“Un problema centrale per la tenuta sociale del Paese riguarda il funzionamento del sistema sanitario, stretto non solo da vincoli finanziari stringenti, ma anche dai fattori demografici di contesto – che comportano un aumento delle patologie croniche e una domanda di cure più complessa -, da carenze di personale e liste d’attesa e da crescente concorrenza della sanità privata. Resta inoltre insuperata la questione delle forti disuguaglianze esistenti sul territorio. Nonostante gli investimenti attivati con il PNRR, in particolare in innovazione tecnologica e rafforzamento dell’assistenza territoriale, secondo i dati più recenti la spesa sanitaria pubblica si manterrà attorno al 6,3 per cento del PIL nel 2024 per scendere progressivamente al 6 per cento nel 2028. Sebbene in termini assoluti essa cresca di circa 8 miliardi, il rapporto rispetto al PIL segnala un definanziamento”. È quanto segnala il Cnel nella sua audizione sulla Manovra di fronte alle Commissioni congiunte di Camera e Senato.
“Con le ulteriori risorse – rileva il Cnel – stanziate con la manovra, salgono complessivamente a 6 miliardi di euro le risorse aggiuntive per la sanità per il 2026 (che includono i 3,7 miliardi già previsti dalla precedente manovra), destinate a personale, indennità, prevenzione, assistenza territoriale e ricerca. È incluso un piano straordinario di assunzioni con oltre 12mila nuove unità nel 2026, vengono rafforzati gli screening oncologici esistenti e introdotto quello per il tumore del polmone, e vengono potenziate diverse misure a sostegno di malattie rare, salute mentale e cure palliative. A fronte di queste misure e del segnale positivo che contengono, il quadro della sanità rimane critico e richiederebbe un impegno finanziario maggiore”.
Nello specifico il Cnel evidenzia che “il fabbisogno aggiuntivo necessario a smaltire le liste di attesa, garantire i LEA, assumere nuovi professionisti, sostenere la digitalizzazione e investire in prevenzione e invecchiamento attivo non sembra garantito dalle risorse in manovra. In linea di massima si ritiene superato il criterio storico su cui si basa il riparto del Fondo sanitario nazionale, in quanto trascina le disuguaglianze territoriali e spinge i cittadini verso la spesa privata e la sanità integrativa, con il rischio concreto di rafforzare un sistema sanitario duale, e non universale. Su quest’ultimo punto si ribadisce che il welfare contrattuale deve rimanere complementare al sistema pubblico e mai sostitutivo dei LEA. Sullo stesso tema un aspetto attenzionato dalle Parti sociali riguarda l’esigenza di procedere all’aggiornamento annuale dei LEA, alla costituzione di un fondo straordinario per ridurre i divari territoriali, alla definizione di un piano nazionale per le liste d’attesa con tempi massimi vincolanti e di un sistema di valutazione uniforme della qualità dei servizi”.
“Sullo stesso tema – prosegue il Cnel – un aspetto attenzionato dalle Parti sociali riguarda l’esigenza di procedere all’aggiornamento annuale dei LEA, alla costituzione di un fondo straordinario per ridurre i divari territoriali, alla definizione di un piano nazionale per le liste d’attesa con tempi massimi vincolanti e di un sistema di valutazione uniforme della qualità dei servizi. Ulteriori risorse sono inoltre necessarie per promuovere l’assistenza domiciliare e di prossimità, nonché per la prosecuzione dello sviluppo della telemedicina, che deve dare risposte in termini concreti alle famiglie, agli anziani, alle persone fragili, al problema delle cure di lungo termine. Il tema dell’invecchiamento della popolazione si affianca a quello della non autosufficienza e più in generale della carenza di adeguato organico nel sistema pubblico: la sfida delle case di comunità può reggere solo in presenza di sufficienti assunzioni di personale. Data l’esiguità di risorse disponibili, sarebbe opportuno introdurre criteri di progressività dell’assegno di accompagnamento e della deduzione al 19 per cento delle spese sanitarie, che non dovrebbero essere garantite a prescindere dal reddito del beneficiario. Da parte sindacale si ribadisce la necessità di agire con un piano straordinario di assunzioni di personale sanitario”.
In sostanza il Cnel evidenzia che “c’è concordia sull’insufficienza delle risorse, e dunque sull’inadeguatezza degli stanziamenti rispetto alle esigenze, ma poco o per nulla sono considerate le potenzialità di sviluppo e di crescita che la spesa sanitaria potrebbe promuovere. In particolare il riferimento è al maggiore impegno per la ricerca scientifica in ambito biomedico e sociale – non limitatamente alla telemedicina -, agli investimenti per il personale – specie infermieristico – in termini di reclutamento e remunerazione, alle risorse non solo economiche, ma organizzative e di competenza, per affrontare la gestione degli accessi alle cure, delle liste di attesa e dei meccanismi di triage, dell’integrazione delle cure, dei budget individuali, dei piani terapeutici e sociali personalizzati. Nella direzione dell’aumento del benessere e dello sviluppo va anche l’ampliamento del raggio di azione della prevenzione, oggi circoscritta in larga parte alla prevenzione secondaria, verso i fattori di rischio legati all’organizzazione dei territori, alla crisi climatica, alla gestione della produzione e del consumo alimentare, a quella dei trasporti, alla prevenzione del disagio psichico”.