Coronavirus. Perché sono importanti le Check list dei Dipartimenti di prevenzione

Coronavirus. Perché sono importanti le Check list dei Dipartimenti di prevenzione

Coronavirus. Perché sono importanti le Check list dei Dipartimenti di prevenzione
Nelle Check list vengono monitorate non solo le indicazioni impartite dalle norme e regolamenti redatti a tal proposito dalle autorità centrali, ma anche riportate notizie sui controlli per gli accessi alle attività produttive, evitando assembramenti, o di vendita nelle attività commerciali di pubblica utilità,, la eventuale misurazione della temperatura corporea per i dipendenti, il rispetto sulle misure di distanziamento, l’uso dei mezzi di protezione, la corretta formazione e informazione, gli interventi di sanificazione ambientale, le eventuali modifiche organizzative.

Ricorrere alle Check list da parte dei Servizi dei Dipartimenti di Prevenzione delle 104 ASL italiani è soluzione ideale per la vigilanza e il controllo delle attività lavorative consentite dal DPCM 22 marzo 2020. Documenti questi già in uso in diverse Regioni, la cui utilità è stata sottolineata anche in una memoria della Consulta Interassociativa della Prevenzione (CIIP), la cui pratica è da favorire ed incentivare tra gli operatori addetti alla funzione di controllo, purché siano dotati di tutti i DPI necessari se impegnati in sopralluoghi, o in caso contrario da remoto, utilizzando strumenti informatici.
 
Nelle Check list (alleghiamo un modello elaborato da Regione Lombardia e organizzazioni sindacali ed uno della Regione Marche) vengono monitorate non solo le indicazioni impartite dalle norme e regolamenti redatti a tal proposito dalle autorità centrali, ma anche riportate notizie sui controlli per gli accessi alle attività produttive, evitando assembramenti, o di vendita nelle attività commerciali di pubblica utilità,, la eventuale misurazione della temperatura corporea per i dipendenti, il rispetto sulle misure di distanziamento, l’uso dei mezzi di protezione, la corretta formazione e informazione, gli interventi di sanificazione ambientale, le eventuali modifiche organizzative.
 
Al contempo occorre anche un supporto urgente di risorse di personale agli stessi Dipartimenti di Prevenzione per il tracciamento, il monitoraggio dei casi e dei contatti stretti e per la loro gestione clinica al domicilio, attività da perseguire con il massimo impegno, in quanto essenziali per il contenimento e l’arresto del contagio, tutti facenti capo all’area epidemiologica.
 
La questione deve essere affrontata con la medesima attenzione di quella con cui è stato lanciato l’appello per dare una mano alle strutture ospedaliere, se si considera che nei Dipartimenti di Prevenzione mancano, secondo dati riportati nell’ultimo annuario del personale del SSN circa 4000 unità: sugli oltre 9000 in servizio, solo poco più di 2000 sono impegnati nei servizi di salute e sicurezza sul lavoro mentre i restanti, assicurano, per quel che possono, le attività di igiene e sanità pubblica, igiene degli alimenti e nutrizione, epidemiologia e sanità animale.
 
Anche in quest’ambito si potrebbe ricorrere all’utilizzo delle graduatorie aperte, l’impiego degli specializzandi in igiene e medicina del lavoro e degli studenti del corso di laurea per tecnico della prevenzione, di operatori che hanno offerto disponibilità nei bandi regionale e nazionale.

Solo in questo modo sarà possibile dare concrete risposte a quanto viene segnalato, tra l’altro, da Coldiretti in uno degli ultimi comunicati nel momento in cui si evidenzia che “ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l’Italia, con cisterne o cagliate congelate low cost di dubbia qualità in piena emergenza coronavirus, proprio mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione.


 


Quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Nazionale sulla base dei dati del Ministero della salute relativi ai primi quindici giorni del mese di marzo 2020 sui flussi commerciali dall’estero in latte equivalente è vergognoso. Bisogna fermare qualsiasi tentativo di speculazione sui generi alimentari di prima necessità come il latte che nell’ultima settimana di rilevazione sui consumi ha registrato un balzo del 47% degli acquisti da parte delle famiglie, sulla base dei dati IRI che evidenziano anche l’aumento degli acquisti di formaggi, dalla mozzarella (+35%) al Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+38%)”.

“Ed ancora viene richiesto di rendere pubblici gli elenchi dei caseifici che importano latte e cagliate dall’estero e vogliono abbassare le quotazioni di quello italiano, con il superamento delle attuali farraginose procedure di accesso ai dati. Sono insostenibili le richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire le produzioni e i rifornimenti nelle dispense degli italiani”, invocando controlli ai vari livelli anche per la sicurezza alimentare.
 
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali ed Ambientali. Università degli Studi – Salerno

Domenico Della Porta

30 Marzo 2020

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