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Professioni sanitarie. Le nuove sfide. Intervista alla Presidente  degli Assistenti sanitari Cavallo

di Giovanni Rodriquez

“Siamo da sempre una professione di ‘comunità’. Oltre a svolgere la nostra attività verso il singolo, le famiglie, i gruppi, analizziamo i bisogni delle comunità, contribuiamo a realizzare profili di salute per la collettività, ragioniamo in termini di visioni di salute che spaziano a 360 gradi verso tutti i cittadini, da prima della nascita al fine vita”, ci ha detto la presidente della Commissione d’Albo nazionale Maria Cavallo in questa seconda intervista del nostro nuovo viaggio tra le professioni sanitarie

03 APR -

Proseguiamo il nostro percorso di approfondimento con le diverse realtà professionali che alimentano la Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP con la Presidente della Commissione di albo nazionale degli Assistenti sanitari, Maria Cavallo.

Presidente Cavallo, poco meno di due anni fa, sempre qui su QS, avemmo modo di tracciare un quadro generale sulle prospettive degli Assistenti sanitari, delineando possibili scenari di sviluppo della professione. Oggi a che punto siamo rispetto a quelle previsioni?
In questi due anni siamo riusciti a comunicare con tutta la nostra comunità professionale e a condividere alcune linee strategiche per il futuro di questa antica ma sempre attuale professione. Al nostro interno coesistono anime diverse, ma si è tracciato un percorso, una strada comune e chiara per raggiungere i nostri obiettivi di servizio nei confronti della collettività, tutelare e promuovere la salute e il benessere verso tutti. Abbiamo ancora molte sfide da affrontare ma sapremo difendere il nostro ruolo, per tutti i colleghi che ogni giorno si impegnano nel loro lavoro, per i giovani colleghi e studenti che lo faranno domani.

Tra i problemi sollevati due anni fa c’era quello “storico” della carenza di Assistenti sanitari. Cos’è cambiato?

La programmazione annuale dei fabbisogni per formare nuovi professionisti Assistenti sanitari è cresciuta rispetto all’anno scorso, tuttavia non è ancora sufficiente a compensare totalmente il turn-over e a invertire la tendenza della decrescita professionale. Registriamo un trend positivo che continuerà nei prossimi anni. Il problema vero rimane l’attrazione dei giovani verso le professioni sanitarie, tutte. Quest’anno si è verificato un calo trasversale di domande in oltre il 90% dei corsi di laurea e naturalmente siamo stati interessati anche noi da questo fenomeno. Di fatto saturiamo i due terzi dei posti disponibili, per questo stiamo lavorando per migliorare l’immagine e implementare la comunicazione della nostra professione.

Il PNRR sta ridisegnando le modalità organizzative del SSN e in particolare si delinea la costruzione delle Case di comunità. Nuove prospettive per voi?
Vede, noi siamo da sempre una professione di “comunità”, oltre a svolgere la nostra attività verso il singolo, le famiglie, i gruppi, analizziamo i bisogni della popolazione, contribuiamo a realizzare i profili di salute delle collettività, ragioniamo in termini di visioni di salute che spaziano a 360 gradi verso tutti i cittadini, dal pre-nascita al fine vita, al fine di affrontare tematiche globali, come le diseguaglianze, la sanità, le nuove frontiere del digitale e dei nuovi bisogni di salute. La gamma di competenze proprie del patrimonio degli Assistenti sanitari è ricca e variegata. Per esempio chi fa la nostra professione possiede le caratteristiche specifiche per condividere gli obiettivi delle Case di comunità.

Il recente CCNL ha definito per tutti i professionisti della salute una carriera professionale oltre quella gestionale in analogia all’impianto contrattuale della dirigenza del SSN. Come giudica questa novità?
É un passo in avanti verso la completa maturità delle professioni sanitarie, il giusto riconoscimento per gli operatori sanitari che, con la formazione universitaria hanno raggiunto la dignità di professioni intellettuali, ora aggiungono un ulteriore tassello per la valorizzazione delle competenze, e ciò sarà decisivo per il completamento del percorso che abbiamo iniziato molti anni fa, quando superammo l’ausiliarietà.

La Commissione di albo nazionale dei TSRM sta elaborando una proposta di competenze avanzate e specialistiche. Ritiene che possa essere un modello anche per la vostra professione?
Potrà esserlo, tuttavia noi non partiamo da zero, la mappatura delle competenze espletata anni fa e proseguita in molte Regioni italiane per gli adeguamenti che le nuove sfide impongono ci consegna già oggi un quadro di competenze avanzate e specialistiche che aspettano solo di essere portate all'attenzione dei decisori politici, delle aziende e delle rappresentanze sindacali. Grazie a canali di comunicazione adeguati potremo far sentire la nostra voce, pacata ma ferma, nel rivendicare il nostro know-how.

In questi giorni il Governo è intervenuto con nuove misure per contrastare la carenza di personale, questo fenomeno colpisce anche la vostra professione?
Sì, ne siamo colpiti anche noi. Negli anni ’80 eravamo 12 mila in Italia, oggi siamo circa 4.500. Il mio auspicio, per quanto molto difficile, è quello di riuscire a tornare a quei numeri. Ritengo che a oggi ci sia un bisogno assoluto di tornare a quei numeri, per offrire, in maniera ancora più efficace tutte le attività di prevenzione sul territorio di nostra competenza, in particolare in ambito scolastico. Una cosa è certa: essere pochi sul territorio non deve costituire un pretesto per traslare le nostre competenze su altri professionisti. Per fare in modo che ciò non accada, si dovrebbero incrementare i corsi di laurea in Assistenza sanitaria, tentando di coprire la maggior parte degli Atenei di Italia.

Giovanni Rodriquez

Leggi le precedenti interviste: Tonelli (Dietisti).



03 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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