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Manovra. Smi boccia le misure per la diagnostica di primo livello per il medico di famiglia: “Fortemente perplessi”


Il sindacato giudica lo stanziamento di 235 mln per l’acquisto delle apparecchiature “una miseria se si confrontano i costi delle apparecchiature sanitarie; ma la verità è un’altra: la questione del supporto alle attività dei medici è posta in modo sbagliato. Per un servizio più efficiente abbiamo necessità di personale amministrativo infermieristico”.

04 NOV - “La Legge di Bilancio 2020, ai blocchi di partenza a Palazzo Madama, contiene una misura che prevede l’acquisto di apparecchiature sanitarie per i medici di medicina generale con un importo a disposizione di 235 milioni di euro. Questo provvedimento non ci convince, nella misura in cui dovrebbe abbattere le liste di attesa, lascandoci fortemente perplessi”. È quanto dichiara Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI.
 
“I medici di medicina generale in Italia sono circa 50 mila, quindi avrebbero a disposizione circa 4000 euro pro capite per fare eventuali acquisti previsti dall’articolo 55 della nuova Legge di Bilancio. Una miseria se si confrontano i costi delle apparecchiature sanitarie; ma la verità è un’altra: la questione del supporto alle attività dei medici è posta in modo sbagliato. Per un servizio più efficiente abbiamo necessità di personale amministrativo infermieristico. Attualmente non tutti i medici percepiscono l’indennità di segretaria di studio, appena il 60 per cento e il 35 per cento quella da infermiere, con un contributo di appena 350 euro lorde per un medico che ha in carico 1000 pazienti. Una misura nettamente insufficiente, con i compensi rimasti al palo da decenni” aggiunge Onotri.
 
“Sarebbe molto meglio se si fosse provveduto a destinare questi finanziamenti alla medicina del territorio, prendendo atto che le forme organizzative, a partire dalle Aggregazioni Funzionali Territoriali non hanno funzionato da nessuna parte del Paese; così come, purtroppo, non si è verificato una sensibile riduzione degli accessi agli ospedali con la nascita delle cosiddette Case della Salute”.
 
“Le domande, in queste ore, che tutti i medici di medicina generale si stanno facendo davanti la possibilità di erogare eventuali prestazioni diagnostiche è quella di come quest’ultime verrebbero inquadrate a livello contrattuale, considerato che oggi le prestazioni di particolare impegno che eroghiamo nei nostri studi, non prevedono compensi ma solo un minimo rimborso dei materiali usati e quale possibile inter formativo sarebbe previsto per il medico di MMG. Quando poi i medici dovrebbero farle queste prestazioni aggiuntive, sempre per un compenso di 4 euro lorde a paziente al mese, considerando le quasi 60 h. settimanali di lavoro che un medico massimalista dedica alle attività ambulatoriali domiciliari e burocratiche?” così ancora il Segretario Generale dello SMI.  
 
“La verità è un’altra, aggiunge Onotri, ancora una volta la politica si è rilevata miope rispetto al grido di sofferenza dei medici italiani. I loro stipendi, infatti, sono fermi dal 2010; non lo dice la mia parte sindacale ma tutte le più recenti analisi che certificano l’Italia come paese agli ultimi posti in Europa per gli stipendi dei medici”.
 
“Dalla Legge di Bilancio del 2020 ci aspettiamo ben altro. Noi ci batteremo affinché venga previsto un fondo aggiuntivo da destinare al rinnovo dell’Accordo Collettivo Nazionale dei medici di medicina generale italiani, che equipari i loro stipendi ai colleghi francesi e tedeschi. Solo in questo modo si potrà mettere fine alla lenta agonia della professione medica nel nostro paese e renderla attraente per le nuove leve di giovani medici ed impedire l’implosione del SSN. Un collasso che non potrà essere evitato neanche traslando le mansioni dei medici di medicina generale ad altre figure professionali come, da tempo, si sta cercando di fare” conclude Onotri.
 

04 novembre 2019
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