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Professioni sanitarie. Le nuove sfide. Intervista al presidente dei Dietisti Marco Tonelli

di Lorenzo Proia

“Nell’ambito della salute pubblica, l’abilità centrale del Dietista sta nel saper coniugare nella giusta misura gli aspetti biologici, socioculturali e ambientali relativi agli stili alimentari di una specifica popolazione, contribuendo alla formulazione della diagnosi epidemiologica e sociale necessaria per elaborare, attuare e/o implementare politiche alimentari sostenibili valutandone l’efficacia o l’impatto sulla salute pubblica”

13 MAR -

Dal 21 al 23 febbraio scorso si è tenuta la Conferenza nazionale sulla nutrizione, presenti Gemmato e Schillaci. In questo consesso i due rappresentanti del Governo hanno proposto di inserire la nutrizione negli insegnamenti scolastici, un’opportunità per molti Dietisti che lavorano in libera professione. Work in progress anche per il Dietista di comunità, opportunità resa possibile da PNRR e DM 77 che la Commissione di albo nazionale vuole cogliere.

Siamo partiti da qui per la nostra intervista al presidente della Commissione di albo nazionale dei Dietisti (CAND) Marco Tonelli, che apre il nostro nuovo viaggio nelle professioni sanitarie facenti parte della FNO TSRM e PSTRP.

Presidente Tonelli, qual è il suo bilancio circa la Conferenza nazionale sulla nutrizione?

Si è trattato di un’importante iniziativa alla quale hanno preso parte anche il ministro della salute, Orazio Schillaci, il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato, il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, oltre ad altri rappresentanti delle Istituzioni (ministeri, ordini professionali), delle società scientifiche, del mondo universitario, delle associazioni, dei consumatori e della filiera agroalimentare.

Nel corso dei tre giorni di lavoro sono stati affrontati tutti i temi legati alla nutrizione, dagli investimenti, al miglioramento dei servizi ai cittadini in termini di organizzazione e prestazioni erogate, alla malnutrizione, al ruolo della ristorazione nel promuovere la salute, alla riduzione degli sprechi alimentari e alla sostenibilità ambientale, fino al tema cruciale della prevenzione, che passa anche dall’introduzione della formazione in ambito nutrizionale a partire dalle scuole primarie e secondarie.

Qual è stato il vostro ruolo?
Come Commissione di albo nazionale dei Dietisti, in rappresentanza quindi della FNO TSRM e PSTRP, siamo stati presenti in due sessioni della Conferenza. In entrambi i momenti sono emerse criticità, ma anche proposte che hanno portato a una sintesi di dieci azioni da mettere in campo, un decalogo sulla nutrizione per rendere i cittadini più consapevoli e informati e permettere ai servizi di nutrizione clinica e preventiva di dare risposte adeguate, superando disomogeneità e diseguaglianze.

Questa una sintesi delle indicazioni emerse:

  1. La nutrizione di base, preventiva e clinica è uno dei fattori determinanti del benessere psico-fisico dell'individuo, in favore del quale devono essere orientati in modo prioritario gli investimenti pubblici, sia per la tutela della salute dei cittadini, sia per favorire l'adozione di stili di vita sani.
    2. Grande attenzione da porre alla dieta mediterranea, "un paradigma per conciliare una alimentazione sana e consapevole con la sicurezza dei prodotti e la tutela dell'ambiente".
    3. Garantire l'omogeneità delle prestazioni da parte del Servizio sanitario nazionale con unità operative specialistiche, sia di nutrizione preventiva (SIAN) che clinica.
  2. Contrastare la malnutrizione, sia per difetto (specie in ambito ospedaliero) che per eccesso (sovrappeso-obesità) e la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili (MCNT).
    5. Favorire lo sviluppo e il consolidamento di una sensibilità diffusa verso temi come la sana alimentazione e la sostenibilità ambientale.
  3. Lotta alle informazioni false, imprecise e fuorvianti.
    7. L’insegnamento della nutrizione preventiva deve trovare la sua naturale collocazione nel corso di studi di medicina e in tutte le altre professioni sanitarie.
    8. L’educazione alimentare e la promozione di stili di vita sani devono essere trasmessi precocemente alle nuove generazioni attraverso l'inserimento nei programmi didattici della scuola primaria e secondaria (incluso il sistema 0-6).
  4. La ristorazione scolastica deve essere considerata uno strumento per la promozione di una alimentazione varia ed equilibrata, proponendo modelli basati sulla dieta mediterranea e su approvvigionamenti da filiere territoriali;
  5. Ridurre gli sprechi alimentari, tanto lungo la filiera alimentare quanto nel consumo domestico.

