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Scadenza Triennio ECM. Orlandi (FNCF): “Formazione indispensabile, ma allineata a ruoli, attività e ambiti di chimici e fisici”
Il triennio ECM 2023-2025 si chiuderà il 31 dicembre e la presidente della FNCF, Nausicaa Orlandi, ricorda che non rispettare l’obbligo può comportare sanzioni disciplinari e rischi sulla copertura assicurativa. Serve però una formazione utile e conforme ai ruoli reali di chimici e fisici, con corsi tecnici riconosciuti e scuole di specializzazione riattivate. Solo così si garantiscono competenze e un futuro solido per la categor
Più tempo per recuperare i crediti formativi dei trienni passati,premialità per i professionisti virtuosi, ma nessuno sconto per chi non completerà in tempo l’obbligo relativo al triennio 2023-2025. È quanto stabilito dalla Commissione Nazionale per la Formazione Continua (CNFC) con la recente delibera approvata il 3 luglio 2025, che disciplina le modalità di compensazione dei debiti formativi pregressi, fissando come termine ultimo il 31 dicembre 2028. Resta invece invariata — e sempre più vicina — la scadenza per chiudere regolarmente l’attuale triennio formativo entro il 31 dicembre 2025, evitando così non solo conseguenze sulla copertura assicurativa professionale, come stabilito anche dal decreto attuativo della Legge Gelli-Bianco, ma anche possibili sanzioni disciplinari da parte degli Ordini professionali.
In questo contesto, gli iscritti alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici (FNCF) sono pienamente consapevoli dell’obbligo ECM e dei rischi connessi a eventuali inadempienze, e si stanno attivamente adoperando per rispettarlo ed assolverlo. Lo conferma la presidente Nausicaa Orlandi, che sottolinea l’importanza di un percorso formativo non solo obbligatorio, ma anche mirato ed efficace, strettamente coerente con i ruoli e le attività professionali svolte.
La situazione formativa della categoria si presenta ancora mista: mentre una parte degli iscritti ha già assolto agli obblighi ECM, un’altra deve ancora completare la propria formazione e recuperare il debito. Nel fare il punto sulla situazione, la presidente Orlandi evidenzia come Federazione e Ordini territoriali si siano costantemente impegnati a informare gli iscritti sull’obbligo formativo, promuovendo corsi accreditati a livello regionale e nazionale, anche tramite provider ECM. Va ricordato che la Federazione è provider nazionale sin dalla sua istituzione nel 2018, con l’obiettivo di offrire una formazione più vicina e aderente alle esigenze specifiche dei professionisti.
Un problema di fondo nell’attuale sistema formativo, infatti, riguarda l’adeguatezza dell’offerta ECM per chimici e fisici. La Orlandi precisa che «i chimici e fisici non operano solo in ambito ospedaliero, ma in settori diversi come industria, ambiente, ricerca, e hanno esigenze formative molto ampie che spesso non trovano riscontro nell’offerta ECM attuale». Un nodo cruciale riguarda in particolare i corsi tecnici obbligatori, che spesso non danno crediti ECM pur essendo indispensabili per l’esercizio di specifiche funzioni professionali. «Abbiamo più volte chiesto – aggiunge – il riconoscimento dei corsi indispensabili per svolgere alcune attività professionali, come quelli per il professionista antincendio, il tecnico competente in acustica, gas tossici, o per l’aggiornamento ADR, che richiedono decine di ore di formazione ma non sono riconosciuti nei crediti ECM». Questi corsi rappresentano un investimento di tempo e risorse significativo ma non vengono adeguatamente valorizzati nel sistema formativo. La FNCF ha quindi richiesto che vengano riconosciuti come esoneri o crediti formativi, visto che «i nostri iscritti potrebbero essere formati per quello che fanno, ma non possono essere certificabili ECM poiché i corsi offerti non sono sempre di nostra pertinenza».
Sul fronte delle coperture assicurative, la Federazione tiene alta la guardia. «L’obbligo ECM è stato spiegato e ribadito in tutte le sedi e la mancata certificazione potrebbe comportare il rifiuto della copertura assicurativa sia in ambito pubblico che privato». Dal 2026, infatti, chi non avrà completato almeno il 70% dei crediti ECM rischia di perdere la copertura della polizza assicurativa, con pesanti conseguenze professionali. La presidente FNCF conferma che i chimici e fisici iscritti sono pienamente consapevoli di questi rischi anche grazie al lavoro di informazione che c’è stato dietro: «È stato spiegato dalla Federazione, da tutti gli ordini a livello territoriale e ricordato nell’ambito delle varie assemblee. Non essere in regola potrebbe avere un impatto soprattutto per chi opera in enti pubblici, ospedali e a livello libero professionale».
Guardando avanti, invita a una profonda revisione del sistema ECM e dell’offerta formativa: «La formazione deve servire davvero. È inutile dedicare tempo a corsi generici non pertinenti, che non danno valore aggiunto alle competenze dei chimici e fisici». Rimarca, inoltre, l’importanza di riconoscere gli aggiornamenti e le competenze acquisite in ambiti innovativi come l’intelligenza artificiale applicata alla chimica e alla fisica: «Chiediamo che venga riconosciuta la formazione specifica e gli aggiornamenti realizzati dai chimici-fisici in questi settori in continua evoluzione».
E c’è un punto fondamentale che la Orlandi tiene a sottolineare: dall’11 gennaio 2018, data di istituzione ufficiale della professione di fisico, manca ancora l’emanazione delle competenze specifiche da parte del Ministero. Per i chimici, invece, la formazione ECM rappresenta un elemento fondamentale e normato, ma per lavorare in ambito ospedaliero resta necessario un ulteriore riconoscimento formativo. Per questo, sottolinea l’urgenza di riattivare, dopo oltre 25 anni di inattività, le scuole di specializzazione in ambito sanitario. Senza questo rilancio, si rischia di depauperare un patrimonio professionale di grande valore, poiché i meccanismi di reintegro attuali non saranno sufficienti a compensare i pensionamenti dei chimici che operano nelle strutture sanitarie. «Formazione sì, ma deve garantire competenze e abilitazioni adeguate», conclude la presidente FNCS, ribadendo che senza un rilancio concreto delle specializzazioni, la categoria rischia un progressivo indebolimento e una perdita di professionalità strategiche nel settore sanitario.
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