i neolaureati a spasso vanno a lavorare in Germania, Francia e Regno Unito : dobbiamo non farli scappare e garantire loro l'accesso nel pubblico”.
 
Una battuta anche sulla sanità privata: “È un'insidia per il pubblico perché ha regole più flessibili del pubblico e quindi la possibilità di garantire migliori performance, ma il privato non sostituirà mai il pubblico. La cosa più importante è che sia sempre la Regione a decidere su quali specialità affidare al privato”.
 
Infine, un commento anche sulle autonomie. “La sanità è già avanti sull'autonomia e quindi va bene così. Ci sono Regioni che hanno minori risorse e capacità economiche di altre: se rimangono ancora più indietro, le disparità aumenteranno e a una maggiore autonomia deve corrispondere un maggiore potere di controllo da parte del ministero. Il Consiglio superiore di sanità si occuperà anche di diseguaglianze tra Regioni".

14 aprile 2019
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