Lazio. La mappa della crisi sanitaria provincia per provincia

Lazio. La mappa della crisi sanitaria provincia per provincia

Lazio. La mappa della crisi sanitaria provincia per provincia
Dalla voce di chi sta sul campo le testimonianze di come i tagli progressivi ai bilanci sanitari del Lazio stanno mettendo in ginocchio l'assistenza. Liste d'attesa, servzi territoriali al palo, personale precario. Risultato: una vera e propria contrazione dei Lea.
 
FROSINONE
Enzo Vari, Direttore Uoc di Medicina Interna – Alatri
“Pochi medici e posti letto insufficienti, è allarme rosso”
La situazione nella provincia di Frosinone è critica ormai da anni. Da Alatri ad Anagni, da Sora a Cassino e nella stessa Frosinone nessuna realtà è stata risparmiata. E con le misure assunte dal piano di rientro dal deficit il quadro sta peggiorando ulteriormente. In particolare nei reparti di Medicina interna siamo ormai allo stremo. Il numero di posti letto è sempre stato storicamente insufficiente rispetto alla domanda di assistenza e in tutte le medicine interne della Asl di Frosinone. Ci troviamo quindi obbligati a ricoverare i pazienti di Medicina interna in appoggio in altri reparti, ossia prendendo in prestito uno o più letti in altre unità operative, con i medici costretti a spostarsi da un’unità all’altra per andarli a visitare con gravi disagi di carattere logistico e di gestione. A questo aggiungiamo che a causa del blocco del turn over operiamo con organici ormai ridotti all’osso con turni di guardia massacranti. E il vuoto di organici è generalizzato in quanto colpisce anche le altre specialità, per cui i medici di Medicina interna devono sopperire H 24 anche alle carenze di alcune figure specialistiche come neurologi, ematologi e persino cardiologi. Insomma, siamo allo stremo”.
 
CASSINO
Gianfranco Iaconelli, Direttore Uoc di Medicina Generale – Cassino
“Assistenza sul territorio inesistente, e noi paghiamo”
“I posti letto nel basso Lazio, sulla carta non sono diminuiti, anzi a Cassino il numero è aumentato, ma di fatto non si riesce comunque a rispondere in maniera adeguata alla richiesta di assistenza in quanto il filtro della medicina di famiglia e del territorio non funziona. E così, il paziente disorientato affluisce al pronto soccorso e da questo imbuto dantesco viene ricoverato in posti di fortuna o in reparti con letti disponibili e quindi “appoggiato” dalla medicina in chirurgia e viceversa. La maggior parte delle volte sono, o pazienti terminali che non possono essere ospitati negli Hospice o strutture similari in quanto inesistenti; oppure sono pazienti ricoverati in maniera spesso inappropriata, proprio perché non filtrati dal territorio. Altra piaga che ci affligge è la medicina difensiva: a volte, vengono chieste consulenze specialistiche non perché necessariamente obbligatorie ai fini della diagnosi, ma solo per difesa in quanto ormai la minaccia di denunzia è la prassi. I tempi di attesa si allargano quindi a dismisura, e il ricorso alla cosiddetta dimissione protetta non fa che aumentare la confusione. Insomma, il piano di rientro avrà rimesso le casse a posto ma non ha migliorato l’organizzazione. E così, citando Montale, la nostra ultima speranza è l’imprevisto”.

LATINA
Giuseppe Campagna,Direttore Uoc di Medicina Interna 1 – Ospedale Santa Maria Goretti – Latina
“Posti letto insufficienti e un surplus di malati del 25%”
“La nostra situazione è notevolmente peggiorata con il Piano di rientro. Sono state lasciate completamente scoperte alcune aree che avrebbero dovuto rispondere con appropriatezza alla domanda di salute dei pazienti e non c’è stata sul territorio la riconversione di quelle strutture in grado di dare risposte adeguate al problema della cronicità. Scontiamo soprattutto la chiusura della struttura di Sezze. Questo ha fatto sì che tutti i pazienti iniziassero a rivolgersi all’ospedale di Latina, e con regolarità anche quei pazienti over 90, che prima erano un’eccezione per noi. E non è finita qui, si è ampliata l’età media, soprattutto delle degenti donne. Ma a fronte di ciò, il numero di posti letto di Medicina interna non è stato aumentato. E così, ad oggi, abbiamo in media un surplus di malati che si aggira intorno al 25%. Inoltre, nell’atto aziendale non ancora approvato, è in programma la cancellazione della medicina post-acuzie e la creazione di una Unità operativa complessa di geriatria: cosa che andrebbe ulteriormente ad aggravare la situazione della Medicina interna e che cancellerà, di fatto, anche l’organizzazione delle intensità di cure del nostro ospedale”.
 
