Credo che questo Documento di economia e finanza sia per così dire addomesticato alle esigenze politiche della maggioranza e per niente orientato a dare risposte credibili al Paese che ha bisogno di stabilità e di grande buonsenso.
Si rivela, perciò, in larga parte insufficiente e inadeguato perché lascia irrisolti nodi come la pressione fiscale alle stelle, occupazione, welfare, sanità. A questo il Def avrebbe dovuto dare una risposta. Alle tasse che aumentano, invece di diminuire, alla democrazia bizantina e ossessiva che opprime la libertà d'impresa, al debito pubblico e alle risorse da destinare al recupero di una politica sociale che ristabilisca uno stato di maggiore coesione tra i cittadini.
Sulle politiche sociali della sanità mancano risorse adeguate, il riallineamento tra spesa e PIL e non c’è consapevolezza della necessità di una governance diversa.
Credo che abbiamo il dovere di dire qualcosa in più su cosa si può fare in termini di governance complessiva di una sanità nella quale le dinamiche demografiche e l'evoluzione delle tecnologie portano a uno squilibrio profondo fra la domanda e l'offerta e la capacità di dare una risposta adeguata a tutte quelle persone che in numero sempre maggiore rinunciano a curarsi per l'impossibilità di accedere al servizio sanitario nazionale o magari si impoveriscono per farlo, andando ad incrementare la spesa privata.
In questo particolare momento, la difficoltà economico-finanziaria ha ricadute molto pesanti e gravi sui livelli di coesione sociale e penso debba essere affrontata con un atteggiamento meno orientato ad esaltare i decimali di un miglioramento che non vedo e più impegnato a risolvere concretamente i problemi che vivo tutti i giorni sul territorio, nello stato di sofferenza di aziende e famiglie. E in quello di grande disagio, disillusione, rabbia, protesta e sdegno dei nostri giovani.
Credo che tutto questo emerga nei dati di finanza pubblica, che sono in parte anche esposti con elementi documentali puntuali e precisi nel Documento di economia e finanza. Un’aggravante, considerato che partendo da questi dati si sarebbe dovuto costruire, a iniziare dal Governo, una riflessione seria per comprendere la situazione di crisi e di stagnazione economica del Paese, che non può essere riparata con la copertura in deficit della clausola di salvaguardia sull'aumento dell'IVA, che mi sembra soltanto un'alchimia.
Un'altra alchimia è celebrare le contraddizioni tra debito e PIL. Bisogna, invece, esplorare l'effetto di ricaduta sulle politiche sociali, su un welfare che riduce sempre più le coperture e le garanzie, che produce una condizione di aumento delle diseguaglianze, che riacutizza quelle diseguaglianze che, invece, dovremmo riparare per restituire un livello vero, pieno e attuato di coesione sociale al patto intergenerazionale che risulta essere gravemente pregiudicato. Tutto ciò al Sud assume colori più foschi e una situazione di sofferenza che si legge nella condizione di maggior e più evidente crisi, precariato e disoccupazione.
Un giudizio negativo su questo documento, dunque e auspico che alcune osservazioni fatte oggi in quest’aula possano servire a recuperare le ragioni perché nella legge di bilancio si metta un po' di buona volontà in più e, soprattutto, si dica qualche parola di verità in più al Paese.
Sen. Luigi d’Ambrosio Lettieri