La Conferenza nazionale sulla nutrizione ha permesso di spaziare anche sulle criticità della formazione universitaria in ambito di nutrizione e sulla confusione di competenze fra le diverse professioni che a vario titolo se ne occupano.

I tempi sono maturi a vostro avviso per l’inserimento della nutrizione nei programmi scolastici, prevedendo anche un vostro coinvolgimento diretto?
Il nostro profilo professionale è chiaro laddove recita che il Dietista “svolge attività didattico-educativa e di informazione finalizzate alla diffusione di principi di alimentazione corretta tale da consentire il recupero e il mantenimento di un buono stato di salute del singolo, di collettività e di gruppi di popolazione”. Nell’ambito della salute pubblica, l’abilità centrale del Dietista sta nel saper coniugare nella giusta misura gli aspetti biologici, socioculturali e ambientali relativi agli stili alimentari di una specifica popolazione, contribuendo alla formulazione della diagnosi epidemiologica e sociale necessaria per elaborare, attuare e/o implementare politiche alimentari sostenibili valutandone l’efficacia o l’impatto sulla salute pubblica. Sono molti i Dietisti che lavorano in libera professione e che quotidianamente si occupano di educazione alimentare e prevenzione e spesso sono già coinvolti in iniziative scolastiche finalizzate alla diffusione dei principi di una sana alimentazione e al miglioramento degli stili di vita.

Lo stesso ministro Schillaci ha ipotizzato l’inserimento dell’ora di nutrizione nelle scuole e dei corretti stili di vita in genere, promuovendo la corretta comunicazione sull'alimentazione, rendendo “comprensibili le informazioni validate e accreditate anche per contrastare informazioni false” e portando questi temi “nei programmi didattici della scuola primaria e secondaria”.

Non sappiamo ancora come i ministeri intendano inserire questi insegnamenti negli ordinamenti didattici, ovvero se con insegnamenti stabilmente inseriti negli ordinamenti stessi o mediante progetti che si avvalgono della consulenza di professionisti esterni. Si tratta comunque di un ambito specifico che fa parte della nostra mission professionale e quindi non solo possiamo dire di essere pronti ma, anzi, ansiosi di poter fornire in modo capillare e strutturato il nostro contributo in ambito di prevenzione in generale e nelle scuole in particolare, per una nuova prevenzione dal basso come ha sottolineato il sottosegretario Gemmato.

Due anni fa, ci spiegò la differenza tra il cosiddetto "nutrizionista" e la professione del Dietista. È un tema che ha suscitato molto interesse nella Conferenza nazionale sulla nutrizione…
Se ne è parlato in ben due sessioni e tutti gli ordini professionali, nonché il ministero della salute, sono convenuti che il termine nutrizionista, che non individua giuridicamente alcuna figura professionale, dovrebbe essere molto ridimensionato se non addirittura “abolito”, così è stato detto.

Si tratta in effetti di un termine che può essere causa di grande confusione per la popolazione e le persone assistite. Le frasi: “sono andato dal nutrizionista”, “mi segue un nutrizionista” etc…, sono molto frequenti e molto spesso non si sa a quale professionista ci si è rivolti. Sarebbe opportuno che i professionisti che si occupano di alimentazione, si qualificassero con il titolo di studio abilitante. Sicuramente il cittadino sarebbe meglio orientato.
Esclusi ovviamente tutti quei professionisti o sedicenti tali che non dovrebbero minimamente occuparsi di nutrizione, né tantomeno definirsi nutrizionisti, se stringiamo il discorso ai professionisti sanitari, gli ordini (che nascono per tutelare la salute pubblica), sono garanti verso la cittadinanza e le Istituzioni della qualità e della sicurezza assistenziali e quindi hanno il dovere alla trasparenza (anche in ottemperanza ai codici deontologici che, non dimentichiamo, forniscono principi che sono vincolanti per l’attività quotidiana).
Il clima di confusione che si è creato lo si riscontra anche presso le stesse Istituzioni e le amministrazioni, se è vero che assistiamo troppo spesso a un proliferare di bandi presso le aziende sanitarie (per borse di studio o più spesso per incarichi a tempo determinato e di natura libero professionale) per nutrizionisti, pur avendo detto che non esiste giuridicamente tale figura. È pur vero che le professioni che si occupano di nutrizione per forza di cose hanno aree di competenza comune, ma poi ci sono aree di competenza riservate e quindi le amministrazioni stesse contribuiscono ad alimentare la confusione e a creare un danno ai cittadini se non arruolano i giusti professionisti.