RIETI
Anna Vigilante, Direttore Struttura Medicina Interna 1, Ospedale San Camillo de Lellis – Rieti
“Possibilità di ricovero inferiori rispetto alla domanda di assistenza. Precario circa il 50% del personale”
“Nonostante l’importanza e il ruolo che la Medicina interna riveste – facciamo fronte al maggior numero di situazioni di salute critica – combattiamo ogni giorno con gravi criticità. Facciamo fatica a rispondere alla domanda di assistenza, ci scontriamo con la piaga del precariato e con l’assenza di servizi sul territorio. E così le possibilità di ricovero sono inferiori rispetto alla domanda di assistenza. Ben il cinquanta per cento circa del personale, sia medico che infermieristico, è composto da precari con rinnovi periodici e una variabilità che poco si sposa con la professionalità e la formazione che questa professione richiede. Spesso non riusciamo a rispondere alla grande domanda di ricovero nei nostri reparti, così i pazienti di medicina vengono appoggiati in altre aree di degenza con grandi difficoltà sia di carattere logistico che di gestione. A Rieti operiamo inoltre su un territorio dove mancano servizi di lungo degenza post-acuzie, e i pazienti sono costretti a spostarsi verso la Capitale. Paghiamo infine, come in altre realtà, il problema della medicina difensiva. Questo è avvertito in particolare tra i colleghi precari e giovani che per difendersi tendono ad “eccedere” con un conseguente aumento dei costi”.
 
ASL ROMA H
Claudio Puoti, Direttore della Uoc di Medicina Interna Ospedale di Marino (Roma)
“Scarsità del personale e medicina difensiva”
“Nella Asl Roma H, composta di ben sei ospedali maggiori – Frascati, Marino, Albano, Genzano, Velletri e Anzio – paghiamo soprattutto la scarsità di personale medico e infermieristico. Ma abbiamo anche problemi legati alla medicina difensiva e scontiamo la mancanza di razionalizzazione nel riordino della rete ospedaliera. Nei reparti di Medicina interna il numero di medici è assolutamente insufficiente per cui fatichiamo a rispondere alla richiesta di assistenza con la conseguenza che i tempi di degenza si allungano più del necessario. Soprattutto si corre in questo modo il rischio di ridurre la qualità dell’assistenza. Quindi sarebbe necessario ristabilire un numero adeguato nel rapporto medici/posti letto. La medicina difensiva, che colpisce principalmente i giovani medici che tendono a ricoverare senza filtrare perché hanno paura delle denunce e quindi preferiscono “abusare” di esami per tutelare loro stessi con, anche qui, conseguente allungamento dei tempi di degenza”.
 
VITERBO
Bruno Mongiardo, Direttore responsabile del reparto di Medicina Generale e Medicina d'urgenza Ospedale Belcolle – Viterbo
“I tagli delle risorse hanno portato ad una contrazione dei Lea”
“Lavoriamo in una situazione di criticità a causa della contrazione dell’organico dovuta al blocco del turn over. Il Piano di rientro ha peggiorato la situazione, per noi, soprattutto sotto questo aspetto. La riduzione dei posti letto, e in particolare quelli relativi alla riabilitazione e alla lungodegenza ha reso più complicata la deospedalizzazione, allungando quindi i tempi di degenza.
A questo si deve aggiungere che i pazienti dell’area medica sono quelli solitamente affetti da più comorbidità e dunque più bisognosi di attenzioni e cure. E, proprio in questo contesto, la nostra sofferenza maggiore riguarda l’assistenza infermieristica. Nell’ultimo anno, per 38 posti letto, siamo passati da 32 infermieri a 20, con tutti i problemi che ne conseguono. Noi medici facciamo la guardia interdivisionale per recuperare unità, ma non possiamo non sottolineare come ci sia stata una contrazione delle risorse che ha portato ad una contrazione dei livelli di assistenza”.

26 Novembre 2011

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