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Carenza farmaci. Mandelli: “Già oggi mancano circa 3mila prodotti e con l’inverno potrebbero aumentare. Ecco cosa possiamo fare noi farmacisti”


La maggior richiesta di farmaci comunemente utilizzati in caso di dolori muscolari, febbre, mal di testa si somma agli effetti della crisi internazionale che stanno avendo pesanti ripercussioni su tutti i settori produttivi. I farmacisti di comunità sono in prima linea per monitorare le carenze, allestire i medicinali nei laboratori della farmacia e promuovere un uso razionale di quei farmaci che scarseggiano o che potrebbero mancare nel prossimo futuro. Un impegno che coinvolge anche i farmacisti negli ospedali

10 NOV -

La storia ci insegna che le situazioni emergenziali possono produrre effetti negativi sulla disponibilità dei farmaci, per lo più dovuti all’aumento inatteso della richiesta di determinati prodotti e a problematiche legate alla produzione, in primis la difficoltà nel reperire le materie prime.

Allo stato attuale, la lista ufficiale Aifa dei farmaci carenti conta circa 3mila prodotti medicinali: una situazione di crescente complessità, per via del combinato disposto “pandemia Covid e conflitto in Ucraina”, che rischia di compromettere la continuità di cura per molti pazienti critici, oltre a generare oneri aggiuntivi per i professionisti sanitari e per gli operatori del settore.

La Federazione degli Ordini dei Farmacisti, già prima dell’estate, aveva segnalato alle autorità sanitarie la carenza, registrata su tutto il territorio nazionale, di diversi farmaci di uso comune, soprattutto antidolorifici e antinfiammatori, dovuta a un maggior consumo di questi prodotti per il trattamento domiciliare dei sintomi del Covid.

In quella occasione, oltre a denunciare il fenomeno, ci siamo prontamente attivati per mettere in atto soluzioni alternative volte a far fronte alle esigenze dei cittadini e ad evitare inutili corse all’accaparramento dei farmaci. Risale a metà giugno la comunicazione diramata da Fofi ai propri iscritti, contenente le istruzioni operative per la produzione galenica, secondo gli standard e le procedure indicati nella Farmacopea europea, degli sciroppi di ibuprofene ad uso pediatrico, e la relativa dispensazione nelle farmacie territoriali senza necessità di ricetta medica.

La maggior richiesta di farmaci comunemente utilizzati in caso di dolori muscolari, febbre, mal di testa, che potrà ulteriormente aumentare con l’arrivo dell’inverno, si somma agli effetti della crisi internazionale che stanno avendo pesanti ripercussioni su tutti i settori produttivi.

Il primo problema con cui fare i conti è quello della carenza di materie prime che servono per la produzione dei farmaci. Le difficoltà di approvvigionamento riguardano i principi attivi, ma anche i materiali necessari per il confezionamento dei prodotti farmaceutici come il vetro delle fiale, la pellicola di alluminio che chiude il blister, la plastica conformata per alloggiare le compresse, la carta per il packaging, e così via.

C’è poi il problema dell’aumento fuori controllo del prezzo dell’energia, del gas e del carburante per i trasporti, che incidono su tutti i fattori della produzione e distribuzione. Gli aumenti, che pesano soprattutto sui farmaci “a basso costo”, sono difficilmente sostenibili dalle aziende produttrici che non possono – giustamente – ribaltarli sul consumatore finale, non essendo possibili variazioni del prezzo dei farmaci che è deciso dallo Stato.

Se l’emergenza è per sua natura temporanea, noi oggi stiamo sperimentando un’emergenza permanente tra fluttuazioni della circolazione virale del Sars-Cov-2 e prolungarsi del conflitto russo-ucraino. L’eccezionalità della situazione richiede un intervento eccezionale e “di sistema” per risolvere una questione complessa che riguarda da vicino la salute e il diritto alla cura degli italiani, ma anche la sopravvivenza di un comparto che rappresenta un asset fondamentale dell’economia nazionale per investimenti, innovazione e occupazione qualificata.

L’appello alle autorità sanitarie è quello di mettere in sicurezza la continuità delle forniture di farmaci in maniera economicamente sostenibile. Anche per evitare ulteriori iniquità nell’accesso alle terapie, ai danni, ad esempio, di quei cittadini che vivono nei piccoli centri e nelle aree geograficamente più difficili da raggiungere.

I farmacisti di comunità, dal loro osservatorio privilegiato di sentinelle del territorio e nello spirito di servizio che li contraddistingue, sono in prima linea per monitorare le carenze, allestire, laddove possibile, i medicinali nei laboratori della farmacia e promuovere un uso razionale di quei farmaci che scarseggiano o che potrebbero mancare nel prossimo futuro.

Un impegno che coinvolge anche i colleghi che esercitano la professione negli ospedali, per garantire i risultati clinici, la qualità delle cure e la sicurezza dei pazienti.

Andrea Mandelli

Presidente della FOFI



10 novembre 2022
© Riproduzione riservata

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