Talora anche alcuni atenei presentano corsi di studio post laurea che abiliterebbero alla non ben specificata professione del nutrizionista e nel caso dei master è ancora più grave, se consideriamo che i nostri ordinamenti forniscono solo approfondimenti e conoscenze, giammai abilitazioni o competenze. Per concludere, soltanto dalla chiarezza tra professionisti, loro rappresentanze e Istituzioni può derivarne altrettanta chiarezza verso i cittadini, che non hanno certo il compito e nemmeno i mezzi, per selezionare il professionista più adeguato. Il fatto di essere giunti a un accordo sulla necessità di fare chiarezza sul termine nutrizionista è un risultato importante e non scontato.

A che punto siamo con la programmazione annuale dei fabbisogni per formare nuovi professionisti?
Attualmente abbiamo una media nazionale di 10 Dietisti per 100 mila abitanti, per un totale di circa 6 mila Dietisti, tuttavia riteniamo decisamente verosimile e auspicabile che questo rapporto aumenti. I paesi europei, con una popolazione simile alla nostra (Gran Bretagna e Francia), annoverano circa 10 mila Dietisti, dato a cui dovrebbe tendere anche l’Italia nel corso dei prossimi 10-15 anni. È infatti necessario colmare le carenze croniche dei Dietisti nel nostro SSN (servizi e ambulatori di dietetica, di diabetologia, servizi territoriali, cure primarie) e nei Dipartimenti di prevenzione, soltanto nei quali si stima una carenza di almeno 700 Dietisti.

Un altro sbocco occupazionale importante è quello del settore della ristorazione collettiva (aziendale, scolastica e ospedaliera), dove attualmente si riscontra una notevole domanda, soprattutto nelle regioni del nord e che spesso non riesce a essere colmata.

È inoltre quanto mai opportuno ricordare che il PNRR modificherà il sistema salute e che quindi dovranno essere implementati i servizi territoriali per garantire la continuità assistenziale ospedale-territorio e l’assistenza sul territorio e al domicilio.

Dovranno essere previste équipe multi-professionali nelle case della comunità e negli ospedali di comunità, con la necessità quindi di attingere a un’offerta di Dietisti che attualmente è ancora inadeguata.

Infine, ma non certo per ultimo, la libera professione è un settore notevole ed essenziale per coprire i bisogni di salute che le risorse umane del SSN non riescono a colmare. Si ritiene quindi che a livello nazionale il numero dei Dietisti debba costantemente crescere.

Fortunatamente la nostra professione conta su ben 24 corsi di laurea universitari, piuttosto ben distribuiti sul territorio nazionale. Lo scorso anno il fabbisogno espresso da questa professione è stato di 361 posti, ma ne sono stati messi a bando ben 544, creando per i Dietisti una differenza percentuale clamorosa rispetto a tutte le altre professioni sanitarie, che talora hanno al contrario il problema di non poter contare su sufficienti posti da attivare nei pochi corsi di laurea disponibili. Tuttavia è necessario che si tenga conto che aumentare troppo rapidamente il numero dei professionisti laureati in dietistica potrebbe portare a una rapida saturazione della domanda, con la conseguente necessità di dover ridurre drasticamente i posti da attivare, con il rischio di dover chiudere (e spesso definitivamente) i corsi di laurea. È necessario quindi un aumento fisiologico e non repentino ed è per questo che il prossimo anno accademico auspichiamo che si tenga conto del fabbisogno espresso dalla nostra professione, che è di circa 400 ingressi.

Veniamo adesso alla proposta per il Dietista di comunità. Il PNRR sta ridisegnando le modalità organizzative del SSN e in particolare si delinea la costruzione delle Case di comunità: la vostra commissione di albo, ha avanzato questa proposta. Nuove competenze, maggiormente complesse e specialistiche, diverse dal profilo di base. La FNO TSRM e PSTRP ha condiviso questo modello.
Sì. Le risorse stanziate dal PNRR per la missione 6 salute si stanno concretizzando nella realizzazione delle prime case di comunità e degli altri presidi del territorio previsti dal DM 77 del 2022. Attualmente, per quanto concerne il territorio e le cure di prossimità, si sta lavorando sulle strutture e ancora non si è fatta chiarezza sulle risorse umane da coinvolgere e in che modalità si intenderà farlo. Saranno previste équipe multi-professionali sia nelle case della comunità che negli ospedali di comunità, con la necessità quindi di attingere a un numero di Dietisti e di altri professionisti che, se si fa riferimento a quelli assunti nel SSN, attualmente è decisamente inadeguato. Il documento licenziato nel 2021 dalla FNO TSRM e PSTRP dal titolo “Proposte attuative del piano nazionale di ripresa e resilienza – Il contributo delle 19 professioni, declina le linee progettuali della Federazione nazionale in attuazione del PNRR, nelle quali i Dietisti intendono inserirsi con un progetto già definito che è il “Dietista di comunità”.

