L’audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera ha riportato all’attenzione del Parlamento la lunga e complessa vicenda del riconoscimento degli odontotecnici come professione sanitaria. A intervenire è stato Mauro Marin responsabile relazioni istituzionali dell’Antlo (Associazione Nazionale Titolari di Laboratorio Odontotecnico), che ha ribadito l’urgenza di un adeguamento normativo per una categoria che opera da tempo con competenze altamente specializzate, ma che ancora non gode dello status di professione sanitaria riconosciuta.
L’intervento ha ripercorso il travagliato iter legislativo iniziato con la firma del Ministro della Salute Umberto Veronesi, successivamente bloccato dal Consiglio di Stato a causa della riforma del Titolo V della Costituzione, che ha reso la materia sanitaria di competenza concorrente tra Stato e Regioni. Nonostante i tentativi di rilancio del percorso normativo, il riconoscimento formale degli odontotecnici come professionisti sanitari è ancora fermo.
Un vuoto normativo che danneggia la salute pubblica
Secondo quanto illustrato da Marin, la mancata evoluzione dell’inquadramento giuridico e formativo degli odontotecnici rappresenta un grave problema per la tutela della salute pubblica. Attualmente, la normativa di riferimento per questa categoria risale addirittura al Regio Decreto del 1928, un quadro normativo ormai obsoleto e inadatto a regolamentare un settore in continua evoluzione tecnologica e scientifica.
Il referente dell’Antlo ha sottolineato come l’entrata in vigore del Regolamento UE 2017/745 sui dispositivi medici abbia aumentato le responsabilità degli odontotecnici, rendendo il loro ruolo sempre più centrale nel garantire qualità e sicurezza nella produzione di protesi dentarie. Tuttavia, l’assenza di un adeguato riconoscimento normativo impedisce alla categoria di accedere a percorsi formativi universitari e di operare con le tutele e le responsabilità proprie delle professioni sanitarie.
La sinergia tra odontotecnici e odontoiatri
Uno dei punti centrali dell’audizione è stato il chiarimento del rapporto tra odontotecnici e odontoiatri. Marin ha ribadito che gli odontotecnici non intendono sovrapporsi agli odontoiatri, ma lavorare in sinergia con loro per migliorare la qualità delle cure offerte ai pazienti. Il loro compito principale è la progettazione e realizzazione di dispositivi medici su misura, un’attività che richiede competenze approfondite in ambito scientifico e tecnologico, oltre a una costante collaborazione con i dentisti per garantire il massimo grado di precisione e personalizzazione delle protesi.
Il rappresentante dell’Antlo ha anche evidenziato come, in alcuni casi, la mancanza di un inquadramento chiaro della professione porti a situazioni paradossali: ad esempio, attualmente un diplomato odontotecnico può aprire uno studio odontoiatrico e assumere odontoiatri, pur non essendo formalmente riconosciuto come professionista sanitario.
Le richieste della categoria
Nel corso dell’audizione, è stato chiesto un intervento normativo urgente per colmare questa lacuna. Le proposte avanzate includono:
– Riconoscimento ufficiale degli odontotecnici come professione sanitaria, con la creazione di un albo professionale dedicato.
– Percorsi formativi universitari adeguati, in linea con le esigenze del settore e le direttive europee.
– Norme chiare per la collaborazione tra odontotecnici e odontoiatri, al fine di garantire una maggiore trasparenza e sicurezza per i pazienti.
– Superamento delle resistenze lobbistiche che fino ad oggi hanno ostacolato il riconoscimento della professione.
L’incontro si è concluso con un appello al legislatore affinché intervenga in tempi rapidi per risolvere una questione che si trascina da decenni. “Non possiamo permettere che una professione così cruciale per la salute pubblica resti relegata a una normativa antiquata”, ha dichiarato Marin, sottolineando come il riconoscimento dell’odontotecnico come professionista sanitario non sia solo un diritto della categoria, ma una garanzia per la sicurezza e il benessere dei pazienti.