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Sciopero sale parto. Marchi (Aio): “L’Italia ha bisogno di ostetriche”


Per la presidente dell’Associazione italiana di ostetricia la carenza di queste figure è infatti alla base dell'eccessivo ricorso ai cesarei e dell'incremento del contenzioso medico legale in sala parto. Chiesta l'immediata applicazione della riforma dei punti nascita. Anche per contrastare l’abusivismo professionale.

28 GEN - “L’applicazione della riforma dei punti nascita approvata ormai da due anni, e di conseguenza l’importanza della certezza del finanziamento per la sanità anche per le assunzioni di ostetriche, oltre all’attuazione di misure cogenti circa la responsabilità professionale in sanità, che coinvolge da anni i ginecologi e sempre più le ostetriche, non possono più essere rinviate”. E sono queste le ragioni che vedranno l’Associazione italiana di ostetricia (Aio) aderire allo sciopero delle sale parto proclamato insieme ai ginecologi per il 12 febbraio 2013.

Ragioni che la presidente dell’Associazione, Antonella Marchi, vuole che siano chiare ai cittadini. Per questo ha inviato oggi al nostro giornale un documento in cui si chiariscono tutte le preoccupazioni delle ostetriche, legate anche ad alcune criticità del sistema nascita in Italia.

Commentando l’indagine conoscitiva Nascere Sicuri, condotta dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato sul percorso nascita e sulla situazione dei punti nascita, nella quale si rimarcano le differenze che esistono nel Paese circa il dato sulla mortalità infantile poiché vi è una carenza di rete assistenziale della gravidanza, la frammentazione dei Centri Nascita, la mancata individuazione dei Centri Perinatali di riferimento e le carenze in termini di organici di medici e infermieri, Marchi sottolinea in particolare, come “le carenze di personale nei centri di Ostetricia, Ginecologia, Chirurgia tradizionale ed endoscopica di Ostetricia e Ginecologia e Neonatologia riguardano solo le Ostetriche poiché sono ambiti di propria ‘competenza’ e non di altre figure professionali, come indicato nelle seguenti normative” (vedi riferimenti a fondo pagina *).  

E proprio la responsabilità professionale e l’aumento vertiginoso dei contenziosi medico legali, secondo Marchi, “non sono che la punta dell’iceberg di un problema più vasto che inizia dalla carenza cronica di ostetriche nelle strutture sanitarie. Ci domandiamo ogni giorno, come fanno ospedali e consultori territoriali a garantire le attività sanitarie poiché ormai le poche ostetriche in servizio sono spossate da turni di lavoro stressanti ed  accusano in un crescendo sconcertante, i sintomi della sindrome da burnout. In queste condizioni, come è possibile garantire alle utenti a loro buon diritto, un’assistenza qualitativamente elevata?”, osserva la presidente Aio.

Secondo Marchi, “nella riorganizzazione dei punti nascita richiamata anche dall’Accordo Stato-Regioni del dicembre 2010, al fine di incrementare la qualità assistenziale delle ostetriche”, è dunque “vincolante applicare quanto previsto dalle Direttive Europee, ovvero distinguere i percorsi assistenziali in fisiologici in cui consolidare l’autonomia delle Ostetriche, da quelli patologici in cui le ostetriche sono responsabili dei piani assistenziali su un percorso di cura delineato dallo Specialista ginecologo”.

Ma per l’Aio anche l’aumento dei tagli cesarei è da ascrivere alla mancanza di ostetriche nei reparti ed in sala travaglio e parto. “Alcuni studi – spiega Marchi - indicano che ‘le donne in gravidanza devono essere informate che un sostegno emotivo continuo durante il travaglio di parto, effettuato da Ostetriche, riduce la probabilità di un taglio cesareo e di parto operativo e migliora la soddisfazione percepita dalle donne rispetto all’esperienza del parto’”. Infatti, prosegue Marchi, “le donne che ricevono un’assistenza continuativa da parte dell’Ostetrica hanno una minore probabilità di essere ricoverate in ospedale prima della nascita del bambino; una maggior probabilità di seguire programmi educativi durante il periodo prenatale; un ricorso meno frequente a farmaci per alleviare il dolore durante il travaglio poiché l’ostetrica aiuta la donna con il movimento del corpo, l’uso della voce, dell’acqua, dei massaggi e favorisce l’intimità dell’ambiente e della coppia; una minor probabilità di essere sottoposte ad interventi quali induzione farmacologica al travaglio, episiotomia, altre procedure ostetriche; una maggiore probabilità di avere un parto vaginale spontaneo; la riduzione del numero di neonati che necessitano di rianimazione”.

Per questo, secondo l’Aio e come più volte rimarcato dal Sigo e da Aogoi, “è necessario applicare la riforma dei punti nascita che prevede un numero appropriato di ostetriche a seguire le donne nell’intero percorso nascita, ovvero in gravidanza, in travaglio di parto (prevenzione dal taglio cesareo) e nel puerperio; se tutto questo venisse applicato si assisterebbe anche alla riduzione del ricorso a figure non professionali e quindi alla diminuzione del fenomeno dell’abusivismo in ambito materno-infantile”.

“I Paesi europei che hanno investito sulle ostetriche in ospedale e sul territorio – spiega Marchi - hanno assistito ad un miglioramento della qualità assistenziale con aumento della fisiologia, riduzione della patologia e di tagli cesarei di contro alla riduzione della spesa sanitaria e registrato una grande soddisfazione lavorativa delle Ostetriche, poiché accrescono la responsabilità, l’autonomia professionale e l’opportunità di sviluppare relazioni significative con le donne assistite e le loro famiglie. Non si comprende perché in Italia non sia possibile prendere esempio dai paesi più virtuosi, a partire dal momento più importante nella vita di un essere umano: la sua nascita”.

Pertanto le ostetriche italiane, oltre a condividere i punti proposti dai Ginecologi Sigo, Aogoi, Agui, Fesmed, Agite, Sieog, chirurghi Acoi, chiedono tutte le forze politiche di “assumere ostetriche ed applicare la riforma dei punti nascita, per il miglioramento della salute delle donne e dei bambini del nostro Paese”, ma anche di mettere in atto un “intervento deciso per impedire che sedicenti professionisti sanitari, possano intervenire in contesti di salute di donne e bambini in linea con la recente legge sulle professioni non riconosciute”.


* Riferimenti normativi
• Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n° 740 istitutivo del relativo “Profilo Professionale” che rappresenta uno dei cardini per l’individuazione del campo proprio di attività e responsabilità dell’ostetrica e descrive il Profilo di competenza in ambito ostetrico-ginecologico-neonatale
• “Ordinamento didattico” del corso di Laurea abilitante alla professione di ostetrica/o
• “Codice Deontologico” del 19 giugno 2010
• Legge 26 febbraio 1999 n. 42 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”
• Legge 10 agosto 2000 n. 251 “Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche  della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica”
• Legge 1 febbraio 2006 n. 43 “Disposizioni in materia di professioni infermieristiche, ostetrica, riabilitative e tecnico-sanitarie e della prevenzione” che ha consolidato il principio del “rispetto dei profili professionali, in correlazione agli ambiti ed alle specifiche aree assistenziali, dipartimentali e territoriali.

 

28 gennaio 2013
© Riproduzione riservata

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