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“Dipendenza per i medici di famiglia? Se passa lascio la professione. Per far funzionare le Case della Comunità servono i Micro team di mmg”. Intervista al segretario Fimmg Silvestro Scotti

di Luciano Fassari

Il segretario del principale sindacato dei medici di famiglia respinge al mittente il progetto di riforma delle Regioni: “Il modello del medico da solo nel suo studio non funziona ma diciamo no a dirigismi o aperture al privato. La convenzione è l’unica strada”. E poi sull’obbligo di vaccinazione per i sanitari anche per la terza dose: “Per un medico la dose booster è un dovere scientifico e deontologico”. LA RELAZIONE DI SCOTTI

06 OTT - “Se l’obiettivo della politica è solo quello di mettere i medici dentro una Casa della comunità sono certo che i problemi aumenteranno”. Parole del segretario della Fimmg, Silvestro Scotti che a margine del 78° Congresso del sindacato in corso a Villasimius in Sardegna controbatte punto su punto ai progetti di riforma della medicina territoriale messi in campo da Governo e Regioni. “Pronti a collaborare per realizzare quanto previsto dal Pnrr ma alla demolizione della medicina generale non ci stiamo”
 
Segretario dopo l’ok Ema è probabile che anche in Italia verrà estesa a tutta la terza dose di vaccino anti Covid e in questo s’innesta il prossimo avvio della campagna antinfluenzale. Siete pronti?
La medicina generale è pronta, ma tutto dipende dalle forniture che più saranno tardive e più avranno impatto sulla campagna vaccinale.
 
Si aspetta un’alta adesione come lo scorso anno?
Credo che quest’anno sarà in linea con l’anno scorso. Se verrà confermato lo stesso numero di dosi e se si informa e si rassicura sulla doppia vaccinazione per le categorie interessate. Su questo è fondamentale il rapporto fiduciario dei medici di famiglia con i loro pazienti.
 
Basta Hub quindi?
Mi auguro di non vedere più anziani in fila agli hub come abbiamo visto per la campagna anti-Covid.
 
Senta invece pensa che l’obbligo vaccinale per i sanitari vada esteso anche per la terza dose?
La terza dose di vaccino anti-Covid per un medico è un dovere scientifico e deontologico. Il medico che non si sottopone alla dose booster dimostra di non comprendere appieno l'importanza e la funzione della dose in più. L'obbligo espresso per legge lo considero una sconfitta per l'ordine dei medici.
 
In queste settimane la medicina generale è al centro del dibattito per la sua riforma. Sono conciliabili le vostre proposte con quelle di Regioni e Governo?
Penso che il documento delle Regioni faccia emergere chiaramente come non si conoscano i modelli contrattuali ed emerga solo una voglia di dirigismo che non collima con le necessità dei cittadini. Da un lato si propone la dipendenza per i medici di famiglia e dall’altro si apre ad uno scenario in cui tra qualche anno potrebbe affacciarsi il privato il che vorrebbe dire la fine del Ssn. Secondo noi la soluzione è la convenzione.
 
Ma i lavori sul nuovo Acn sono bloccati…
Le Regioni non si vogliono confrontare. Ci viene risposto che si deve chiudere la convenzione 2016-2018 ma è assurdo non tralasciare il fatto che c’è stata la pandemia e che solo perché c’è da chiudere il vecchio accordo non può essere quello il terreno di confronto per discutere del futuro. Del resto in quest’ultimo anno abbiamo fatto accordi su tamponi e vaccini.
 
Il Governo invece pare tirare diritto sulle Case della comunità. Ma perché non le digerite?
Il tema è più ampio. Il punto è che se le Case della comunità saranno gli unici luoghi presenti sul territorio il sistema non potrà mai funzionare e allontaneremo la sanità dai cittadini. Noi crediamo invece che vi possa essere un’integrazione della medicina generale convenzionata con queste ‘nuove’ strutture. Siamo pronti quindi a collaborare per realizzare quanto previsto dal Pnrr ma diciamo no ai dirigismi.
 
E cosa proponete?
Noi proponiamo dei micro team composti da 4-5 mmg con infermieri e personale di studio che potranno diventare gli spoke delle Case della Comunità e in raccordo con esse. In questo modo sarà il medico di fiducia ad accompagnare i cittadini verso i servizi della Casa di comunità.
 
Insomma, basta con gli studi singoli dei medici…
È chiaro che questo sistema non può più funzionare ma ricordo che già oggi la stragrande maggioranza dei medici lavora in gruppo. Ora occorre rafforzare questa sinergia e collegare questa rete.
 
La sfida pare ardua…
Guardi se l’obiettivo della politica è solo quello di mettere i medici dentro una Casa della comunità sono certo che i problemi aumenteranno. E poi occorre analizzare anche come il modello delle Case della Comunità rischia di essere di difficile realizzazione sia nelle metropoli dove l’offerta ospedaliera è vincente e preponderante e sia nelle aree disperse dove un modello capillare è più funzionale. Ecco perché crediamo che la medicina generale vada valorizzata, non demolita o incasellata in un modello unico come si sta cercando di fare in questo periodo. E noi al contrario degli altri sindacati che sanno solo urlare lanciamo delle proposte.
 
Senta, ma dipendenza mai?
Se dovesse passare questo progetto smetto di fare il medico. È una mia posizione personale. Non capisco come si possa conciliare una autonomia professionale medica con un ruolo subordinato.
 
Certo che in questo periodo le pressioni nei vostri confronti sono parecchie?
Le istituzioni con la complicità di alcuni media raccontano la storia di un medico di famiglia che si è tirato fuori dal processo pandemico quando invece abbiamo continuato ad assistere i nostri pazienti. E i sondaggi che abbiamo fatto sulla popolazione mostrano un alto gradimento nei nostri confronti. Quindi perché passare alla dipendenza? E mi faccia dire poi che i cittadini in questo momento non sanno cosa sta bollendo in pentola e abbiamo tutta l’intenzione di informarli sui rischi di una riforma che rischia di allontanare la sanità dalle loro case.
 
Altra questione è la formazione dei mmg. Perché dite no alla specializzazione?
Mi faccia dire in premessa che sulla formazione dei medici di famiglia non c’è attenzione tra bandi che si pubblicano con ritardi di un anno e quello di quest’anno che ancora non è stato pubblicato. Si potrebbe trovare qualche punto di convergenza ma tenendo ben presente che non è che l’università abbia raggiunto chissà quali risultati. E poi in un momento di carenza di medici è anche rischioso mettere in campo una riforma del genere. Iniziamo piuttosto già da ora a investire. E poi mi faccia dire come servirebbe anche molta formazione per il management sanitario che non ha nessuna idea di cosa vuol dire il nostro lavoro quotidiano a contatto con i pazienti.
 
Ma se alla fine di tutto ciò se le vostre richieste non dovessero essere ascoltate?
C’è una fase della proposta ma si potrebbe anche aprire anche una fase di protesta. Magari potremmo riconsegnare i ricettari…
 
Luciano Fassari

06 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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