La bozza della legge di Bilancio 2026 dedica un intero pacchetto di misure al settore farmaceutico e al rafforzamento del ruolo delle farmacie come presidi di sanità territoriale. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato migliorare l’efficienza della spesa pubblica e l’accesso ai medicinali, dall’altro consolidare la rete capillare delle farmacie, trasformandole definitivamente in punti di erogazione di servizi sanitari.
La farmacia dei servizi da sperimentazione diventa finalmente parte strutturale del Servizio sanitario nazionale. Il Governo stanzia 50 milioni di euro annui a decorrere dal 2026 per rendere stabile il modello e garantire una presenza sanitaria diffusa sul territorio. Le farmacie convenzionate, per accedere ai fondi e poter offrire servizi sanitari, dovranno essere accreditate in conformità con quanto previsto per le altre strutture sanitarie che erogano prestazioni simili. Ciò significa che dovranno rispettare standard specifici di qualità, sicurezza, formazione del personale e dotazioni tecnologiche.
In concreto, le farmacie convenzionate che saranno riconosciute come presidi sanitari di prossimità, potranno erogare una serie di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie integrative rispetto a quelle fornite da medici e ospedali. Tra queste rientrano:
– screening e test diagnostici rapidi (glicemia, colesterolo, pressione, infezioni respiratorie);
– somministrazione di vaccini e servizi di telemedicina;
– prenotazione di visite specialistiche ed esami;
– ritiro referti, pagamento ticket e assistenza per pazienti cronici.
Le risorse saranno ripartite tra le regioni in base ai criteri di riparto sanitario e dovranno essere utilizzate per sostenere la rete delle farmacie convenzionate che partecipano al progetto. Ogni regione dovrà inoltre inviare annualmente al Ministero della Salute un report sull’attività svolta e sull’impiego dei fondi, per assicurare trasparenza e uniformità su scala nazionale.
La trasformazione della farmacia in “farmacia dei servizi” ha una portata che va oltre la distribuzione dei farmaci. Si punta a decongestionare ospedali e ambulatori, avvicinando le cure ai cittadini e potenziando la sanità territoriale. Il farmacista diventa così una figura chiave di raccordo tra il paziente e il sistema sanitario, capace di intercettare bisogni di salute, monitorare le cronicità e favorire la prevenzione.
Il modello è anche una risposta alla desertificazione sanitaria di molte aree rurali e periferiche, dove la farmacia resta spesso l’unico presidio sanitario accessibile. L’inclusione stabile nel Ssn consente di superare la fase di sperimentazione — avviata più di dieci anni fa — e di dare finalmente continuità economica e organizzativa al progetto.
Sul fronte della farmaceutica, il Governo punta a una gestione più razionale e sostenibile della spesa. La legge prevede che l’Agenzia italiana del farmaco effettui, ogni anno e non oltre il 30 novembre, una revisione del Prontuario Terapeutico Nazionale, cioè l’elenco dei farmaci rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale.
La revisione avverrà sulla base di criteri stringenti: efficacia clinica, sicurezza, appropriatezza d’uso, facilità di accesso per i pazienti e rapporto costo-beneficio per il Ssn. L’Aifa potrà così decidere se includere, mantenere, riclassificare o escludere determinati medicinali, oltre che rinegoziare i prezzi con le aziende farmaceutiche. Una misura che mira a garantire risparmi strutturali senza ridurre le tutele per i pazienti.
A partire dal 2026, il tetto nazionale della spesa farmaceutica per acquisti diretti — cioè quella che riguarda i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche per uso ospedaliero o distribuzione diretta — sarà incrementato dello 0,20%, mentre quello della spesa farmaceutica convenzionata, relativa ai medicinali erogati tramite le farmacie, crescerà dello 0,05%.
Si tenta così di riequilibrare il sistema introducendo correttivi che dovrebbero rendere più realistici i margini di spesa, tenendo conto dell’aumento dei costi di produzione, dell’ingresso di nuove terapie e del fabbisogno crescente legato all’invecchiamento della popolazione.
Parallelamente, viene ridefinito anche il tetto nazionale di spesa per i dispositivi medici, fissato al 4,6% della spesa sanitaria complessiva a partire dal 2026. L’obiettivo è contenere gli sforamenti e mantenere un equilibrio tra innovazione tecnologica e sostenibilità economica.
La manovra introduce infine misure per favorire la digitalizzazione e la circolazione sicura dei dati sanitari, potenziando il Sistema Tessera Sanitaria. Dal 2026 saranno operative nuove procedure per la generazione dei buoni dematerializzati per i prodotti senza glutine, utilizzabili in tutto il territorio nazionale tramite codice personale, e strumenti di interoperabilità europea per lo scambio transfrontaliero delle ricette elettroniche e dei referti clinici. Si tratta di un passo verso una sanità sempre più digitale e integrata, in linea con i progetti del Pnrr e con la trasformazione del modello di assistenza.
Giovanni Rodriquez