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Assistenza primaria. Lazio. Smi: “Subito la copertura delle zone carenti e misure per rendere attrattiva la medicina generale”

Ad agosto erano 531 le zone carenti di assistenza primaria, ma solo 70 risultano ad oggi coperte, soprattutto a Roma, dove sono stati accettati 47 incarichi su 132 a fronte dei 23 su 399 accettati nelle province. Lo Smi richiama l’attenzione “sull’attuale scarsa attrattività della medicina generale” e chiede “scelte politiche urgenti che migliorino l’attrattività dell’assistenza primaria a ciclo di scelta”.

23 GEN - “A fronte di 531 zone carenti pubblicate ad agosto scorso con il bando per la copertura delle zone carenti di assistenza primaria (a ciclo di scelta) rilevate nell'anno 2023, sono stati soltanto 70 gli incarichi ad oggi accettati, pari al 13,2% dei posti disponibili. Ben 461 risultano quindi vacanti: nel Comune di Roma sono stati accettati 47 incarichi su 132 e nelle province addirittura solo 23 su 399 zone carenti disponibili”. A fare il punto, in una nota, è Cristina Patrizi, segretario regionale Lazio del Smi, che accende i riflettori sul forte numero di cittadini rimasti senza medico di famiglia.

“In attesa del completamento delle ulteriori procedure di assegnazione degli incarichi residui previste dalla Determina Regionale Lazio G16916 (cosiddetta procedura Sisac) e del successivo bando riservato ai medici iscritti al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale, richiamiamo con forza l’attenzione sull’ attuale scarsa attrattività della medicina generale, sottolineando le principali problematiche che si presentano soprattutto ad inizio dell’attività convenzionata”, aggiunge Claudia Felici, responsabile regionale Smi Area convenzionata.

“A questa grave situazione - aggiunge Felici - si è giunti a seguito di una concomitanza di cause a partire dall’inadeguatezza del percorso formativo previsto dal corso di formazione specifica in medicina generale per il raggiungimento d’idonee competenze per l’attività lavorativa; al pesante aumento dei costi di gestione degli studi medici con difficoltà a rientrare nelle spese; per la scarsa possibilità a sfruttare le quote variabili degli emolumenti per via del ridotto numero di assistiti a inizio attività; per le differenze retributive tra colleghi conseguenti alle limitazioni di attribuzione delle indennità previste per le forme associative. A tutto questo deve essere aggiunto l’impossibilità di accesso all’indennità di collaborazione di studio per i medici neo convenzionati; la totale assenza di tutele con ricaduta soprattutto sulla categoria medica femminile, ormai ampiamente maggioritaria; le spese e tempi di spostamento verso studi spesso con ubicazione distante dalla propria abitazione; la mancanza di incentivi per la copertura delle zone carenti periferiche con conseguente ridondanza di nuove aperture nelle aree centrali dei distretti urbani, soprattutto nel comune di Roma e l’ incompatibilità con l’iscrizione a scuole di specializzazione”.

Per queste ragioni, secondo Marina Pace, Vice Segretario Vicario Regionale SMI Lazio, c’è bisogno di “scelte politiche urgenti che migliorino l’attrattività dell’assistenza primaria a ciclo di scelta incominciando dal miglioramento del percorso formativo del corso di formazione specifica in medicina generale per i medici che iniziano l’attività di medico di medicina generale; dall’inserimento su base volontaria e senza limitazioni all’interno di forme associative precostituite, con percepimento delle relative indennità; alla riapertura dei termini per l’acquisizione dell’indennità di collaboratore di studio; a incentivi economici e logistici per l’apertura dello studio in zone periferiche e/o disagiate; alle tutele per il medico donna, in particolare in caso di maternità e allattamento; all’eliminazioni delle incompatibilità tra attività di medicina generale in convenzione con il SSN e iscrizione a scuole di specializzazione”, conclude Pace.

“Sottoporremo queste proposte alla Regione Lazio e al Ministero della Salute – fa sapere Luigi Martini, Responsabile Regionale Smi Lazio Assistenza Primaria - per una rapida e adeguata risoluzione, nella convinzione che la presenza e la valorizzazione dell’assistenza primaria nel territorio sia una condizione indispensabile per garantire la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale”.

23 gennaio 2024
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