Come tuttavia precisato in altre occasioni dalla Presidente, Teresa Calandra, tutte le professioni sanitarie e socio-sanitarie afferenti ai nostri ordini possono dare il loro contributo come professionisti di comunità. Come Dietisti abbiamo tuttavia elaborato un documento che auspichiamo possa essere fonte di ispirazione anche per altre professioni. Il Dietista di comunità è responsabile della valutazione dei bisogni di salute correlati alla sfera dell’alimentazione/nutrizione presenti lungo tutto l’arco della vita, sia in situazioni fisiologiche che patologiche oltre che dell’assistenza dietetico-nutrizionale fornita alla persona e/o alla comunità di riferimento.

Inoltre il Dietista di comunità si occupa della valutazione e gestione del rischio nutrizionale, dell’assistenza dietetico nutrizionale, ivi compresa la nutrizione artificiale, della promozione della salute e della collaborazione all’organizzazione, gestione, sicurezza dietetico-nutrizionale dei servizi di ristorazione collettiva della sua comunità. Promuove, pianifica e collabora allo sviluppo di progetti di ricerca scientifica in termini di nutrizione, all’interno del territorio in cui opera.

Per trovarci pronti a questa imminente sfida, stiamo anche strutturando percorsi di formazione post-base specifici per i colleghi interessati a spendersi in questo ruolo.

Il recente CCNL ha definito per tutti i professionisti della salute una carriera professionale oltre quella gestionale in analogia all’impianto contrattuale della dirigenza del SSN. Cosa ne pensate?

Il CCNL 2019-21 entrato in vigore lo scorso novembre, ha indubbiamente rappresentato un punto di svolta rispetto ai CCNL dei trienni precedenti. L’attuale contratto, per quanto già scaduto, permette infatti il conferimento di incarichi di posizione, incarichi di funzione organizzativa e incarichi di funzione professionale.

L’incarico di posizione rappresenta un mandato di alta qualificazione, finalizzato al consolidamento, sviluppo e diffusione di competenze sanitarie avanzate relative ai processi di cura, riabilitativi, diagnostici e di prevenzione, oltre che decisionali e valutativi. L’incarico di funzione professionale affida attività con rilevanti contenuti professionali e specialistici, anche di tipo clinico-assistenziali, diagnostici, riabilitativi, di prevenzione, con eventuali funzioni di processo e responsabilità di risultato.

Già dal primo gennaio di quest’anno ciascun professionista sanitario possiede un incarico di funzione base e percepisce per questo “l’indennità di funzione”. Per affidare invece incarichi di media o elevata complessità, in ottemperanza alla legge 43/2006, uno dei requisiti richiesti è il possesso del master per le funzioni specialistiche.

Nel caso dei Dietisti, i master specialistici che conferiscono competenze specialistiche e avanzate, spaziano su cinque ambiti, dalla nutrizione e dietetica applicata alle più disparate patologie (di area medica o chirurgica), alla riabilitazione dei disturbi alimentari, all’organizzazione e gestione della ristorazione collettiva, al counseling nutrizionale per la modifica degli stili di vita, fino al Dietista specialista in dietistica pediatrica.

Altro ambito specialistico è quello della promozione della salute, sviluppo di comunità e reti operativo, in cui rientra anche il ruolo specialistico del Dietista di comunità. Il nuovo sistema di incarichi permetterà comunque anche ai Dietisti di coprire funzioni trasversali di media o elevata complessità in ambito di metodologie tutoriali e di insegnamento clinico, in ambito di metodologia della ricerca sanitaria, health technology assessment, evidence based practice e risk management, nonché in ambito forense, legale e assicurativo.

Per la prima volta il CCNL prevede anche un’attribuzione economica commisurata alla complessità dell’incarico. Si tratta quindi di una bella rivoluzione che si spera non rimanga solo sulla carta, dato che la recente entrata in vigore del nuovo CCNL non ci consente ancora di apprezzarne la reale applicazione.

Lorenzo Proia



13 marzo 2023
© Riproduzione riservata

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