Lo scorso 5 novembre è stato presentato in Senato un disegno di legge, d’iniziativa del Senatore Adriano Paroli (FI), che affronta i cambiamenti evolutivi del sistema sanitario rispetto all’ assistenza farmaceutica pubblica del Ssn. Un provvedimento che renderà più incisivi quei meccanismi regolatori che saranno di supporto alla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
Il disegno di legge nasce da un progetto, da subito condiviso dal senatore Paroli e dalla senatrice Gelsomina Vono, che ha avuto il supporto tecnico definitivo del presidente della Fofi Andrea Mandelli e di tutto il gruppo legislativo di Forza Italia del Senato.
La richiesta di un intervento legislativo che potesse riattualizzare il DPR 128/69, che fino ad oggi ha regolamentato quasi tutta la materia, è stata, da tempo, avanzata dall’associazione sindacale SiNaFO che, insieme ai suoi quadri, al suo Segretario Generale (Roberta Di Turi) ed al supporto tecnico dell’avvocato Prof. Nicola Gasparro, ha fatto muovere i “primi passi” a questo importante progetto. Il Disegno di Legge n. 1605, così come formulato, si propone di colmare un vuoto normativo pluridecennale sull’argomento. Risalgono, infatti, al 1969 (con il DPR 128) e al 1978 (con la legge 833), gli ultimi aggiornamenti giuridico/ legislativi di rango nazionale sul settore. Un vuoto colmato, troppo spesso, da norme regionali e che oggi, finalmente, potranno essere raccolte organicamente in un dispositivo unico a livello nazionale.
È, oramai da tempo, radicata la poliedricità del Ssn che deve necessariamente avvalersi di un sistema multidisciplinare necessario per rendere sempre più efficace l’assistenza sanitaria necessaria a tutelare, in particolare, una popolazione che invecchia sempre più. Diventa quindi prioritaria la presenza di una figura che sia vicina al paziente, cogliendone appieno le peculiarità terapeutiche e che affianchi il clinico nella interpretazione della domanda di salute affinché sia vicina ai reali bisogni dell’assistito.
Per una idonea realizzazione del delicato processo di formulazione della corretta domanda di trattamento (prescrizione farmaceutica) è necessario ricorrere ad una figura professionale che si esprima garantendo un ruolo di terzietà nella valutazione e tenga conto delle peculiarità del paziente: il farmacista clinico
Per realizzare al meglio il ruolo di questo professionista diviene fondamentale il ricorso ad idonei strumenti e strutture utili a consentire l’esercizio professionale in completa autonomia e consapevolezza, all’interno di un quadro organizzativo normato a livello nazionale nel quale devono essere assicurate tutte quelle forme assistenziali atte a garantire la cura dei pazienti. Fortunatamente non abbiamo bisogno di inventare nuovi modelli organizzativi poiché, oltre a quelli già presenti nel nostro Paese, si possono riprodurre esempi dall’estero correlati alle buone pratiche cliniche che si sono evolute nel tempo.
In Europa, peraltro, già da diversi anni esistono Farmacie Ospedaliere che hanno mostrato risultati eccellenti in termini di efficacia, efficienza ed appropriatezza prescrittiva a totale beneficio non solo del paziente ma, anche, della sostenibilità del Ssn. Ai servizi farmaceutici territoriali, invece, anche per il tramite delle farmacie di comunità, è riservato il compito di garantire assistenza nel campo delle cronicità a complemento dell’azione svolta in ambito ospedaliero, ovvero in continuità ospedale/territorio. Aspetti come l’aderenza e la persistenza terapeutica, divengono fondamentali per terapie che durano anni (anche decenni) e che accompagnano il paziente più fragile in un quotidiano difficile.
Non si deve peraltro dimenticare che un paziente (soprattutto se anziano) sempre più di frequente viene a trovarsi in situazione di politerapia. ln tal caso si dovranno attivare procedure di revisione e riconciliazione delle terapie affinché si possa ridurre all’essenziale l’elenco dei farmaci utili (deprescribing) riducendo il rischio concreto di reazioni avverse o interazioni tra farmaci che possono rappresentare un problema di sicurezza importante.
Per tutto quanto rappresentato, dunque, occorre ridefinire, attraverso un dispositivo legislativo ad hoc, un modello organizzativo standardizzato che permetta un servizio di assistenza omogeneo in tutta Italia e allineato al modello europeo. Tutto questo consentirà la realizzazione di una assistenza adeguata, scevra da “pressioni esterne” di qualunque natura, in grado di fornire una informazione completa e indipendente ai clinici e ai cittadini assicurando quella certezza di qualità assistenziale che un sistema di welfare degno di questo nome ha il dovere di garantire.