“Le istituzioni e noi tutti dovremmo impegnarci di più per trattenere e dare valore ai nostri giovani impegnati nella ricerca. giovani vanno via perché non gli garantiamo uno stipendio sufficiente per fare famiglia. Il loro sapere, che è sacro, deve rimanere in Italia. E ci dobbiamo impegnare in questo”.
Questo l’appello lanciato da Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento Prevenzione, Ricerca ed Emergenze sanitarie del ministero della Salute, intervenuta oggi agli Stati generali della ricerca medico-scientifica, in corso al Senato. Un’occasione per anticipare delle novità in arrivo per la ricerca italiana: “Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha proposto 200 milioni dedicati alla ricerca per il 2026. Questo è un segnale, sicuramente piccolo, ma finora la torta delle risorse si è sempre divisa in troppe fette, tra ricerca finalizzata, corrente e altre voci. Se ora arriva un po’ di ossigeno, è un bene. Contiamo che con la prossima Finanziaria, sia opposizione che maggioranza ci aiutino, perché ricordo che la salute è un bene pubblico, la scienza è un bene pubblico e non esistono colori”.
Campitiello ha poi sottolineato le necessità di sostenere i giovani ricercatori: “Io sono un esempio di giovane medico ricercatore scappato dalla propria università. Sono scappata prima nel privato e poi dopo un concorso pubblico, mi sono dedicata a fare il medico. È questo che non dovremmo consentire in Italia: i ricercatori, soprattutto i giovani, vanno mantenuti”.
Sul fronte della governance, ha evidenziato la necessità di una maggiore integrazione tra ricerca e sistema sanitario: “Serve dialogo costante tra ricerca, SSN e istituzioni. La ricerca non deve essere un comparto separato, ma parte integrante del sistema. Fare ricerca significa curare, prevenire, migliorare la vita delle persone. Manca però una reale unicità di intenti, che spesso porta a sovrapposizioni tra ministero della Salute e ministero della Ricerca. Una norma che istituisca una struttura interministeriale in grado di coordinare e governare il sistema sarebbe una buona idea”.
Campitiello ha poi ricordato che al ministero della Salute è in corso una profonda riorganizzazione del settore: “L’obiettivo è semplificare, perché la burocrazia complessa disincentiva enti, università e soprattutto giovani ricercatori, che per noi rappresentano un valore aggiunto. Semplificazione e trasparenza devono essere i nostri punti di riferimento. Immagino – forse illudendomi – un sistema sanitario basato sui dati e sull’evidenza scientifica, perché solo così la politica può andare lontano. La scienza deve mantenere il timone”.
Un passaggio, infine, anche sugli Irccs: “Abbiamo un grande laboratorio di alleanza, di cui sono fiera e che ci invidiano nel mondo: i 66 Irccs, che dialogano ogni giorno con imprese e cittadini, fungendo da ponte tra ricerca di base e clinica. Il ministero della Salute – ha concluso – sta lavorando a una riforma innovativa degli Irccs che introdurrà, se approvata da Parlamento e Senato, la nuova figura del ricercatore dirigente. L’innovazione deve sempre poggiare sul buonsenso, perché solo così porta risultati concreti e tangibili”.